Di seguito le note ufficiali della Regione Veneto sulla situazione economica dovuta all’emergenza Coronavirus
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Continua il monitoraggio di Veneto Lavoro sugli effetti causati dall’emergenza Covid-19 sull’occupazione dipendente in Veneto. A quasi due mesi dal 23 febbraio, con l’introduzione delle prime misure restrittive da parte del governo, la perdita dei posti di lavoro dipendente in regione è salita a circa 50 mila, tra mancate assunzioni e diminuzione effettiva delle posizioni lavorative, pari a circa il 3% dell’occupazione dipendente complessiva. Una media di 6 mila posti di lavoro persi ogni settimana.
Il calo è completamente imputabile al crollo delle assunzioni (-60% rispetto all’anno precedente) che ha coinvolto tutte le tipologie contrattuali: la differenza con il saldo del corrispondente periodo 2019 è pari a meno 7.000 per i contratti a tempo indeterminato, meno 4.400 per l’apprendistato, meno 39.500 per i contratti a termine.
Gli stessi effetti si riscontrano in altre tipologie contrattuali, quali il lavoro intermittente (meno 9.600 posizioni lavorative), i tirocini (meno 4.700) e le collaborazioni (meno 650). Anche i primi dati sul lavoro somministrato, relativi al mese di marzo, sembrano prefigurare un drastico calo delle assunzioni.
Si conferma invece la dinamica positiva del lavoro domestico (+1.800), per il quale si può ipotizzare che la necessità di documentare e giustificare gli spostamenti, così come la possibilità di accedere al voucher alternativo al congedo parentale, abbiano portato all’emersione di rapporti di lavoro finora svolti in modo irregolare. La crescita dei contratti di lavoro domestico è stata particolarmente evidente nel mese di marzo, per poi esaurirsi gradualmente ad aprile.
“Aspettavo con ansia questo secondo ‘bollettino di guerra’, perché tutti i tavoli di confronto di settore o generali ci stanno restituendo un quadro drammatico, di una pesantissima situazione sul piano occupazionale”, afferma l’assessore regionale al lavoro del Veneto Elena Donazzan.
Il turismo è risultato da subito il settore più esposto agli effetti della pandemia e ha lasciato da solo sul terreno quasi 24 mila posti di lavoro, scontando, a partire dall’inizio del mese di aprile, il mancato avvio delle assunzioni per la stagione estiva. In difficoltà anche il tessile-abbigliamento, il legno-mobilio, le produzioni in metallo, le attività professionali e l’editoria. Agricoltura, industria alimentare, sanità, servizi sociali e industria farmaceutica si confermano i pochi comparti che riescono a contenere il calo delle assunzioni, con contratti di lavoro dipendente, attorno al 20%.
“Ogni giorno perso nella ripartenza incide sull’occupazione, sulla perdita di quote di mercato e genera tensioni sociali inimmaginabili – continua Donazzan – stiamo provando, anche con l’aiuto delle parti sociali ed in particolare dei datori di lavoro, a far convinto il governo sulla necessità di superare l’assurda limitazione del codice ATECO. L’unico tema che va affrontato è quello del rispetto o meno per l’azienda dei requisiti di sicurezza, non certo in che tipo di codice ATECO è inserita”.
“Mi aspetto un peggioramento ulteriori dei dati in occasione della prossima rilevazione: una fotografia puntuale del disastro occupazionale nel campo del turismo e dei servizi proprio perché questi settori, i più rilevanti in termini occupazionali tra quelli veneti – conclude l’assessore regionale- dovrebbero registrare il numero più importante di assunzioni proprio a partire dalla Pasqua e nel mese di maggio”.
Le analisi di Veneto Lavoro sull’impatto dell’emergenza Covid-19 sul mercato del lavoro regionale sono disponibili sul sito di Veneto Lavoro alla pagina www.venetolavoro.it/misure.
