Veneto “salvato” dal mediatico Zaia o dal virologo Crisanti? Ma “lui” ammalia i fan che dimenticano SPV, Santorso, BPVi, fondi FSE…

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Zaia e Crisanti
Zaia e Crisanti

Il “modello Veneto” ormai sta diventando una… moda, tra apparizioni mediatiche sul tema del presidente della Regione Luca Zaia e del virologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti.

Il modello Veneto è merito suo o del professor Crisanti? Alla domanda diretta nell’intervista su laRepubblica di sabato Zaia ha risposto: “è della mia squadra, Crisanti è arrivato dopo“.

Parole che a diversi sono apparse quasi da risentimento stizzito dopo mesi di sovra esposizione del governatore che Ilvo Diamanti mette già in sella al “leone alato” con una “conferma scontata, visto il gradimento (plebiscitario) di cui dispone in Veneto. Intorno all’80% (sondaggi di Demosperil Gazzettino)”.

“Noi eravamo pronti da un mese – argomenta Zaia – grazie alla dottoressa Russo, una catanese che dirige il Dipartimento di prevenzione. Quando c’è stato il primo caso a Vo’, io un’ora dopo a Padova avevo davanti a me la task force”.

Poi torna di nuovo a parlare di Crisanti: “Non lo conoscevo. Mi ha chiamato lui. È un grande scienziato. Gli dobbiamo lo studio su Vo’ e l’acquisto della macchina che consente 9000 tamponi“.

Infine alla domanda diretta “le idee di Crisanti non sarebbero utili al governo?” la risposta è laconica “Come professore sì, meno come politico“.

Se tra Zaia e Crisanti le idee politiche paiono perciò distanti, li accomunano le vicende, ricordate in un articolo de Il Fatto Quotidiano, legate al direttore della sanità regionale Domenico Mantoan, fido scudiero di Zaia, che da novembre si è insediato anche alla presidenza dell’Aifa, l’agenzia del farmaco. Lo scontro tra Crisanti e Mantoan ebbe come oggetto del contendere gli asintomatici, con tanto di scambio di lettere, riportate dal Fatto e riprese da VicenzaPiù.

Leggiamo invece domenica sul quotidiano di Travaglio: Crisanti propone di estendere i tamponi ai “soggetti asintomatici rientranti dalla Cina”, iniziativa che fa infuriare Mantoan al punto da spingerlo a minacciare conseguenze per quello screening che non rientrava “tra la prestazioni coperte dal fondo del Ssn”, il Servizio sanitario nazionale. In quel momento “il virologo di Vo” arrivato a Padova dall’Imperial College di Londra non era noto al grande pubblico e non sedeva ancora nel comitato tecnico scientifico della Regione Veneto istituito il 4 marzo. Ma su come affrontare l’epidemia aveva già le idee chiare: a metà gennaio, quando ancora il contagio sembrava una lontana “sindrome cinese”, Crisanti convince l’ospedale di Padova ad acquistare reagenti per mezzo milione di tamponi. E a partire dal genoma del nuovo virus elabora un test che offre risposte in tre ore. Queste intuizioni e l’acquisto di un robot Usa in grado di processare 10 mila tamponi al giorno, sono alla base del successo del Veneto.

Nel frattempo il 27 febbraio rimane scolpito, tra gaffe nazionali e repentini cambi di posizioni sulla pandemia, quel “riaprire le scuole” di Zaia e di Elena di… Pove (Donazzan) in una selva di tante, troppe, dichiarazioni, una in contraddizione con l’altra, così che una è sempre quella giusta.

Ma è così che “il governatore”, successore di Galan, ammalia da anni i veneti che lo porteranno di nuovo al potere nonostante ad esempio:

  • i Financing project sanguinosi, come quello dell’ospedale di Santorso, versione moderna e finanziaria del privato che vince nella sanità
  • le vicinanze ai vertici della BPVi plasticamente rappresentate da un braccio destro storico del presidente, Giampiero Beltotto, le dimenticanze nel far costituire la Regione come parte civile contro gli imputati al processo contro Zonin & c. e le “simpatie” con l’assessore Lanzarin verso solo un paio di associazioni di risparmiatori azzerati dalle banche
  • passaggi zoppi nel controllo della gestione dei fondi per la formazione FSE gestiti dall’assessore Donazzan
  • le Superstrade, come la Pedemontana Veneta, condannate al profondo rosso, ovviamente a carico dei suoi fans, peggio per loro verrebbe da dire, ma anche di chi, purtroppo per loro, per il Veneto immaginava e vorrebbe ben altro…

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