Campi di sterminio… ovvero benvenuti all’inferno, qualcosa in musica di Joe Zawinul (e Peter Hammil) per “ricordare di non dimenticare”

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In questi giorni che avvicinano le ricorrenze della Liberazione (25 aprile), della Vittoria sul nazifascismo (9 maggio) e, perché no, del 1° Maggio, penso sia “cosa buona e giusta” avere memoria del perché i nostri padri e le nostre madri si siano ribellate e abbiano combattuto con tutto quello che avevano per sconfiggere la barbarie nazifascista. Di fronte avevano l’orrore della “non vita”, qualcosa impossibile da perdonare.
Ci sono tante musiche, canzoni, scritti, versi, racconti, film… che ci ricordano cosa è stato. Alcune opere sono tristi, altre, persino quasi allegre ci ricordano la gioia di aver sconfitto (ahimè non definitivamente) il nazifascismo.
E arrivo a una proposta di ascolto per questi giorni. Esiste una specie di “oratorio” di un grande musicista austriaco, Joe Zawinul, che molti conosceranno come fulcro dei Weather Report.
Ebbene vent’anni fa Zawinul pubblicò un’opera dal titolo “Mauthausen… ascolta la grande morte” (sottotitolo “cronache dalla cenere”).
Joe Zawinul era austriaco (nato a Vienna) da famiglia operaia con origini ungheresi, ceche e rom. Con questa opera non credo volesse “celebrare” qualcosa ma “ricordare di non dimenticare” l’orrore – La necessità che si abbia (e si mantenga) memoria che il nazifascismo non è stato un “caso” e neppure “una follia” o un racconto di qualcosa successo tanto tempo fa.
E’ stata la dura e spietata realtà. La musica fusa con con le parole, i rumori, le urla, i ritornelli, i latrati dei cani esprime la brutalità del “normale” che cancella qualsiasi pietà e ogni umanità. Il lavoro di Zawinul è duro come la pietra, secco come la morte, disperato come l’orrore che si viveva, in certi rari casi quasi “allegro” come la speranza (ma, nella prima parte, più che altro la rassegnazione).
Solo “in Memoriam” (il bravo finale) è pervaso da una “quasi dolcezza”. Per il resto, non c’è scampo. Nessuna agiografia, niente… un pugno in faccia a chi dimentica e a chi vuole farlo. Non c’è nulla di “meraviglioso”, il sogno non esiste. Ha lasciato tutto lo spazio possibile all’incubo. E’ una denuncia definitiva (priva di ogni sentimentalismo o perdono o “amore”) di cosa sia il nazifascismo e di cosa può provocare. Nessuna compiacenza. Nessuna “epica”. Solo la dura, orrenda realtà di quello che è stato e che può essere.
Non ci può essere nessuna pacificazione.
Ecco, dobbiamo vigilare e ricordare cosa è successo perché tutto può tornare come e peggio di prima. E noi per primi non lo possiamo permettere.
L’opera di Zawinul è, in definitiva, una specie di “benvenuti all’inferno”. Un lavoro non certo piacevole né facile da ascoltare ma al quale, secondo me, è giusto prestare attenzione perché è necessario RICORDARSI DI NON DIMENTICARE anche se la cosa può portare sofferenza e sgomento.
PS: a proposito di “ricordare di non dimenticare”, una canzone (forse qualcosa di più o di diverso) di Peter Hammill affronta proprio questa necessità. Si intitola “Primo on the Parapet” ed è dedicata a Primo Levi. Questa versione dal vivo a Mosca nel 1995 la ritengo magistrale (quasi violenta). Ogni volta che la ascolto mi viene la pelle d’oca.

Come sentirete anche questo brano non è certo “piacevole” o “benevolo” … è musica “cruda” che non fascia spazio a nessuna “smanceria”. Per me non solo un grande omaggio a Primo Levi ma un riconoscimento a tutti i Resistenti.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.