Giorgia Meloni: “caccerò Christian Greco”, il direttore arzignanese del Museo Egizio di Torino. Le rispondano non solo i cittadini del mondo ma anche i Vicentini! Ne hanno una ragione in più

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Prima che Giorgia Meloni annunciasse che, se il centrodestra andrà al governo, caccerà il direttore del Museo egizio di Torino Christian Greco, avevo scritto qui un articolo per sottolineare il valore etico, civile e culturale che questo quarantenne vicentino aveva impartito al leader di Fratelli d’Italia. Avevo scelto di sollecitare l’orgoglio dei Vicentini per il loro conterraneo, in una testata che fa dell’identità territoriale uno dei suoi tratti costitutivi, perché, nel significato complessivo della vicenda, questa mi è sembrata una buona ragione, anche se non l’unica.

A Meloni hanno risposto il governo in carica e il ministro dei beni culturali (che ha voce in capitolo nella Fondazione Museo delle Antichità egizie di Torino) Dario Franceschini, ma questo, peraltro in periodo elettorale, non basta.

Occorre la voce, libera e diretta, forte e sentita, di tutte le persone che credono nelle virtù morali e scientifiche, nell’onestà e nella competenza, nella libertà delle idee e nell’interesse generale della comunità sopra quello di parte.

La protervia arrogante di quell’annuncio, la minaccia di un potere fazioso e sfrenato rispetto a chi, semplicemente, serve al meglio – con competenza, serietà, efficienza, produttività, risultati straordinariamente positivi e altissima cifra culturale – gli interessi generali cui la carica è preposta, mettono in campo, oltre a quella indicata, tante altre ottime ragioni che, non solo i Vicentini, ma tutti i cittadini del mondo, un centesimo dei quali Italiani, dovrebbero tenere presenti.

Sono le ragioni del servizio, limpido e autentico, alla cultura e alla civiltà universale. Che Greco incarna compiutamente e Meloni oltraggia.

Sono le ragioni del servizio alla Politica (quale dovrebbe essere e quasi mai è) il cui dovere primario è di perseguire il bene della comunità, curando e valorizzando il patrimonio, materiale e immateriale, di ricchezza straordinaria di cui Torino in questo caso (ma è così per ogni città o regione), il Piemonte, l’Italia tutta, la cultura universale in ogni angolo del pianeta, dispongono grazie al Museo egizio e al livello di eccellenza cui l’attuale direzione in poco più di tre anni ha saputo spingerlo. Ragioni che Greco, cittadino e studioso, fa brillare e la Meloni, politica di primo piano nell’Italia di oggi, oscura nel medio evo civile e culturale che cinicamente ha prescelto per le sue ambizioni in vista del voto.

Sono le ragioni dell’onestà intellettuale e della lucidità razionale che, con la direzione di Christian Greco e le sue promozioni intelligenti volte ad incrementare i flussi (includendo tutti e non escludendo nessuno) fanno il bene del museo, mentre la reazione xenofoba che muove dalla necessità di una pretesa discriminatoria, utile al cinico e antistorico marketing elettorale della Meloni, va in direzione opposta.

Ragioni che, ancora una volta, il direttore dell’Egizio esalta e la Meloni cancella. Sfregiando innanzitutto la grande storia – che è fonte di civiltà e di cultura – dell’Italia i cui “fratelli”, pure, vorrebbe rappresentare.

Tutti i cittadini del mondo hanno queste buone ragioni per non rimanere indifferenti, per intervenire, prendere parte, fare sentire la loro voce.

E, tra tutti costoro, i Vicentini ne hanno – sempre – una in più.