Emergenza Covid, commercialisti: “bruciati 280 miliardi, a Vicenza fatturato aziende -23,8%”

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La fotografia scattata dall’Osservatorio sui bilanci delle SRL pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionali dei Commercialisti disegna un quadro poco felice per il fatturato delle aziende in provincia di Vicenza, che con il -23,8% è la provincia in maggior sofferenza in Veneto. In Italia si sono “bruciati” 280 miliardi. Tra le altre province venete: Verona(-20,8%), Belluno (-23%), Treviso (-19%), Venezia (-21,5%), Padova (-23,1%) e Rovigo (-20,6%)

Fatturato in caduta libera (-19,7%) per le aziende italiane (spa e srl) nel primo semestre dell’anno con una perdita di oltre 280 miliardi di euro. Il dato emerge dall’Osservatorio sui Bilanci delle SRL 2018 e stime 2020 del Consiglio e della Fondazione Nazionali dei Commercialisti che ha misurato l’impatto dell’emergenza COVID-19 ed il relativo lockdown sul fatturato delle società di capitali nei primi sei mesi dell’anno. Nell’analisi sono considerate circa 830 mila società che fatturano complessivamente circa 2.700 miliardi di euro, l’89% di tutte le imprese e l’85% circa di tutti gli operatori economici. L’Osservatorio sui bilanci dei commercialisti elabora i dati presenti nella banca dati AIDA di Bureau van Dijk.

Tabella Prime 10 province per perdita di fatturato

Province

VAR

VAR %

1

Potenza

-1.345.023

-29,1%

2

Arezzo

-2.130.648

-27,2%

3

Fermo

-599.902

-26,3%

4

Chieti

-1.899.450

-25,8%

5

Prato

-1.175.646

-25,3%

6

Pordenone

-1.668.595

-25,3%

7

Pesaro e Urbino

-1.499.230

-25,0%

8

Lecco

-1.852.282

-24,8%

9

Terni

-691.224

-24,7%

10

Biella

-765.987

-24,5%

A livello di macroarea la maggior sofferenza si avverte nel Nord-Est (-21,3%), mentre le isole (-17,6%) fanno registrare la minor perdita in termini di variazione percentuale. Nel dettaglio emerge come nel solo mese di aprile, unico mese ad essere sottoposto interamente agli effetti della fase 1 del lockdown, la perdita di fatturato calcolata sulla base delle simulazioni descritte è pari a 93 miliardi di euro (-39,1%).

Tabella Simulazioni fatturato primo semestre 2020 società di capitali e variazioni annuali

MACROAREE

2020

2019

VAR

VAR %

NORD-EST

253.583.863

322.064.990

-68.481.127

-21,3%

NORD-OVEST

488.347.999

606.833.534

-118.485.535

-19,5%

CENTRO

279.567.872

342.009.069

-62.441.197

-18,3%

MERIDIONE

84.934.829

107.846.051

-22.911.221

-21,2%

ISOLE

33.653.748

40.840.551

-7.186.803

-17,6%

ITALIA

1.140.088.310

1.419.594.194

-279.505.884

-19,7%

Le differenze territoriali riflettono la diversa struttura produttiva territoriale, soprattutto la differente composizione del peso del fatturato proveniente dalle attività industriali e del commercio che esprimono il peso maggiore in termini di fatturato delle società di capitali italiane e che risultano essere anche le attività più interessate dal lockdown. In particolare, il fatturato delle società di capitali dell’industria e di quelle del commercio, complessivamente prese, pesa per il 69% sul fatturato totale. Inoltre, nel corso della fase 1 del lockdown, il fatturato delle società appartenenti ai settori chiusi per decreto è stato pari a 41,2% per l’industria e 43,9% per il commercio, con molti sottosettori con valori anche pari al 100% (ad esempio l’intero comparto automobilistico).

“Quella che emerge dalle nostre simulazioni sulla perdita di fatturato delle società di capitali italiane nel primo semestre dell’anno – commenta in un comunicato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani – è una cifra impressionante che non può non destare enorme preoccupazione per il destino delle imprese italiane”.

“Adesso – aggiunge Miani – è urgente intervenire per spingere la ripresa, sia con interventi di alleggerimento della pressione finanziaria sulle imprese, a partire dal versante fiscale, sia con interventi che rafforzino il clima di sicurezza generale e quello più specifico nei settori produttivi. Non ci sembra appropriato l’eventuale intervento sull’Iva, oneroso per il bilancio pubblico ma molto poco stimolante per la ripresa di consumi e investimenti, mentre molto importanti appaiono gli interventi di stimolazione produttiva come l’ecobonus al 110%, a patto però che vengano lanciati velocemente in un quadro regolatorio il più chiaro e trasparente possibile”.

Oltre a ciò, secondo Miani “sarà fondamentale disegnare nel medio periodo una riforma fiscale che completando il riequilibrio ormai interrotto tra la tassazione sul lavoro e quella sui consumi, riduca la pressione fiscale sul ceto medio e sui giovani, così da favorire sia un accrescimento del reddito spendibile da parte delle famiglie con figli, che hanno una più elevata propensione al consumo, sia incentivando la propensione a lavorare delle fasce più deboli e l’emersione del nero”.