Coronavirus, a quando la cura? Secondo appuntamento del talk-webinar coi massimi esperti della sanità

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Secondo appuntamento del talk-webinar “BUONA SALUTE”, organizzato da Mondosanità, in collaborazione con BIOMEDIA, nato per affrontare temi inerenti la salute. I massimi esperti della sanità italiana hanno fatto il punto sullo stato dell’arte della pandemia da Coronavirus: dalla plasmo terapia ai test sierologici, dalle terapie più efficaci al futuro vaccino.

Dal mese di maggio abbiamo notato nei pazienti visitati delle strane polmoniti, non batteriche, molto meno aggressive, con quadro clinico diverso rispetto ai mesi precedenti e soprattutto, 9 casi su 10 trattati, risultava con tampone negativo. L’osservazione clinica potrebbe essere che il virus in qualche maniera sia diventato meno aggressivo sull’uomo”, queste le parole di Claudio Zanon, Direttore Scientifico Motore Sanità.

“Non esiste al momento una terapia specifica ma nemmeno una terapia che abbia dimostrato di essere sicura ed efficace sulla maggior parte dei pazienti. Fra queste la plasma terapia non va considerata come la panacea di tutti i mali, bensì come un’ipotesi importante, già considerata in altre infezioni nel passato, che potrebbe essere sicuramente utile per i pazienti. Molte sono le persone guarite pronte a donare il loro plasma. In queste c’è una quantità maggiore di anticorpi nelle prime 4 settimane post guarigione ed in particolare nelle persone che hanno avuto una forma molto grave, ma ripeto mancano ancora evidenze solide. A questo scopo è partito lo “studio Tzunami” promosso da ISS e AIFA per chiarire dubbi ed accertare efficacia e tollerabilità di questa metodica”, ha spiegato Francesco Menichetti, Direttore Malattie Infettive AOU Pisa

“Il virus oggi è certamente meno aggressivo, ha minor capacità di provocare polmonite ed insufficienza respiratoria. Come clinici vediamo una minor complessità dei casi, che sono diventati molto più gestibili. Nel frattempo comunque stiamo raccogliendo il plasma iperimmune ed abbiamo attivato uno studio promosso dal centro trasfusionale con un protocollo terapeutico all’avanguardia, condiviso con altri Centri piemontesi”, ha affermato Francesco Giuseppe De Rosa, Direttore Malattie Infettive Città della Salute e della Scienza di Torino

“I pazienti che vengono ricoverati oggi sono in condizioni meno gravi rispetto all’ondata di marzo e aprile ed il perché sta sicuramente nel fatto che la virulenza è diminuita. Probabilmente grazie alle precauzioni che stiamo utilizzando, quali ad es° l’uso diffuso dei DPI (guanti e mascherine) e il distanziamento sociale. Questo fa in modo di ridurre la carica virale circolante, il che significa che se una persona oggi viene a contatto con qualcuno infetto, la quantità di virus che riceve, sarà inferiore e quindi la virulenza sarà inferiore. Chiaro è che dovremo attendere studi certi per dare risposte sicure su molti aspetti ancora poco chiari di questa infezione”, ha precisato Paola Manzini, Centro Trasfusionale Città della Salute e della Scienza di Torino

I test sierologici sono in un momento di convalida in questo periodo, l’ISS sta raccogliendo dati su 150mila persone. Anche noi abbiamo testato numerose persone ma non possiamo dire di avere ancora risultati definitivi. Sull’utilizzo del plasma iperimmune a Padova, abbiamo reclutati 17 e applicando i protocolli già in uso per altre patologie simili, stiamo imparando a comprendere quanti anticorpi siano sufficienti nei pazienti guariti per poi essere utilizzati come cura”, ha detto Giustina De Silvestro, Direttore Dipartimento Immunotrasfusionale AOU Padova

“Partiamo dal fatto che il plasma può essere donato 1 volta al mese. Nel nostro centro abbiamo selezionato in primis i pazienti già donatori AVIS, che avessero superato la malattia da almeno 14 giorni, con 2 test negativi consecutivamente e dopo averne controllato il dosaggio degli anticorpi utili per combattere la malattia, le famose IgG neutralizzanti. Siamo dell’idea che sia necessaria la somministrazione del plasma soprattutto nei pazienti più gravi, infatti, nei casi analizzati, con stupore abbiamo notato che si normalizzava molto rapidamente la loro condizione clinica, tanto da immaginarlo come un vero e proprio antidoto. La nostra esperienza nei pazienti trattati, ci ha anche indicato che non vi sia stata controindicazione sul suo utilizzo”, ha aggiunto Raffaello Stradoni, Direttore Generale ASST Mantova