Liberi e Uguali ha accolto con soddisfazione la notizia della fine della guerra per bande fra Ministeri e Regione Veneto che ha finora caratterizzato la gestione della vicenda PFAS in Veneto. L’accordo che sarebbe stato raggiunto fra le parti sulla dichiarazione dello stato d’emergenza, sullo sblocco dei fondi necessari per la costruzione dei nuovi acquedotti e sulla nomina del commissario straordinario potrebbe effettivamente consentire di accelerare i tempi della costruzione delle infrastrutture necessarie per l’utilizzo di fonti alternative di acque potabili per le zone contaminate, come richiesto dall’Istituto Superiore di Sanità fin dall’estate 2013.
Non vorremmo tuttavia che tali promesse restassero mere promesse elettorali. Non possiamo fare a meno di sottolineare come negli scorsi mesi ci siano stati gravi accuse reciproche fra le due parti. Tali accuse e rimpalli di competenze hanno ostacolato la messa in opera di interventi urgenti che avrebbero potuto consentire fin di rifornire di acqua priva di PFAS la popolazione compita da questo gravissimo disastro ambientale i cui responsabili rimangono ancora ignoti e impuniti. A causa di questi rimpalli e inadempienze la popolazione dovrà aspettare ancora anni per vedersi garantito il diritto all’acqua non contaminata.
Liberi e uguali conferma l’appoggio al Coordinamento acqua libera da PFAS che riunisce i movimenti dei cittadini e le associazioni ambientaliste che fin da subito hanno tenuto desta l’attenzione stimolando la Regione Veneto e le altre Istituzioni a non sottovalutare la gravità del problema. Alle associazioni spontane di cittadini va il merito dei risultati ottenuti in questi anni di lotte. Gli eletti di Liberi e Uguali nel prossimo parlamento sapranno rappresentare degnamente le istanze dei cittadini contaminati dai PFAS e vigileranno affinché non si ripetano gli intrallazzi, le ruberie e i notevoli aumenti dei costi che hanno caratterizzato che hanno spesso caratterizzato in questo paese e nella nostra Regione la gestione di disastri ambientali con procedura d’urgenza o la costruzione di opere faraoniche di dubbia utilità come il MOSE o la Pedemontana veneta.
Cogliamo l’occasione per segnalare altre criticità ancora non risolte a proposito dei PFAS. Nel “piano di sorveglianza sanitaria ” devono essere inseriti immediatamente anche i cittadini residenti nelle zone circostanti alla zona rossa; i controlli sanitari gratuiti devono essere estesi anche alle fasce di età finora escluse dal monitoraggio: soggetti sopra i 65 e sotto i 14 anni e donne in gravidanza. Sia immediatamente proibito lo spargimento di fanghi reflui contenenti PFAS e altre sostanze tossiche sui terreni agricoli del Veneto e delle altre Regioni. Gli impianti industriali, agricoli e artigianali che utilizzano PFAS, e i rispettivi scarichi ,devono essere regolamentati, impedendo l’immissione di PFAS nell’ambiente. Deve essere avviato un piano di dosaggio dei PFAS nell’aria e nei fumi emessi dai camini industriali. Sia iniziata al più presto la bonifica dei territori contaminati. Sia incentivata la conversione all’agricoltura e all’allevamento biologici nelle zone contaminate e nel resto della Regione. Questo permetterebbe anche la salvaguarda dell’occupazione esistente e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Vincenzo Cordiano