Reddito di quarantena, protesta di lavoratori e precari davanti alla sede INPS di Schio

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protesta Inps
Venerdì mattina lavoratori e precari hanno messo in atto una iniziativa davanti alla sede Inps di Schio. Di seguito il comunicato che spiega le ragioni della mobilitazione svoltasi davanti alla sede INPS di Schio, così come in varie altre parti del paese, all’interno della campagna Reddito di quarantena

FASE 2: RIAPRIAMO…UNA STAGIONE DI LOTTE!

L’emergenza Covid ha messo a nudo le profonde diseguaglianze esistenti nella struttura sociale ed economica del nostro paese.
Tante persone sono senza adeguate tutele e diritti, sprovviste di qualsiasi accesso ad ammortizzatori sociali, con nessuna garanzia di reddito.
I provvedimenti del decreto Cura Italia si sono rivelati insufficienti per molti, ed ampie fasce della popolazione sono state inoltre totalmente escluse dalle misure previste.
Senza contare che tante lavoratrici e lavoratori non hanno ancora ricevuto il pagamento degli importi che dovevano percepire.
Si è portato avanti un sistema di Welfare suddiviso per comparti, dividendo i lavoratori per categorie e predisponendo indennità diverse, ognuna con una sua procedura burocratica, spesso farraginosa e di difficile accesso, molte con contributi una tantum.
E il decreto Rilancio purtroppo prosegue sulla stessa linea.
Ma non è questo quello di cui c’è veramente bisogno per dare risposte reali e dignitose a tutte e tutti.
Serve un sistema di Welfare che sia veramente universale, dotato di misure stabili e permanenti al posto di contributi emergenziali.

Rivendichiamo pertanto:

il pagamento immediato di tutte le misure previste dal decreto Cura Italia non ancora erogate ai beneficiari (casse integrazioni, indennità 600 euro, ecc.);
istituzione di un Reddito di Base Incondizionato: allargamento dei criteri di accesso al RdC ed eliminazione delle condizionalità, per tutti i soggetti esclusi dagli ammortizzatori sociali o che ricevono da questi importi insufficienti;
Ammortizzatore Sociale unico ed universale: basta con la giungla delle varie Cig, Cigs e Fis. Innalzamento degli importi mensili massimi sino ad arrivare al 100% dell’importo realmente percepito mensilmente;
introduzione salario minimo: oggi diversi CCNL prevedono paghe da fame. Introdurre un salario minimo vorrebbe dire evitare di scaricare i costi della crisi sulle spalle di lavoratrici e lavoratori, contrastare il fenomeno del working poor e mettere fine alle decine di contratti “pirata” utilizzati in moltissimi settori;
stanziamento di un contributo per affitti e mutui che assuma sempre più carattere strutturale, accompagnandolo ad un credito di imposta pari al 100% dell’affitto per botteghe e negozi e per la casa di residenza almeno per tutto il 2020;
rifinanziamento e accesso gratuito ed universale al servizio sanitario nazionale e a minimi quantitativi giornalieri dei seguenti beni fondamentali: acqua, gas, corrente elettrica, trasporto pubblico e accesso alla rete internet.


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