Il Vicenza travolto dai debiti, Il Sole 24 Ore: ora si apre uno spiraglio

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La richiesta di fallimento del Vicenza Calcio presentata dalla Procura della Repubblica al Tribunale prevede la possibilità, per il curatore fallimentare, di disporre dell’esercizio provvisorio. Questo dovrebbe consentire, come già avvenuto per altri club calcistici – tra cui Bari e Pisa (quest’ultimo nella scorsa stagione) – che la società veneta resti in attività, consentendo alla squadra di portare a termine il campionato di C in corso. E resta aperta anche la possibilità che qualche imprenditore possa farsi avanti per rilevare il club biancorosso attraverso un’asta per l’acquisizione del titolo sportivo.

In campo è sceso il sindaco della città Achille Variati (nella foto con Alfredo Pastorelli e con l’assessore Umberto Nicolai),  che considera il fallimento «un momento vergognoso di una storia importante come quella del Vicenza Calcio, realtà conosciuta in tutta Italia come la “nobile provinciale”. Tuttavia la richiesta di autorizzare l’esercizio provvisorio costituisce un elemento di fiducia affinché si possano mantenere nome e titoli sportivi, potendo continuare il campionato. Un curatore fallimentare rappresenterà senz’altro la netta discontinuità con la situazione pregressa. Ma nel caso in cui si possa ripartire senza le zavorre di un’indegna gestione, oltre alle risorse dei titoli fidejussori servirà altra finanza. A questo proposito non posso pensare che la terra vicentina, così ricca di imprenditoria che si è distinta per una crescita straordinaria portando il nostro ingegno e i nostri prodotti nel mondo, volti le spalle a una storia calcistica che rappresenta un elemento di identità del territorio. Non ci saranno più alibi».

E per Paolo Rossi, campione del mondo 1982 che proprio nel Lanerossi Vicenza iniziò la sua carriera 1982, «è vero che i club di calcio sono da anni società per azioni, ma al contrario di un’azienda un fallimento non cancella la storia, i ricordi, i colori sociali e soprattutto l’amore della gente. Il momento è difficile, soprattutto per i tifosi, ma io confido che qualcuno sia in grado di prendere in mano le redini del Vicenza e riportarlo ai livelli in cui merita e che gli compete, ossia in serie A».

E a Vicenza, aggiunge, «la tifoseria è molto unita, se è vero che quest’anno, dopo anni di delusioni, gli abbonati sono oltre 6mila in serie C».

Quello del Vicenza segue una serie di altri fallimenti calcistici a Nord-Est: nel 2015 toccò al Venezia calcio, l’anno precedente al Padova, mentre la Triestina era naufragata nel 2012 e pochi mesi fa è stata la volta del Treviso, che ha rischiato di restare l’unica città italiana senza squadra (oggi ripartita con il campionato di Promozione). Storie di fallimenti e rifondazioni: sotto accusa ci sono le difficoltà a far quadrare i bilanci, la corsa ai calciatori stranieri che riduce il numero di talenti su cui investire, le strutture antiquate. Qualche tempo fa, il presidente del Venezia Joe Tacopina aveva dettato la regola dell’equilibrio: un terzo di incassi da diritti tv, un terzo da ingressi e un terzo da merchandising e attività commerciali. E proprio il Venezia, risalito in due anni dalla serie D alla B, punta con decisione sul progetto del nuovo stadio. Già firmato il contratto per la progettazione, potrebbe essere pronto per la stagione 2019/20.

di Barbara Ganz, da Il Sole 24 Ore