Che il “collega” Ferdinando Garavello, coordinatore stampa ed eventi per i pentastellati Veneti, abbia invitato tramite FB i 56 candidati della regione a tirare fuori il peggio su diretti concorrenti (“nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro”) lo ha denunciato il più importante quotidiano del nord est, Il Gazzettino, nell’articolo che a seguire vi proponiamo nella sua versione integrale cartacea*. Che il direttore del quotidiano del nord est, Roberto Papetti, abbia confermato tutto (“prima di pubblicare la notizia abbiamo sentito i referenti del Movimento 5 Stelle, per accertarci della sua veridicità o meno, noi abbiamo fatto il nostro lavoro“) è un altro fatto.
Tutto questo avviene dopo il coro sdegnato di chi ha denunciato quella che ormai viene definita la “campagna del fango dei pentastellati” che, pure , in passato si erano sempre detti schifati da questo sistema avvilente di fare politica per bocca addirittura di Gianroberto Casaleggio, quando il fango dei dossier si abbatteva su di lui.
Il caso, poi, è arrivato all’attenzione dell’Ordine dei giornalisti del Veneto che, lo riferisce l’Ansa, nel corso del Consiglio convocato per martedì prossimo deciderà se sottoporre alla valutazione del Consiglio di disciplina il giornalista professionista padovano che ha assunto il compito di coordinatore stampa per i cinque stelle in regione.
Ebbene in questa sconcertante vicenda, un duro colpo alla credibilità sempre più arrancante dei 5 Stelle, integralisti con gli avversari, accomodanti in casa propria, arrivano le piroettanti difese d’ufficio degli esponenti del Movimento che vive di espulsioni, contratti elettorali e scomuniche di chi si infila tra le loro fila per i propri porci comodi come e, ultimamente, più che negli alri partiti (usiamo un linguaggio rispettoso di quello del loro fondatore e che ben si confà al fango evocato e invocato).
Tra i difensori oggi, nelle le note arrivateci e nei post su FB, spicca Jacopo Berti, coordinatore della campagna elettorale proprio in Veneto per il Movimento 5 Stelle.
Berti cerca di convertire la ricerca di “nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro” nella semplice denuncia dell’assenteismo di Niccolò Ghedini (“parlamentare uscente che nell’ultima legislatura ha inanellato oltre il 99 per cento di assenze in Parlamento“) e della candidatura di “Elisabetta Casellati, che corre per la sesta volta alle Politiche ed era sottosegretario alla giustizia quando sono stati tagliati gran parte dei tribunali del Veneto, depotenziando la giustizia in una regione che ha le procure intasate dai faldoni di Mose e banche venete“.
Tutto bene direte a parte che nelle nefandezze invocate e nelle foto da cercare e mostrare ci immaginavamo di vedere istantanee di Ghedini che si conterce in estasi d’amore con la parlamentare che fa chiudere i tribunali per avvantaggiare magari i suoi assistiti imputati eccellenti, tipo proprio Gincarlo Galan.
E, invece no, nessuna foto compromettente per cui Berti è costretto a citare un altro caso “nefando”: “il consigliere regionale Sergio Berlato, paladino dei cacciatori che aveva rotto con Berlusconi nel 2014 per la sua svolta animalista. Bene: Berlato, assieme alla candidata Maria Carretta, è a processo perché è accusato di aver utilizzato dati personali di persone ignare per iscriverle all’allora Pdl a loro insaputa. Berlato e Carretta correranno per Berlusconi e queste sono le cose che vanno cercate e dette ai cittadini…“.
Tutto giusto anche qui, a parte l’assenza di foto compromettenti per Berlato e caretta e fatte salve le distinzioni che i 5 Stelle fanno tra indagati e colpevoli solo quando ad esseri indagati sono, ad esempio, tre loro sindaci come Virginia Raggi, Chiara Appendino e Filippo Nogarini.
Ma è anche giusto che i cittadini quando andranno a votare il 4 marzo si ricordino e ciol voto ricordino a Berti e ai suoi spin doctor che Berlato con Berlusconi non ruppe nel 2014 per la svolta animalista, recentissima tra l’altro, dell’ex cavaliere ma perchè nelle procure venete non portò nefandezze e foto ricattatorie ma esposti e documenti che inchiodavano proprio l’assistito di Ghedini e pupillo di Berlusconi, Giancarlo galan, che poi fu condannato mentre l’esponente ora di FdI subì la cancellazione dalle liset del PDL prioprio per aver avuto il coraggio di denunciare con i fatti e non le volgarità stellate uno dei più potenti del suo partito.
