Coronavirus, primo mese di pandemia: i dati sull’impatto positivo delle misure di contenimento

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Coronavirus Covid 19
Coronavirus Covid 19

L’andamento epidemiologico del primo mese di pandemia Coronavirus da Covid-19 in Italia è stato fotografato da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità insieme alla Fondazione Bruno Kessler: viene rilevato il periodo di maggiore riproducibilità del Sars-Cov-2 e l’impatto positivo delle misure di contenimento.

Ecco quanto diffuso dal Ministero della Sanità

Le misure di contenimento del virus hanno avuto un effetto positivo sull’indice di riproducibilità del Sars-Cov-2, facendolo diminuire già dai primi giorni dopo l’applicazione sia in Lombardia che, con un certo ritardo temporale, nelle altre regioni. A fotografare l’andamento del primo mese di epidemia in Italia è un articolo appena pubblicato sul sito di preprint MedArxiv.

Nello studio i ricercatori dell’ISS e della Fondazione Bruno Kessler di Trento hanno analizzato i dati del sistema di sorveglianza nazionale fino al 24 marzo (corrispondenti a circa 63mila casi), e oltre a descrivere le caratteristiche principali dell’epidemia, come la mortalità, hanno applicato dei modelli matematici per stimare l’andamento di R0 (R con zero), che dà la misura della capacità del virus di diffondersi in assenza di misure di contenimento, e di Rt (R con t), parametro che indica l’indice di riproducibilità del virus in un dato momento in presenza di misure, in alcune regioni.

In Lombardia il valore di R0 ha raggiunto il massimo di 3 tra il 17 e il 23 febbraio, per poi iniziare la discesa man mano che venivano adottate le misure di contenimento a livello locale e nazionale. Al 24 marzo l’indice era ancora poco sopra 1, ma con un trend favorevole consolidato (se l’indice è superiore a 1 ogni persona infetta ne contagia più di una, e l’epidemia di conseguenza si espande).

Un discorso simile, in qualche caso traslato nel tempo, riguarda le altre regioni esaminate. In Emilia Romagna ad esempio l’indice era ancora sotto 1 il 10 febbraio, ma ha raggiunto rapidamente i valori della Lombardia tanto da arrivare a circa 3 la settimana successiva.

Nel Lazio e in Puglia, dove il virus circolava probabilmente molto meno rispetto alle regioni del nord, il valore 1 è stato superato verso la metà di febbraio, con un picco raggiunto a ridosso dell’inizio delle prime misure su scala nazionale, quando è iniziata una discesa.

“L’infezione da Covid-19 in Italia – concludono gli autori – è emersa con un cluster di esordio simile a quello descritto a Wuhan, e come in quel caso ha mostrato esiti clinici peggiori nei maschi anziani con comorbidità. L’R0 iniziale di 2,96 visto in Lombardia spiega l’alto numero di casi e la rapida diffusione geografica osservata. In generale il valore di Rt nelle regioni italiane sta diminuendo, anche se in maniera diversa nel Paese, e questo sottolinea l’importanza delle misure di controllo non farmacologiche”.


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