Donne e Coronavirus, meno colpite degli uomini grazie ad estrogeni: operatrici e infermiere le più contagiate. I rapporti del Ministero

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Mascherine a protezione della popolazione (foto d'archivio non indicativa del tipo di presidio da utilizzare)
Mascherine a protezione della popolazione

Il Ministero della Salute ha diffuso i dati sul Coronavirus che in Italia ha colpito le donne in età fertile meno colpite degli uomini, a causa pare del ruolo protettivo degli estrogeni. I casi di maggiore letalità femminile legata al covid-19 sono relativi alla fascia di età 70-89 anni e

Il 10,7% del totale dei casi di contagio sono stati diagnosticati tra gli operatori sanitari e il 68% degli operatori colpiti sono donne. Le categorie più colpite risultano: ostetrici e infermieri (43,2%), medici ospedalieri (19%), operatori socio sanitari (9.9%)

Di seguito tutti i rapporti diffusi dal Ministero


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Covid-19 e differenze di genere

In eta’ fertile ruolo protettivo degli estrogeni che attivano l’enzima che protegge i polmoni da infezioni e infiammazioni

L’Istituto superiore di sanità nel documento “Differenze di genere in COVID-19: possibili meccanismi” sottolinea che l’infezione da SARS-CoV-2 produce effetti diversi negli uomini e nelle donne. Questo è quanto emerge sia dalla percentuale dei contagi, sia dal tasso di letalità. Nelle donne in età fertile gli estrogeni sono in grado di aumentare la presenza del recettore ACE2 (Enzima di Conversione dell’Angiotensina: regola la vasocostrizione delle arterie e si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove protegge il polmone dai danni causati dalle infezioni, infiammazioni e stress) facendo sì che questo enzima, anche dopo l’infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione, in particolare nei confronti dei polmoni. Viceversa gli ormoni androgeni sembra che svolgano un ruolo opposto nell’influenzare l’espressione di enzimi cellulari coinvolti nelle fasi che seguono l’attacco del virus al recettore, favorendo le fasi successive dell’infezione delle cellule polmonari.

Covid-19, le donne meno colpite degli uomini nelle fasce di eta’ 0-20 e 60-80 anni

Al 16 aprile 2020 , evidenzia il Rapporto ISS Covid-19 – nelle fasce di età 0-9, 10-19, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi di sesso maschile rispetto al numero di casi di sesso femminile. Nella fascia di età >90 anni, il numero di soggetti di sesso femminile è quasi il triplo di quello di soggetti di sesso maschile probabilmente per la struttura demografica della popolazione.

Covid-19, muore 1 donna ogni 2 uomini

Sul totale delle vittime di Covid-19 le donne sono il 35%, con una percentuale di 2:1 a vantaggio delle donne. Il dato è costante pressoché in tutte le fasce di età. In Cina il tasso di letalità dei casi confermati è pari al 4,7% negli uomini a fronte del 2,8% riscontrato nelle donne.

Le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (donne 83 – uomini 79).

Operatori sanitari: 16.991 operatori colpiti da Covid-19, il 10,7% dei casi totali. Il 32% sono di sesso maschile. Il 43,2% sono infermieri e ostetrici

Sono stati diagnosticati 16.991 casi di infezioni da nuovo coronavirus tra operatori sanitari (età mediana 48 anni, 32% di sesso maschile), il 10,7% dei casi totali segnalati.

Il 32% degli operatori sanitari colpiti è di sesso maschile. Le categorie più colpite sono gli ostetrici e gli infermieri(43,2 %) seguiti dai medici ospedalieri (19%) e dagli operatori socio sanitari (9.9%).

La letalità tra gli operatori sanitari è inferiore rispetto alla letalità totale, verosimilmente dovuto al fatto che gli operatori sanitari asintomatici e pauci-sintomatici, sono stati maggiormente testati rispetto alla popolazione generale.

Violenza sulle donne e Covid-19

La violenza sulle donne è un problema di sanità pubblica per le ripercussioni che ha sui sistemi sanitari e assistenziali. I numeri del fenomeno sono importanti. Eccoli.

31,5% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale

I dati ISTAT evidenziano che in Italia il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici.

Quasi il 50% dei femminicidi sono commessi dal partner

I dati evidenziano che il 43,9% degli omicidi di donne sono commessi da un partner.

Ssn garantisce assistenza alle donne vittime di violenza. Avviata formazione per operatori sanitari nei Pronto soccorso

Il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento. Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima di violenza è il Pronto Soccorso. Per la tempestiva e adeguata presa in carico delle donne vittime di violenza che si rivolgono al Pronto Soccorso sono state adottate le specifiche Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria.  Nei Pronto Soccorsi avviato corso per formare operatori sanitari su prevenzione, cura e assistenza alle donne vittime di violenza.

Covid-19, al 16 aprile 1200 richieste di aiuto in più arrivate ai Centri antiviolenza

Le case rifugio e i centri antiviolenza sono aperti nonostante l’emergenza da COVID-19. Al 16 aprile sono pervenute ai centri antiviolenza 1200 richieste di aiuto in più.

Donne vittime di violenza: numeri e App da contattare

  • Numero rosa 1522, antiviolenza e anti stalking che fornisce assistenza e supporto 24 ore su 24.
  • App 1522,  disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio ulteriore di essere ascoltate dai loro aggressori.
  • App “Youpol”. Realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, l’App è stata estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche.
  • Centri antiviolenza. La mappa dei centri è disponibile sul sito del Dipartimento della Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
  • Consultori familiari. La mappa è disponibile sul sito del Ministero della salute.

