Coronavirus infortunio sul lavoro? Giorgetti (FdI): “non è corretto nei confronti delle imprese”

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“Se da una parte è doveroso porre la massima attenzione alla sicurezza e alla salute dei lavoratori, va chiarito però che l’ambito in cui il datore di lavoro può essere chiamato a rispondere è solo quello della completa e corretta implementazione della sicurezza in azienda, come previsto dai protocolli sottoscritti tra Governo e parti sociali”. Così Massimo Giorgetti, Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto ed esponente di Fratelli d’Italia che in una nota spiega: “Ho depositato una mozione con la quale mi sono fatto interprete della preoccupazione e del grido d’allarme che mi è stato lanciato da moltissime imprese dopo che il Governo, con il decreto legge “Cura Italia” ha previsto che il contagio da Covid-19 sia riconosciuto come infortunio sul lavoro. E’ impensabile scaricare sulle imprese la responsabilità civile e penale dell’avvenuto contagio, soprattutto perché, data la grande diffusione del virus nella popolazione, la determinazione del momento e le modalità sono impossibili da individuare con ragionevole certezza”. “Il rischio di infezione da Covid-19 – continua l’esponente di Fratelli d’Italia – è un’emergenza che riguarda la salute pubblica e non, salvo alcune chiare eccezioni, un rischio aziendale specifico, in quanto può esistere sul luogo di lavoro tanto quanto in altri luoghi non altrettanto controllati come, ad esempio, lungo la strada, nei supermercati, all’interno dello stesso nucleo familiare. Peraltro, e direi giustamente, esiste l’obbligo per le aziende di rispettare specifici protocolli per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 e la mancata attuazione dei protocolli determina la sospensione dell’attività. Quindi è già prevista una sanzione specifica”. “Intendo, per questo, attivare il Governo regionale – aggiunge il Vicepresidente Giorgetti – per contrastare la strumentalizzazione del concetto di sicurezza aziendale, piegato a logiche di comodo che vorrebbero inserire un rischio di contagio che neanche la scienza ha ancora esattamente spiegato. Ho il serio timore che di fronte al rischio di un’indagine e di una causa penale, molte aziende preferiscano tenere in sospeso l’avvio delle attività, data l’impossibilità oggettiva sia di accertare che di escludere che un eventuale contagio possa essere avvenuto in ambito lavorativo”. “L’interesse comune del Paese, oggi più che mai – conclude Giorgetti – coincide con quello delle imprese, ovvero: rilanciare gli investimenti, garantire l’occupazione e sostenere il reddito dei lavoratori.”

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