Non c’è giorno che non si parli e non si legga di mascherine obbligatorie, di loro difficile reperibilità sul mercato e di aziende che si sono lanciate nel nuovo business riconvertendo in parte le loro originarie attività nei più disparati settori di cui citiamo alcuni con esempi veneti con la relativa tipologia di massima dei loro dispositivi: Marzotto e Pal Zileri (abbigliamento, tessuto), Roncato (valigeria, plastica), Grafica Veneta (tipografia, tessuto – non tessuto) ecc. ecc. Questo per non parlare di progetti, al limite dell’inverosimile, di mega maschere tridimensionali e di gruppo, i box in plexiglas, che potrebbero permetterci di stare in spiaggia…
E proprio un commento arrivatoci sul non sostanziale errore di cui all’articolo «Coronavirus, come capire quali mascherine funzionano. Quella “di Zaia” non passa il test diffuso da Splendore, che [non] è un farmacista di Rovigo [ma…]» ci fa tornare sull’argomento dell’utilità e, soprattutto, dell’efficacia di vari prodotti proposti e sbloccati commercialmente per l’emergenza in atto sulla base del detto «piuttosto che niente, è meglio piuttosto» ma ancora in attesa della necessaria autorizzazione dell’Istituto Superiore di sanità con, annessa, le loro reali.
Ci scrive. il lettore, con nome e cognome suo e della ditta che rappresenta ma che non citiamo perché non è lui il soggetto esclusivo delle nostre considerazioni e perché la sua auto definizione, “Produttore di mascherine di libera vendita e in fase di certifazione ISS uso medicale”, è significativa di quanto stiamo per scrivere, una volta corretti vari errori di scrittura:
«Buongiorno, in merito all’articolo da Voi pubblicato, il “barman” che si presenta in camice bianco ed in una presunta farmacia (Ma e’ una erboristeria?) dovrebbe fare una differenza anche tra la pressione dell’aria spinta, rispetto al normale uso della mascherina. Inoltre ricordo che ci deve essere sempre un metro di distanza tra una persona e l’altra … Quindi se la fiamma si spegne a 15 cm e’ un conto, se si spegne invece a 40-50 cm e’ un ‘altro conto… Questo poi per le mascherine di libera vendita e non professionali o medicali. Anche se diverse mascherine Certificate CE (quelle azzurre tipo) ad uso medicale, con le quali la fiamma si spegne a 20 cm sono filtranti al 99% per il virus… Cordiali Saluti. Firma come sopra…».
Al signore, che poco ha letto e/o capito dell’articolo, ricordiamo che le mascherine azzurre sono chirurgiche e non genericamente medicali e che proteggono in ospedale i malati dai sanitari (e non i sanitari dai malati) non a distanza di un metro ma da ben più vicino (come potrebbero operare con i malati altrimenti?).
Queste ed altre imprecisioni del “Produttore di mascherine di libera vendita e in fase di certificazione ISS uso medicale”, che ci auguriamo che sia assistito da qualche bravo tecnico, ci fanno, intanto, sperare che l’ISS controlli bene le sue certificazioni e soprattutto che gli organi preposti facciano chiarezza una volta per tutte sull’uso e sull’efficacia dei vari tipi di mascherine evitando disinformazioni e speculazioni.
Per ora, per quel che ne sappiamo dal dr. Hüllweck, «l’uso della mascherina, ovviamente, aumenta la nostra protezione, ma mai al 100%. In ogni caso, la cosiddetta “mascherina chirurgica” (tutta liscia) e la mascherina FFP1 impediscono che chi le porta trasmetta il virus ma proteggono poco chi le porta, mentre le mascherine più complesse, la cosiddetta FFP2 e la FFP3, proteggono al 95% chi le porta ma molto meno chi è davanti a chi le porta, se hanno una valvola espiratoria (da cui c’è uscita di respiro, ndr). Per capirci meglio: un medico che assiste i malati dovrebbe almeno portare la FFP2 o la FFP3, mentre un probabile portatore del virus sarebbe meglio portasse la chirurgica o la FFp1.
La mascherina, da usarsi sempre quando si esce di casa, deve coprire bene naso e bocca. Poi, al ritorno da casa, va tolta dal viso, toccando solo gli elastici delle orecchie e, quindi, va buttata seguendo le norme per ii rifiuti o lasciata per almeno una giornata in zona non frequentata, ricordando che la sua superficie esterna può essere infettata».
Questo ci è stato detto e abbiamo scritto per voi ma, ripetiamo, si renda nota una normativa d’uso chiara e inoppugnabile, a prova di speculazioni di ogni tipo, incluse le pubblicità per omaggi più o meno interessati, per far sì che la domanda di Cappuccetto rosso alla nonna con le orecchie apparentemente grandi, ma gonfiate per l’uso di mascherine (come immagina il nostro incisore e umorista Mauro Maruzzo) dai poteri di certo taumaturgici, ma solo per le casse di chi le vende, non preveda la risposta nota e il seguito tragico:
“È per sentirti meglio”.
“E che bocca grande hai!”.
“È per mangiarti meglio!!!” e il lupo saltò fuori dal letto e se la mangiò.
#iodacasapensoatuttinoi e scrivo a cittadini@vipiu.it storie ed emozioni belle per un migliore dopo Coronavirus
Se apprezzi il network VicenzaPiù clicca qui #iorestoaacasa tanto viene #vicenzapiuacasamia, qui per la situazione ora per ora sul Coronavirus, qui per tutte le nostre notizie sull’argomento