Questo è un titolo de Il Sole24Ore (data 14 aprile 2020):
Perché è più facile rispettare il lockdown se si ha un reddito alto
La percentuale maggiore di chi vive in case sovraffollate è nelle famiglie con basso reddito che hanno quindi meno spazio a disposizione nelle case.
Il titolo de Il Sole24Ore è tutt’altro che uno scoop. È solo “la scoperta dell’acqua calda”. Evidenzia, infatti, solo quello che si sa da tempo: esistono i ricchi e i poveri e non sono tutti nella stessa barca. C’è chi ha immensi privilegi e chi no e a quest’ultimo, inoltre, sono stati (e vengono) tolti diritti fondamentali (da un lavoro garantito a un salario decente, dalla salute all’istruzione gratuite …). Ma quel titolo evidenzia anche un’altra cosa. Se è vero che il Covid-19 non guarda in faccia nessuno, per i ricchi è più facile garantirsi un minore contagio, maggiori protezioni e, plausibilmente, una migliore cura. È tutto direttamente proporzionale al conto in banca.
Una discriminazione nei fatti che si esalta quando si scorrono le liste di chi possiede la maggior parte della ricchezza. Sì, perché i 36 più ricchi italiani possiedono complessivamente una ricchezza personale pari a oltre 125.000.000.000 (proprio così, 125 miliardi) di dollari. Una cifra spaventosa, impensabile per la stragrande maggioranza dei comuni mortali.
Sarebbe logico pensare che sia là che si dovrebbero reperire le risorse per rendere la nostra società più equa, ma questa sembra una bestemmia. E lo è, contro il “dio capitalismo”.
Avete notato come, non appena si ipotizza un aumento progressivo delle tasse sulle grandi retribuzioni (per esempio dai 100.000 euro lordi in su) o una patrimoniale sulle enormi ricchezze (per esempio da 100 milioni in su), si scatena un fuoco di sbarramento da parte di “lorpadroni” sostenuto dai partiti che li rappresentano (tutti o quasi quelli presenti in Parlamento) e dai giornali che controllano?
Loro urlano che non sarebbe corretto tassare la ricchezza che con tanta “abnegazione” hanno accumulato e si stracciano le vesti sostenendo che sarebbe un’ingiustizia. Innalzano il feticcio della ricchezza e dichiarano che recuperare risorse dai loro patrimoni (cioè fare un minimo di giustizia) è un tabù che non può né deve essere infranto.
Allo stesso tempo chiedono che si riaprano le attività produttive e subito. Sostengono, a parole, che la priorità deve essere la salute dei lavoratori ma iniziano con il ricatto che usano fare sempre (se non si riapre tutto i lavoratori perderanno la retribuzione) e continuano chiedendo allo Stato investimenti a fondo perduto per quanto serve a garantire la massima sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per la sicurezza “lorpadroni” non vogliono pagare niente di tasca propria, del resto secondo loro basta l’autocertificazione che il luogo di lavoro è salubre e sicuro, che tutto è a posto e si deve stare tranquilli.
Che anche in tempo normale, in assenza di pandemia, i luoghi di lavoro non siano sicuri dal momento che ogni anno ci sono migliaia di persone che si ammalano, si infortunano e muoiono è, per “lorpadroni”, un dettaglio del tutto irrilevante.
Attenzione! Se non si riuscirà a trasformare il sistema, se non si adotteranno misure concrete di giustizia sociale e fiscale, se si continuerà a finanziare la sanità privata a scapito di quella pubblica, se si continueranno a regalare enormi quantità di denaro agli imprenditori, se si continueranno a chiudere gli occhi di fronte a evasione e corruzione, se i servizi saranno considerati un costo, se si continuerà a ritenere impossibile tassare i patrimoni e i redditi più alti … la situazione non migliorerà e “tutto andrà bene” sarà solo uno slogan privo di senso e il “tutto” sarà sostituito non dal “poco”, ma dal “niente”.
Partito Comunista Italiano – Federazione Giovanile Comunista Italiana – regione Veneto
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