Coronavirus e animali domestici, il dottor Stefano Ferrarini (direttore SIAOA) ci illustra le politiche di prevenzione della Ulss 8 Berica

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Animali domestici e Coronavirus
Animali domestici e Coronavirus

Come è nato il coronavirus? Si tratta veramente di un patogeno passato dall’animale all’uomo, oppure è nato in un laboratorio? E i nostri animali di compagnia possono ammalarsi di covid-19?

Queste ed altre domande le abbiamo poste al dottor Stefano Ferrarini, Direttore del Dipartimento di Prevenzione e del Servizio di Igiene degli Alimenti di Origine Animale (SIAOA) della Ulss 8 Berica.

Dottore, ha una sua personale opinione sull’ origine di questo nuovo virus?

Pare che abbia avuto il suo punto di inizio in un pipistrello,in quei mercati dove si trovano in una situazione di promiscuità, molto pericolosa dal punto di vista sanitario, animali di allevamento e animali selvatici, sia vivi che macellati.

Il salto di specie talvolta è possibile, grazie anche a un animale intermedio, ospite, più vicino all’ uomo. Secondo un premio Nobel come Montagnier, però, sul Covid-19 ci sarebbe stata una manipolazione, almeno su una parte del virus, ma questa è questione ampiamente controversa e senza una risposta finale netta. Questo nuovo patogeno ha, comunque, una grande capacità di potenziarsi. I virus generalmente sono dei parassiti intracellulari, che hanno bisogno di cellule vive per sopravvivere, mentre questo rimane in vita anche sulle superfici per un certo tempo e ciò può costituire un ulteriore momento critico per il contagio.

Comunque, la verità sull’origine di questo nuovo patogeno la conosceremo solo tra qualche anno.

Cani, gatti ed altri animali di compagnia, che convivono con noi possono risultare positivi al tampone ed ammalarsi di covid-19?

-Intanto c’è da dire che questo patogeno ora è un virus umano, ed è nelle vie respiratorie, quindi si trasmette attraverso le goccioline (droplets).

Da poco è però in vigore un’ ordinanza, che prevede che se in una famiglia sottoposta in quarantena, perchè positiva al tampone, è presente un animale domestico, che mostra i sintomi del coronavirus,anche l’animale deve essere sottoposto a tampone, ma non esistono prove che gli animali si ammalino.

La Protezione Civile qualche tempo fa ha lanciato un allarme relativo agli abbandoni di cani e gatti per paura della trasmissione del virus, le risulta un allarme del genere anche qui in Veneto?

No, il Veneto è abbastanza virtuoso da questo punto di vista,in questo periodo non ci sono grossi abbandoni.

Tutti i casi positivi al coronavirus oggi sono a livello umano, mentre gli animali testati sono risultati negativi, anche se è vero che sono stati fatti pochi tamponi.

Ad oggi gli animali domestici non sono in grado di replicare questo nuovo virus e trasmetterlo all’uomo, ma possono essere un veicolo passivo  di trasmissione se, per esempio, un soggetto  positivo al covid-19 starnutisse sul pelo di un cane e poi questi venisse accarezzato e successivamente le mani sporche venissero a contatto con le nostre mucose. La stessa dinamica accadrebbe se uno infetto starnutisse sulla tastiera del computer..

Quanto è importante la collaborazione tra veterinari e medici, soprattutto in questa emergenza?

Importantissima, i veterinari collaborano da sempre con i medici, perchè le zoonosi sono tante e senza la cooperazione alcune malattie potrebbero non essere riconosciute, per esempio la west nile dei cavalli, trasmessa dalla puntura di una zanzara  e portata da un uccello migratore malato può essere trasmessa anche all’uomo e siccome il quadro clinico che comporta è  sovrapponibile all’influenza è molto importante che i veterinari segnalino per tempo la presenza della malattia in una certa zona,per arrivare prima alla giusta diagnosi e si possano ricevere le cure adeguate del caso e fare efficace prevenzione.

Quali sono le politiche di prevenzione attuate dalla Ulss per tutelare la salute, soprattutto in questa emergenza?

Sono di due tipi: dirette e indirette, nel primo caso viene svolta  un’indagine epidemiologica sulla malattia e il suo andamento, con controlli specifici sui soggetti positivi, mentre nel secondo caso, dall’inizio dell’emergenza,vengono effettuati controlli sulle aziende in attività e sui lavoratori per vedere gli strumenti messi in atto per la prevenzione, come il distanziamento sociale all’interno dell’azienda , l’uso di dispositivi di protezione, come le  mascherine, le visiere, gli occhiali.. il disinfettante per le mani. Viene inoltre misurata la temperatura dei lavoratori Questi controlli, in alcuni casi, come nei macelli, sono quotidiani.


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