Terza commissione Coronavirus: sentito l’Assessore regionale Marcato sui temi dello sviluppo economico
La Terza commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto presieduta da Stefano Casali (Fratelli d’Italia-MCR), Vicepresidente Graziano Azzalin (Partito Democratico), nel corso dell’odierna seduta telematica, ha sentito in audizione l’Assessore regionale Roberto Marcato in ordine alle misure legate allo sviluppo economico relative all’emergenza coronavirus. Nel corso del suo intervento, l’Assessore Marcato ha ricordato in sintesi gli esiti degli ultimi, recenti, incontri con i rappresentanti delle categorie economiche, incontri destinati ad analizzare le nuove iniziative destinate a fronteggiare l’attuale emergenza sanitaria sottolineando, da un lato, la particolare sofferenza in cui versano alcuni settori come quello della moda, delle fiere, del legno e dell’arredo, del marmo, dello spettacolo, dei servizi alla persona (ad esempio, barbieri, parrucchieri, estetisti) e dell’edilizia privata; e dall’altro lato, evidenziando, su un versante, il tema delle garanzie bancarie in un contesto in cui parte delle aziende pare destinato o orientato a non riaprire, oppure a non essere in grado di indebitarsi ulteriormente, o ancora a non ricorrere a determinati strumenti di garanzia del credito per evitare il declassamento del rating aziendale con un aumento, in prospettiva, degli oneri finanziari anche in periodi post-emergenziali, e sotto un altro punto di vista, la questione legata alla discrezionalità bancaria, in un contesto in cui gli istituti di credito, in questo campo, non sembrano muoversi in maniera omogenea. A fianco degli strumenti di garanzia, è stato fatto cenno al ruolo di Veneto Sviluppo e a quello della Piccola e della piccolissima impresa – che già nel corso della crisi del 2008 ha dimostrato un’elevata capacità di risposta in termini di ricerca e innovazione – nonché alla possibilità di utilizzare, in maniera mirata stante la limitatezza delle risorse, l’ulteriore strumento dei contributi a fondo perduto. Altro aspetto sottolineato e condiviso in sede di confronto in Commissione, la necessità – sollecitata anche dalla categorie economiche – di oltrepassare l’utilizzo del codice Ateco, con particolare riferimento alla fase della ripresa e della riapertura delle attività, ferma restando la condizione che risulti garantita nelle aziende la sicurezza dei lavoratori, anche dal punto di vista sanitario, tema, quello del superamento dell’uso dei codici Ateco, che è stato già condiviso nella Commissione attività produttive della Conferenza Stato-Regioni presso la quale l’esigenza sarà a breve formalizzata.
I settori più a rischio
“Desidero porre attenzione in merito alla necessità di consentire al più presto la riapertura delle attività economiche con particolare riferimento ai settori maggiormente colpiti dalla crisi, per i quali il prolungamento della sospensione mette in serio pericolo la ripresa stessa dell’attività. Mi riferisco a: moda, tessile ed abbigliamento, servizi alla persona, distretto del marmo e del legno, arredamento, manifattutra, edilizia, fiere, turismo, commercio e ristorazione, attività di spettacolo anche viaggiante e intrattenimento”.
Così l’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia Roberto Marcato ha aperto il proprio intervento in occasione della Commissione Attività Produttive della Conferenza Stato Regioni riunita in videoconferenza per affrontare i temi legati ai provvedimenti a sostegno delle imprese nella fase di emergenza.
“Ho portato all’attenzione della Commissione anche la difficoltà rappresentata dal mondo imprenditoriale nei confronti del rapporto con gli istituti di credito – ha precisato inoltre Marcato – a causa della riscontrata disomogeneità di comportamento, della tempistica di erogazione dei finanziamenti, che deve essere necessariamente breve, in quanto da ciò dipende l’efficacia stessa dell’intervento e si rende necessaria una presa di posizione forte per sterilizzare il rating per le aziende che chiedono la moratoria”.
L’assessore ha poi posto l’accento sulla tematica dell’infrastruttura digitale. “Un tema che oggi ancora di più assume rilevanza fondamentale per la nostra economia – ha precisato nel suo intervento – in particolare sulla realizzazione degli interventi riferiti alla banda ultralarga, affidati al soggetto attuatore individuato dallo Stato, il cui ritardo nell’esecuzione rischia di pregiudicare il finanziamento al Veneto dell’importo rilevante di 83 mln euro derivanti dai fondi POR FESR 2014-2020”.
“Da ultimo chiediamo che possa essere consentito da subito l’esercizio della forma di vendita per asporto nella forma di take away – ha concluso l’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia del Veneto – sia per l’attività di ristorazione e pizzerie che di bar pasticcerie e similari consentendo anche nella modalità “drive” o “car delivery” (asporto senza scendere dalla macchina), in quanto la vendita per asporto, al pari della vendita con consegna a domicilio, ad oggi consentita, permette facilmente il rispetto delle misure di sicurezza e, nel contempo, costituisce un aiuto fondamentale a beneficio del settore della ristorazione che, come noto, è uno dei settori più colpiti”.
Confermo la mia piena disponibilità fin da subito ad un confronto con i rappresentanti del settore legno-arredo, tra i quali Lignum, perché siamo consapevoli che si tratta di un settore tra i più colpiti dall’emergenza Covid-19.
