Coronavirus macera i quotidiani: a nordest Giornale di Vicenza crolla a 23.844 copie (-12%). Boom del web, ma chiude Lettera 43 di Madron

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Quotidiani al macero
Quotidiani al macero

L’ADS (Accertamento Diffusione Stampa), cioè la fotografia dei dati ufficiali di Prima Comunicazione sulla vendita dei quotidiani (sommando copie cartacee e digitali) nel mese di marzo, nonostante le edicole aperte e l’esaltazione dell’importanza della stampa “scritta”, indicano flessioni sulla diffusione mediamente assai pesanti che aggravano un trend già in calo da anni: a livello nazionale a parte Il Fatto Quotidiano che cresce del 14,80% su febbraio 2020 il Corriere della Sera perde il 6,7%, Repubblica il 9,1% e la Stampa il 14,9%.

Nel settore dei quotidiani locali se in Lombardia L’Eco di Bergamo, con le sue cronache con dramma di quell’area, segna addirittura un +15,97% su febbraio 2020, a Nordest, mentre i quotidiani del Gruppo Gedi contengono i danni e cresce addirittura il Corriere delle Alpi, a soffrire di più (elaborazione dati VeneziePost) sono i quotidiani del gruppo Athesis.

Tra questi Il Giornale di Vicenza perde il 12% (con solo 23.844 copie vendute in media al giorno tra cartacee e digitali) e l’Arena di Verona il 18% (24.281 copie al giorno).

Male anche l’Adige, mentre i quotidiani del Triveneto del Gruppo Gedi Repubblica (Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, Nuova Venezia) contengono i danni e cresce addirittura il Corriere delle Alpi.

Se, infine,, sempre a nordest, il Gazzettino perde “solo” il 9% (42.923 copie) di certo il suo editore, il gruppo Caltagirone, non sorride per questo tanto più che negativi sono anche i dati degli altri suoi quotidiani tra cui Il Messaggero e Il Mattino di Napoli.

In questo cahier de doléances della carta stampata è boom di lettori per i media web, locali e nazionali, anche se a questo non corrisponde un adeguato aumento di incassi pubblicitari sia per la concorrenza dei colossi web Google e Facebook, che si appropriano senza costi dei loro contenuti, sia per le scelte degli investitori pubblicitari.

Queste rimangono ancora vecchie quando non recepiscono il cambio del vento nel mondo dell’informazione e del suo traino promozionale mentre sono nuove solo in apparenza quando abbracciano la modernità degli aggregatori di news, più validi e potenti per i grandi gruppi che sparano nel mucchio ma con scarse caratteristiche di adattabilità alle nicchie di mercato a cui più spesso dovrebbero indirizzare i loro messaggi le società medio piccole.

Stride fino ad un certo punto, quindi, col successo della stampa online la triste chiusura di Lettera 43, il quotidiano web fondato 10 anni fa dal vicentino Paolo Madron, suo direttore storico, effetto di una lunga crisi e del distacco del suo socio di riferimento, il banchiere Matteo Arpe per evitare, dice lui, anche… “conflitti di interesse”.

Povera stampa!