Noi non siamo Berlusconiani né tantomeno sostenitori di Berlato, di cui però non possiamo non rilevare il diverso spessore umano e politico rispetto ai Bertiniani, ma, se all’inizio nutrivamo qualche speranza nel M5S e se ora dobbiamo assistere alla delazione come metodo politico da moderna Gestapo e all’ignoranza eretta a sistema, ebbene no, non ci stiamo.
Jacopo Berti e Luigi Di Maio studiate storia, italiano e geografia prima di proporvi come la mannaia definitiva di quel poco di buono dell’Italia che è rimasto.
Nonostante i Ghedini, i Galan, i Berlusconi e i vostri sistemi informatici in cui 1 + 1 fa poche volte 2 e, sempre, comunque, quello che vuole il vostro manovratore occulto: l’integralismo degli slogan vuoti di tutto se non di nefandezze che cercate negli altri quando ancora non siete capaci di mettere riparo alle vostre, mentali e perciò più pericolose.
L’ordine ai candidati «Cercate nefandezze sui vostri avversari»
Una macchina del fango. Così il Movimento 5 Stelle in Veneto ha deciso di impostare la campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo. Gli avversari, di qualsiasi schieramento, dovranno essere fatti a pezzi. Di ciascuno dovrà essere tirato fuori “tutto il peggio che si può tirar fuori”. Dovranno essere trovate “nefandezze”. “Foto imbarazzanti”. Insomma, “tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro”.
Così dice la direttiva impartita da Ferdinando Garavello, responsabile della comunicazione in Veneto del Movimento guidato da Luigi Di Maio, ai 56 candidati alla Camera e al Senato. Che, alla richiesta di spiegazioni, risponde così: «È un’operazione trasparenza». E pensare che nel 2014 il cofondatore del Movimento, Gianroberto Casaleggio, si era scagliato contro “i professionisti del fango” che “stanno preparando dossier su di me e la mia famiglia prima delle europee” e li aveva invitati “a non perdere il loro tempo”. Tant’è, adesso a lavorare di dossieraggi e pronti a spalare veleni contro gli avversari sono proprio i candidati pentastellati. Non è detto che la direttiva impartita in queste ore dal responsabile della comunicazione venga eseguita alla lettera, ma non risultano neanche prese di distanze. Le “istruzioni” sono state ricevute, chissà se qualcuno ha battuto ciglio.
LA CHAT
Le “istruzioni importanti” sono arrivate attraverso la chat di Telegram in cui sono raggruppati tutti i candidati del MSs in Veneto. A spedirle è stato Ferdinando Garavello, giornalista, che nella “squadra veneta” pentastellata per le elezioni politiche ricopre il ruolo di “coordinatore stampa eventi”. A capo della “squadra” c’è l’europarlamentare Ignazio Corrao che con il capogruppo in Regione Jacopo Berti costituisce lo staff “supporto burocratico”. Poi ci sono i “referenti dei collegi”: Luisa Sattin, assessore a Vigonovo; Alberto Ferraresi; Marco Brugnerotto, ex parlamentare non ricandidato; Simone Contro; Manuel Brusco, consigliere regionale. E, infine, il settore “comunicazione” con Garavello, Marco Pezzano, Marco Venturini.
LE ISTRUZIONI
Ecco cosa dice la direttiva inviata agli aspiranti “portavoce” veneti: «In questa campagna elettorale faremo molta comunicazione “negativa” sui partiti e sui candidati che corrono in Veneto. Quindi ognuno di voi va a cercarsi – questo vale sia per l’uninominale che per il plurinominale – i diretti concorrenti e tira fuori tutto il peggio che si può tirar fuori. Nefandezze, foto imbarazzanti,
dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro. I nomi sono pubblicati su tutti i giornali. Buon divertimento».
LA SPIEGAZIONE
Richiesto dal Gazzettino di una spiegazione, Garavello si è assunto la paternità dell’iniziativa: come responsabile della comunicazione in Veneto del MSs, l’idea – ha detto – è stata sua. E l’ha spiegata così: «Questa è una operazione trasparenza. È giusto che i cittadini sappiano chi va a chiedere il loro voto e chi si propone per rappresentarli nelle istituzioni. Inoltre conoscere a fondo i propri avversari, in particolar modo con il sistema dei collegi uninominali, aiuterà certamente i candidati nella campagna elettorale. Anche perché c’è di sicuro qualcuno che sta facendo la stessa operazione trasparenza con i candidati del MSs. La campagna elettorale del MSs tanto sul nazionale quanto in Veneto è una campagna di proposta, c’è un programma dettagliato e ci sono molti temi fondamentali per il futuro di questa regione che i candidati mettono sul piatto». Domanda: come mai nell-operazione trasparenza” rientra anche la ricerca di “nefandezze” e “foto imbarazzanti” degli avversari? Nessuna risposta.
di Alda Vanzan, da Il Gazzettino