Depressione e Covid-19

In un’emergenza come quella che stiamo vivendo in seguito alla pandemia di Covid-19, la paura della situazione nuova, inattesa e potenzialmente dannosa per la salute nostra e per quella dei nostri famigliari e la necessità di una condizione di isolamento sociale comportano una inevitabile incremento del malessere psicologico e predispongono al rischio di cadute depressive. La difficoltà di adattamento alla situazione di incertezza prolungata nel tempo, si ripercuote sul comportamento, sull’emotività, sull’umore generando ansia, insonnia, panico e depressione, come segnalato da molte persone.

Depressione: le donne colpite il doppio degli uomini

La depressione è un disturbo che colpisce ogni anno tante persone. Molte di queste sono donne. L’associazione della depressione con il sesso femminile è stata osservata praticamente in tutti gli studi di prevalenza sui disturbi mentali. In genere il rapporto tra prevalenza dei disturbi depressivi negli uomini e nelle donne è di 1 a 2. La maggiore frequenza di depressione nelle donne comincia in età adolescenziale, subito dopo il menarca (primo flusso mestruale).

Le donne dichiarano in media più giorni vissuti in cattiva salute sia per motivi fisici che psicologici rispetto agli uomini (6,6 giorni complessivi nel mese precedente l’intervista del sistema di sorveglianza Passi contro i 3,6 dichiarati dagli uomini).

Depressione post partum: ne sono colpite dal 7 al 12% delle neomamme

La depressione post-partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª  settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono.

Covid-19, depressione e disturbi legati all’ansia 

Uno studio cinese condotto tra 1000 operatori sanitari (medici e infermieri)  impegnati a Wuhan, e in prima linea per il contrasto all’epidemia, tra il 29 gennaio e il 3 febbraio,  ha evidenziato una maggiore incidenza della depressione e dei disturbi legati all’ansia e all’insonnia negli operatori donne, legati non solo al distanziamento sociale dai propri cari ma anche alla stigmatizzazione sociale a causa del proprio lavoro. Il 76,7% degli intervistati erano donne.

Importante è l’attivazione di una rete di intervento per fornire un supporto psicosociale immediato sia per le categorie più a rischio, quali gli operatori sociosanitari coinvolti nel Covid-19, che per i parenti delle vittime e per la popolazione generale.

Covid-19 e allattamento

Virus non presente nel latte materno: nessun motivo per non allattare 

Finora il virus non è stato rilevato nel latte materno, quindi considerate le informazioni scientifiche disponibili al momento e il potenziale protettivo del latte materno, si ritiene che, nel caso in cui la madre stia facendo gli accertamenti diagnostici o sia affetta da Covid-19, se le sue condizioni cliniche lo consentono e lei lo desideri, l’allattamento debba essere avviato e/o mantenuto, direttamente al seno o con latte materno spremuto.

Prima di allattare lavarsi le mani e usare la mascherina

Per ridurre il rischio di trasmissione al bambino/a, si raccomanda l’adozione delle procedure preventive come l’igiene delle mani e l’uso della mascherina durante la poppata, secondo le raccomandazioni del ministero della Salute. Nel caso in cui madre e bambino/a debbano essere temporaneamente separati, (in virtù di una infezione francamente sintomatica e successivo test positivo), si raccomanda di aiutare la madre a mantenere la produzione di latte attraverso la spremitura manuale o meccanica. Anche la spremitura del latte, manuale o meccanica, dovrà essere effettuata seguendo le stesse indicazioni igieniche.

Percorso nascita e Covid-19

Il percorso nascita è un momento importante nella vita della donna. Il SSN tutela questo percorso lungo ogni fase che lo compone: preconcezionale, gravidanza, parto, allattamento. L’emergenza sanitaria da un nuovo coronavirus fra le altre problematiche cliniche e di salute pubblica, ha sollevato anche quelle relative alla organizzazione della rete perinatale relativamente alla gestione dell’infezione in gravidanza, alla possibile trasmissione materno-fetale dell’infezione prima, durante e dopo il parto, alla sicurezza della gestione congiunta puerpera-neonato e all’allattamento materno. Sono state quindi emanate disposizioni per tutelare la salute e la  sicurezza della puerpera e del neonato. Ecco una sintesi di quanto contenuto nella Circolare del Ministero della salute del 31 marzo 2020.

Posticipare i controlli differibili

L’operatore che segue la gravidanza deve favorire la possibilità di posticipare i controlli differibili al fine di ridurre al minimo i contatti della donna in gravidanza con possibili fonti di contagio.

Predisporre aree di pre-triage nei Pronto Soccorso

Il Pronto Soccorso ostetrico di ogni Punto Nascita deve prevedere un’area di pre-triage garantendo un luogo di isolamento (stanza con bagno) e personale sanitario dedicato formato – ostetriche e medici ginecologi – dotato di Dispositivi di Protezione Individuale.

Gestione dei casi sospetti nella struttura dove afferisce la donna incinta

In attesa della conferma dei dati di laboratorio, i casi sospetti sono gestiti dalla Struttura a cui afferisce la donna gravida, individuando un luogo di isolamento (stanza con bagno) dove la gestante venga assistita da personale sanitario formato – ostetriche e medici ginecologi – dotato di DPI previsti dalla normativa vigente. Nel caso in cui il tampone risulti positivo, in assenza di controindicazioni al trasferimento, la paziente verrà trasferita per la successiva gestione del caso, presso uno dei Centri di riferimento identificati a livello regionale.

In ogni Punto nascita percorsi specifici per donne non trasferibili negli centri  dedicati alle donne positive al virus

Ogni Punto Nascita deve predisporre un percorso per la gestione dell’assistenza ostetrica al travaglio/parto dei casi sospetti o accertati, per eventuali situazioni in cui vi sia una controindicazione al trasferimento della donna gravida in centri di riferimento specifici.