Gentile direttore, va colpa dei danni prodotti dal clima è sempre altrove, le richieste avanzate al Governo nazionale sono solo di tipo economico… La politica regionale è da anni specializzata ad emanare decreti su decreti di emergenza o di crisi ambientale come se i fenomeni alluvionali (chiamati nei modi più diversi, tra cui le famigerate bombe d’acqua) siano un fattore anomalo che si può superare… e invece no.
Non possiamo essere così testardi da non capire che è questa la normalità che decenni di cementificazione ed emissioni in atmosfera hanno prodotto. Il cambiamento climatico è tra noi, tanto vale prenderne atto e rendere concrete le parole mitigazione e adattamento, creando le condizioni per un’inversione di marcia.
Si smetta di infittire gli spazi liberi nel tessuto urbano , come fatto anche recentemente col piano casa, considerando il loro straordinario valore di riserva verde capace di mitigare e assorbire le acque meteoriche.
Si avvii finalmente, come fatto in altre regioni, la valutazione matematica della capacità nei terreni impermeabilizzati di trattenere le acque di precipitazioni meteoriche e regolarne lo scorrimento in superficie, implementando ove necessario sia grigliati che scarichi di acque bianche.
E basta anche ridurre la vegetazione, asportare lo strato superficiale ricco di sostanza organica e più assorbente, insomma avvicinarsi a quella necessità di consumo di suolo zero che vieta escavazioni, impermeabilizzazioni e compattazioni che favoriscono i fenomeni erosivi ed accentuano il trasporto di grandi quantità di sedimento, con una serie di effetti negativi sul ciclo idrologico, producendo un aumento del rischio di inondazioni ed effetti indiretti sul microclima e sulla vulnerabilità ai cambiamenti climatici.
Forse uno dopo l’altro questi violenti fenomeni atmosferici – oggi caduti nella Pedemontana – ma ormai presenti ovunque, ci stanno dicendo che dobbiamo lavorare su politiche sensate di lunga gittata e non funzionali solo a garantire a privati e lobby il loro utile immediato. A scapito di un futuro di cui non si sente più parlare, meno che mai da Zaia e dintorni.
Sennò continueremo ad occuparci come gli stolti dei danni prodotti e non delle cause, tantomeno delle modifiche attuabili per limitarne le conseguenze. Si chiama mitigazione ed adattamento e prevede importanti fondi europei per chi progetta un futuro più sensato e sostenibile.
Laura Puppato