Sequestrato ecocentro abusivo a Montorso, il proprietario spacciava cocaina e marijuana

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Rinvenimento stupefacente e denaro

Di seguito i dettagli dell’operazione del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza in relazione al sequestro di un ecocentro abusivo da parte di Finanzieri della Compagnia di Arzignano in Montorso Vicentino lo scorso maggio. Tratto in arresto il proprietario dell’ecocentro per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, sequestrati cocaina e marijuana e segnalato un altro soggetto per uso personale

I finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno tratto in arresto, in flagranza del reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, il proprietario dell’ecocentro abusivo di Montorso Vicentino (V. G., classe 1977), già oggetto di sequestro da parte delle Fiamme Gialle lo scorso 14 maggio, sequestrando circa 170 grammi di cocaina e strumentazione per il taglio e il confezionamento della sostanza. Contestualmente, lo stesso è stato destinatario di un’ulteriore denuncia per attività di rifiuti non autorizzata, violazione di sigilli e sottrazione di cose sottoposte a sequestro, con il contestuale sequestro di rifiuti e rame per circa 800 chilogrammi.

Nel corso di un’attività di controllo del territorio, i militari del Nucleo Mobile della Compagnia di Arzignano, nel pomeriggio del 30 giugno, avevano sottoposto a controllo l’indagato nel comune di Montebello Vicentino (VI), alla guida del proprio furgone cassonato. La presenza, sul veicolo, di un fusto industriale in plastica, seppur vuoto, aveva fatto ritenere che il contenitore potesse provenire dall’area che gli stessi finanzieri avevano sottoposto a sequestro presso l’abitazione di V.G., in cui, il 14 maggio, era stata disvelata l’esistenza di una discarica a cielo aperto.

Il conseguente intervento presso la dimora dell’indagato permetteva di appurare che una parte dei materiali sotto sequestro, soprattutto il rame, di cui V.G. era custode giudiziale, erano stati spostati dalla loro collocazione originaria. Un rapido sopralluogo delle aree in sequestro consentiva, poi, di scoprire l’esistenza, nel retro del magazzino, di una vera e propria “postazione di lavoro” presso cui V.G. risultava non solo aver stoccato ulteriori rifiuti (fra cui confezioni in latta vuote di silicone industriale, batterie per auto e moto e alternatori) ma anche aver svolto, principalmente attraverso l’utilizzo di un macchinario professionale, un alacre e sistematico lavoro di rimozione dell’involucro dei numerosi cavi elettrici in sequestro, al fine di ottenerne il rame da collocare all’interno di fusti, nonché di prelevamento del prezioso materiale da alcune bobine che erano state rinvenute e sequestrate in precedenza, le quali sono risultate, al momento dell’intervento, più che dimezzate nel peso. L’indagato, essendo riuscito a ricavare un’apertura laterale su un lato del magazzino, aveva infatti creato un ingresso occulto ai locali cautelati, grazie al quale poteva entrare e uscire liberamente dall’area sottoposta a sequestro penale senza rompere i sigilli.

Emergeva, in definitiva, come lo stesso si fosse reso responsabile non solo del reato di cui all’art. 256 del D.lgs. 152/2006 – essendo stati rinvenuti ulteriori rifiuti, di probabile origine industriale, presso l’area oggetto di perquisizione – ma anche delle ipotesi delittuose di cui agli artt. 334 c.p. (sottrazione di cose sottoposte a sequestro) e 349 c.p. (violazione di sigilli). All’esito delle attività di perquisizione, pertanto, venivano cautelati tutti i materiali rinvenuti all’esterno dell’area sottoposta a sequestro, del peso complessivamente stimabile in circa 800 kg, sequestrando altresì l’apparecchiatura utilizzata per la lavorazione dei fili elettrici, il telefono cellulare in uso all’indagato e documentazione di varia natura, ritenuta utile per il prosieguo dell’attività d’indagine.

L’atteggiamento nervoso e reticente di V.G., gravato da numerosi precedenti e pregiudizi penali, indicevano le Fiamme Gialle ad eseguita, d’iniziativa, un’ulteriore perquisizione, ex art. 103 del D.P.R. 309/1990, con il supporto dell’unità cinofila in forza alla Compagnia di Vicenza. Grazie a tale attività, i militari rinvenivano e sequestravano, nell’area esterna di pertinenza del magazzino, una borsa contenente sostanza stupefacente del tipo “cocaina”, in parte già suddivisa in dosi, per un peso lordo complessivo di circa 170 grammi, e strumentazione per il taglio e confezionamento della stessa; insieme allo stupefacente, all’interno della borsa, era occultato anche denaro contante per 840 euro ; pertanto, previe intese con l’A.G. Berica, il medesimo soggetto veniva tratto in arresto in flagranza del reato di cui all’art. 73, comma 1, del D.P.R. 309/90 e tradotto presso la casa circondariale “San Pio X” di Vicenza.

Considerata inoltre la presenza sul luogo delle operazioni – apparentemente non giustificata – di un soggetto di origine serba (R.N., classe 1992), gravato da precedenti per reati contro la persona e il patrimonio, veniva parimenti eseguita, d’iniziativa, una perquisizione domiciliare presso l’abitazione dello stesso, ubicata in Lonigo (VI), in virtù della quale veniva sequestrata sostanza stupefacente del tipo “marijuana”, per un peso lordo complessivo di circa 16 grammi, unitamente a un grinder, cartine e filtri, con conseguente verbalizzazione dello stesso, ex art. 75 del D.P.R. 309/90, per detenzione di sostanza stupefacente per uso personale.