Nella precedente puntata di Posto ergo cogito?, la nostra rubrica sulla disinformazione via web, che sta esaminando le reazioni che ha suscitato il video anti tedesco di Tullio Solenghi ci siamo focalizzati, a proposito dei commenti, finora circa 1.900 tutti “consultabili” qui dove è anche visionabile il video (ad oggi quasi 54.000 visualizzazioni, ndr), le reciproche accuse di superficialità e sconfinamento fra gli utenti del web.
Un altro tema che emerge con prepotenza tra i commenti al monologo dell’attore è l’accusa di razzismo oppure quella di xenofobia. È estremamente interessante questo aspetto perché è il segno di un livello ancestrale e primitivo della polemica che si scatena sul web, zeppa di incomprensioni tra cui si fa fatica a districarsi: «Mi vergogno di questo video e non capisco, pur comprendendo e condividendo il disappunto per la bocciatura dei Coronabond e dell’atteggiamento della politica economica dell’attuale leadership tedesca, ripeto non capisco come Solenghi non si renda conto della natura razzista e xenofoba del messaggio che lancia. Sarebbe molto opportuno che Solenghi si scusasse, forse non si è davvero reso conto».
C’è da dire anche che i toni di tale accusa non sono tutti accesi, come questo commento in lingua inglese: «You Tullio, are more Nazi than the proudest National-sozialistic party member», che, tradotto, vorrebbe dire che la posizione di Solenghi è più nazista del più convinto membro del partito nazionalsocialista tedesco, un vero controsenso, perché ci sarebbe da chiedersi come potrebbe un italiano essere membro di un partito nazista tedesco. Ma forse, pensandoci bene, sarebbe anche possibile, in fondo Hitler era austriaco!
Gli utenti del web, tuttavia, di cui non sappiamo nulla, occorre ribadirlo e approfittiamo per farlo di questa rubrica Posto ergo cogito?, non sono tutti cani rabbiosi, ma c’è anche gente di buon senso che, non capisco per quale motivo, forse per una missione sociale, impiega il suo tempo a conciliare posizioni inconciliabili, come chi tenta l’impresa cercando di spiegare che: «Non si odiano gli altri popoli e non si deve essere eccessivamente fieri di appartenere ad uno in particolare. Le persone serie si vergognano e/o sono fiere di quello che fanno non della loro nazionalità (e se credono in Dio lo ringraziano per cose più serie).
Quelli come te si chiamano nazionalisti. Sono quelli che danno la colpa di tutte le sventure ad uno stato o a un popolo brutto e cattivo perché incapaci di capire la complessità delle cose (esattamente quello che faceva il signore con i baffetti che tanto odi). Siete un pericolo per voi stessi e per gli altri e siete responsabili della Prima Guerra Mondiale, della Seconda e di tante altre guerre che ci sono state e ci saranno. Quindi controlla la tua sciocca emotività, figlia dell’ignoranza e risparmiaci altre buffonate del genere».
Ora, cerchiamo di vederci meglio e districarci tra le varie sfumature del razzismo e della xenofobia, che non sempre vanno di pari passo, come mostra Taguieff nel suo saggio Il razzismo[1], mentre al nazionalismo magari dedicheremo un discorso a parte.
Il discorso di Solenghi viene accusato di essere razzista nei confronti dei tedeschi, cioè, tecnicamente, di aver espresso un punto di vista favorevole alla “razza italiana” contro la “razza tedesca”. Sarebbe davvero comico, se non fosse realmente inquietante, lo scenario paradossale in cui un discorso che esprime un punto di vista semplicemente “antitedesco” venisse trasformato in una strategia politica che si richiama ad una “differenza razziale” tra due popoli, entrambi europei.
Questa palese e preoccupante contraddizione ci fa comprendere, in primo luogo, che non è giunta ancora ad una parte del popolo del web l’acquisizione cognitiva, per la quale continuiamo a tempestare i giovani, per cui le razze non esistono a livello biologico e che le aberrazioni sulla superiorità delle razze, credute congiuntamente da tedeschi, italiani, e non solo, le abbiamo combattute con tanto dolore.
In secondo luogo, e anche questo è preoccupante, considerata la frequenza con cui il termine viene usato nei commenti, emerge una certa tendenza allo sdoganamento del significato di razzismo, vale a dire l’idea che si possa usare il temine operando con disinvoltura uno slittamento semantico che permetta di identificare con una razza qualsiasi differenza tra le persone: vi è così un razzismo nei confronti dei tedeschi, così come vi è un razzismo nei confronti dei meridionali, nei confronti delle donne, delle persone con disabilità, ecc.
Sia detto solo per inciso, ma qui occorrerebbe una riflessione molto più approfondita: tutto ciò è il palese fallimento delle politiche e delle “retoriche” (lo sono alla luce delle conseguenze cui assistiamo sul web) inclusive che vengono perseguite nelle scuole, ma, e questo è il dato da analizzare e verificare, non è detto che il popolo del web sia totalmente altro ed estraneo rispetto alla comunità che viene educata all’inclusione e alla tolleranza nella scuola, infatti la mia impressione è che l’intolleranza contenuta per “buona educazione” nelle aule scolastiche e nei contesti sociali “in presenza” venga poi fuori tutta sul web, in contesti senza filtri!
D’altro canto, invece, potrebbe essere più pertinente al contenuto del video di Solenghi, sebbene sia sempre un reato da reprimere accanto al razzismo, l’accusa di xenofobia, che trova anche molti consensi tra i commenti. La xenofobia è un sentimento di avversione generica nei confronti di uno straniero, che perlopiù si esprime nei confronti di immigrati ed etnie che vivono all’interno di un paese, confondendosi e sovrapponendosi molto spesso con l’aporofobia, cioè la fobia verso i poveri e gli indifesi. Qui, tuttavia, la xenofobia è nei confronti della cultura di un popolo, della sua lingua, delle sue abitudini alimentari, un atteggiamento che si abbevera alla fonte dei pregiudizi triti e ritriti, come quelli che non ci risparmiano affatto: «Italienisch pagliacci solo spaghetti e mandolino!»
[1] P.A. Taguieff, Il razzismo. Pregiudizi, teorie, comportamenti, Raffaello Cortina Editore, Milano 1999.
Segue, qui tutte le puntate di Posto ergo cogito?
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