Lo afferma l’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia Roberto Marcato che annuncia di avere inviato una risposta all’associazione Lignum, ente di governance del distretto del mobile della bassa padovana che, in rappresenta delle oltre 1.100 aziende della filiera legno-arredo associate, ha chiesto alla Regione di un tavolo per affrontare la crisi.
“Non solo siamo disponibili ad affrontare il tema in maniera concreta – conclude Marcato – ma ho già provveduto a segnalare oggi in seno alla Commissione Attività Produttive della Conferenza Stato Regioni le istanze di questo importante comparto produttivo”.
L’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, insieme ai tecnici dell’Unità regionale di crisi aziendale, ha incontrato gli operatori e le rappresentanze della filiera nazionale delle acque minerali e termali, su richiesta delle associazioni dei produttori e dei distributori AssoBibe, AssoBirra, Federterme, MineraAcqua, Italgrob. Il comparto delle acque minerali e termali, che per le sole acque minerali conta oltre 40 mila addetti nel territorio nazionale tra diretti e indiretti e un giro d’affari di 2,7 miliardi, in Veneto riveste una grande rilevanza, sia in termini occupazionali che di fatturato, per la presenza di importanti fonti e di stabilimenti di imbottigliamento e distribuzione. Operatori e rappresentanze della filiera hanno chiesto alla regione di essere fiancheggiati e sostenuti nella richiesta di riconoscere a questo particolare settore la valenza di ‘attività di rilevanza strategica’ nell’economia nazionale.
“Le maggiori sigle del settore ci hanno scelto come primi interlocutori – conferma Donazzan – perché qui operano i maggiori players nella produzione e della distribuzione del ‘beverage’. Inoltre è proprio il Veneto a contare il maggior bacino termale d’Europa e a rappresentare, con l’area termale euganea, le terme del Lago di Garda e quelle di Sirmione, ben il 10 per cento del fatturato nazionale del settore. Quella delle acque è una filiera, che ha saputo costruirsi in modo integrato per parlare una lingua comune e provare a trovare soluzioni che salvino il valore aggiunto pesantemente intaccato dal crollo del turismo, dalla contrazione dei consumi delle famiglie e della domanda interna e dalla chiusura totale dei consumi ‘ fuori casa’ (canale Horeca) determinata dall’emergenza sanitaria del Covid 19” .
L’assessore, che si dichiara molto preoccupata per le prospettive di un comparto così significativo in termini di quantità e di qualità di posti di lavoro (quasi sempre contratti a tempo indeterminato), rileva che “il settore stava già scontando l’impatto della plastic tax e della sugar tax, di prossima applicazione, destinate ad appesantire i costi di confezionamento e di dolcificazione delle bibite, che per larga parte sono prodotte e imbottigliare proprio in Veneto”.
Regione, imprese e sindacati avevano già iniziato a fare i conti sugli effetti occupazionali di questa duplice tassazione ragionando insieme nel tavolo intersettoriale, quando è subentrata l’emergenza Covid, che ha aggiunto un imprevisto quanto repentino crollo dei consumi e quindi dei volumi di vendita (meno 85% tra marzo e aprile nel settore ‘fuori casa’) generando un nuovo e drammatico scenario di crisi.
“Ho apprezzato – sottolinea la responsabile delle politiche regionali per il lavoro e l’occupazione – che le diverse sigle, dai produttori di bibite a quelli di birra, che sta crescendo anche in termini di produzioni artigianali con una neonata filiera agricola a supporto, insieme a chi da anni lavora le nostre fonti preziose delle acque minerali generando valore per i territori, abbiano deciso di partire dal Veneto, chiedendo a questa amministrazione di farci parte diligente nei confronti di analoghe azioni con altre Regioni e di interloquire insieme con il governo e con il parlamento, affinchè si rivedano alcune normative, compresa quella di inserire questo comparto tutto italiano tra le ‘attività di rilevanza strategica’ per l’economia nazionale”.
“Questa pandemia, per l’impatto che ha su tutta l’economia tutta, deve impegnare la politica anche nella revisione di alcune norme che, ispirate da principi pur legittimi, in tempo di crisi e di rivoluzione delle abitudini dei consumi e dei mercarti, rischiano di fare danni irreparabili. Mi riferisco anche alla recentissima norma, approvata dal Consiglio regionale del Veneto, che mira a favorire il consumo di acqua non imbottigliata. Una norma che, pensata prima dell’emergenza Covid, oggi rischia di impattare su un settore già in difficoltà”.