Ville affrescate, palazzine, terreni, capannoni industriali ma anche anonimi bilocali, oppure box di periferie dimenticate o scantinati nascosti in borghi ridenti. Il mattone rende sempre, anche in tempo di crisi, soprattutto quando consente di riciclare denaro sporco. L’immobiliare mafie nel Veneto ha fatto i suoi affari, come dimostra l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Qualcosa come 248 immobili tuttora in gestione all’Agenzia, a cui se ne devono aggiungere 101 già destinati a demanio e a enti territoriali perché ne facciano buon uso, affidandoli magari a onlus, cooperative o imprenditivi gruppi scout.
Riutilizzo sociale non facile visti i tempi – in media sette anni – tra il sequestro e la restituzione alla collettività del patrimonio delle cosche, che in tutta Italia raggiunge il valore di 30 miliardi.
Graduatoria. Il Veneto si colloca a metà strada nella graduatoria nazionale dei beni sottratti alla malavita e ora pronti per essere riconsegnati alla società. Primeggia la Sicilia a quota 6.223, seguita da Campania (2.643) e Calabria (2131), mentre il quarto posto tocca all’operosa Lombardia (1.693). Per il Veneto, la provincia di Vicenza supera tutte le altre con 109 immobili, tra abitazioni indipendenti, appartamenti in condominio, garage, negozi, terreni e magazzini. Seconda Venezia, con cospicuo patrimonio tra alloggi e magazzini, in tutto 52, terza Padova con 39, quindi Verona (33), Treviso (8), Belluno (6) e Rovigo (1). Non solo capoluoghi, alla piovra fanno anche gola i centri minori e turistici: 24 immobili nella vicentina Poiana (4.300 abitanti), 15 nella padovana Limena, 6 a Sappada (oggi friulana). Quanto alla tipologia, 176 sono unità immobiliari per uso di “abitazione e assimilabile”, 39 quelle a destinazione commerciale e industriale, 17 i terreni, 16 altri immobili non meglio specificati. Destinati ai Comuni dall’Agenzia 101 beni, e cioè 45 a Verona, 35 a Venezia (tra cui l’ex villona di Felice Maniero a Campolongo Maggiore), 7 a Padova, 6 a Belluno, 3 rispettivamente a Rovigo e a Treviso, 2 a Vicenza.
Agenzia «A lungo si è pensato che la mafia riguardasse il Sud – afferma Ennio Mario Sodano, neo direttore dell’Agenzia, già prefetto di Padova -. La mafia è un’impresa, certo criminale, ma sempre impresa e si indirizza nelle regioni ricche, dove i soldi rendono. Se osserviamo le confische, Milano si batte bene con Napoli. È un fenomeno in aumento e non ci si dovrà più sorprendere della sua presenza fuori del nostro Paese. Non è detto poi che investa solo in forme illegali. Spesso si tratta di iniziative lecite, è il capitale di provenienza illegale». Quel denaro che in Veneto aveva ritrovato la sua verginità in appartamentini discreti o dimore signorili accessoriate di piscina, cercando di cancellare ogni ombra, ogni traccia del passato, e cioè droga, armi, estorsioni, usura.
«In Veneto gli immobili hanno rappresentato una forma di investimento della criminalità – seguita Sodano –. Quanto alle imprese, fanno la parte del leone le aziende di costruzioni e ristorazione. La nostra Agenzia è nata nel 2010, ma oggi posso dire che abbiamo quadruplicato la capacità di destinare i beni alla collettività. Siamo una piccola struttura, si fa grande fatica. Le confische sono in aumento e noi dobbiamo essere al passo con questa realtà. Ciò che è stato tolto con la violenza deve tornare alla società. È la vera sfida». Colpire dritto al patrimonio, diceva Pio La Torre, per combattere le cosche. L’andamento dei procedimenti giudiziari in Veneto parla chiaro: 4 nel 2012, secondo i dati dell’Agenzia, 11 nel 2015. Balzo in avanti anche degli immobili entrati in gestione: nello stesso periodo si è passati da 10 a 139, dove Vicenza è stata quella a portarne di più (73), seguita da Venezia (38). Pressione delle forze dell’ordine e inchieste della magistratura per fermare l’infiltrazione di mafia, camorra, ‘ndrangheta, mala del Brenta, ma anche la piaga della corruzione, perché gli immobili sono stati presi dallo Stato pure per questo reato per poi essere trasformati in luoghi di lavoro, cultura, formazione. «A Padova, a Camin – annuncia Sodano – è già pronto un capannone che dovrebbe andare alla prefettura come magazzino elettorale. L’operazione dovrebbe concludersi con la conferenza dei servizi che si terrà in Veneto, molto probabilmente a marzo. Ma non c’è solo quel bene, altri saranno assegnati». Quanto alla vendita degli immobili, può essere realizzata solo per soddisfare i creditori in buona fede, diversamente dalle aziende che possono essere messe sul mercato, anche in affitto, così da salvaguardarne l’occupazione. Obiettivo non facile per i tempi lunghi dell’iter. Nel Veneto nessuna impresa confiscata alle mafie è ritornata, in buona salute o quasi, alla collettività.
di Donatella Vetuli, da Il Gazzettino