Una giornata interamente dedicata a Dante Alighieri. Ogi 25 marzo è il Dantedì, istituito su proposta del Mibact nel giorno in cui secondo gli studiosi è iniziato il viaggio nell’aldilà della Divina Commedia.
Del sommo poeta padre della lingua italiana vi è traccia in quasi tutto il nostro Paese, compreso il Vicentino. “In quella parte della terra prava Italica, che siede intra Rialto e le fontane di Brenta e di Piava si leva un Colle e non surge molt’alto là onde scese già una facella che fece alla contrada un grande assalto” si legge nel IX Canto del Paradiso (v.25).
Il colle a cui si fa riferimento è col Bastia a Romano d’Ezzelino, conosciuto da tutti come il col di Dante. I versi che richiamano l’altura alle porte di Bassano sono pronunciati dallo spirito luminoso di Cunizza da Romano, sorella del tiranno Ezzelino III, quando il poeta guidato da Beatrice arriva nel cielo di Venere. Ghibellino, spietato nella sua volontà di potere, signore di un dominio che si estendeva dall’Oglio e dal Po fino a Trento e alla Marca Trevigiana, Ezzelino III viene relegato da Dante nel primo girone del settimo cerchio tra “i tiranni che dier nel sangue e nell’aver di piglio”, ovvero tra i violenti contro il prossimo (“E quella fronte, c’ha ‘l pel così nero, è Azzolino”- Inferno, C. XII. v. 110).
Oggi sul col Bastia – oltre alla Torre ezzelina – troviamo anche il monumento dedicato al poeta, dove sono riportate le due terzine del Paradiso. Negli ultimi anni, poi, il colle ha fatto da cornice alle opere naturali ispirate alla Divina Commedia realizzate da diversi artisti della zona. Di Dante, in Provincia, troviamo traccia anche nel Santuario Madonna dell’Olmo di Thiene, retto dai Frati Minori Cappuccini. Nel catino dell’abside, infatti, è presente un grande mosaico di all’incirca 160 metri quadrati che celebra il trionfo della Beata Vergine attorniata da angeli, santi e teologi (un’opera simile è presente in un altro convento dei frati cappuccini, quello di Bassano).
Realizzato da Angelo Gatto, verso la fine degli anni Cinquanta del ‘900, vede la presenza anche della figura di Dante accanto a quella di San Bernardo di Chiaravalle. Gatto ha voluto inserire nel suo mosaico anche il poeta in quanto nel XXXIII Canto del Paradiso è riportata una delle più profonde preghiere alla Vergine Maria recitata proprio da San Bernardo. Il monaco dell’ordine cistercense è l’ultimo compagno del viaggio spirituale di Dante nei tre regni dell’oltretomba, colui che gli mostra le più alte sfere del Paradiso. Nel mosaico il poeta non viene raffigurato come tutti gli altri personaggi che sono rivolti a chi guarda l’opera, ma è girato verso San Bernardo a ricordare il passaggio del poema dantesco quando il religioso di Chiaravalle prima di introdurre Alighieri alla Madonna recita le sette terzine della preghiera a lei dedicata (“Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio […]” – Paradiso, C. XXXIII. vv. 1-21).