In questo periodo di quarantena è giusto aver preso la decisione di chiudere le aziende che non producono beni o servizi essenziali. Certo, può essere un grande sacrificio per chi vive del proprio lavoro e, soprattutto, per chi ha contratti precari e a termina il futuro diventa molto incerto. Per questi lavoratori lo Stato dovrà dare tutte le garanzie necessarie perché l’incertezza non si trasformi in un dramma vero e proprio. Prima di tutto, comunque, bisogna salvaguardare, per quanto possibile, la salute e la vita delle persone.
Ma, allora, perché a Cameri (Novara) da lunedì si è ricominciato a lavorare per produrre i cacciabombardieri F35? È, forse, una produzione essenziale? Servono a combattere la pandemia di Covid-19? Sono necessari a dare un seppur minimo sollievo all’umanità?
Si fatica a capire quale sia la logica che viene seguita. Si capirebbe se in quella fabbrica si producessero strumenti utili come respiratori o parti di essi, se si fosse attuata o si stesse facendo una riconversione produttiva. Invece no, si costruiscono apparecchi che servono a portare morte in giro per il mondo. Fanno lo stesso lavoro del virus, solo che sono molto più grandi e possono produrre molta più distruzione.
Alla fine si capisce che la logica è sempre la stessa, quella di fare profitto ad ogni costo. Le armi di distruzione (e non solo) sono molto remunerative. Servono a imporre l’ordine che vuole chi le possiede. Servono a uccidere, a radere al suolo paesi interi, a sottomettere i popoli, a conquistare le fonti di energia rubandole a chi le possiede. Servono ad avere il potere necessario per quella che è la “fase suprema del capitalismo”: l’imperialismo.
E, allora, nel sistema spaventoso nel quale stiamo vivendo e al quale ci siamo progressivamente adeguati) produrre armi è essenziale. Forse questa è la logica che fa si che la produzione degli F35 debba continuare. Ma è una logica inumana, assurda, sbagliata, talmente atroce che deve essere ripudiata da ognuno.