“Potrebbe essere il primo caso in cui Forza Italia e il governo rossogiallo, alla Camera, si trovano d’accordo sulla giustizia“, fa notate oggi la Repubblica, e il protagonista della storica convergenza potrebbe essere Pierantonio Zanettin, l’avvocato vicentino, già membro laico del Csm, al suo quarto mandato parlamentare e che per Forza Italia è il relatore della legge, che piace al ministro pentastellato della giustizia, Alfonso Bonafede, “per far scattare una misura disciplinare specifica contro le toghe per gli arresti, «troppi, non necessari“.
In attesa che venga messa in discussione la proposta di istituire una commissione d’inchiesta sulla condanna di Berlusconi per evasione fiscale di Mediaset, che, stando a un audio postumo del giudice Franco, sarebbe stata “spinta” da volontà non proprio cristalline, sarebbe ora possibile, scrive Liana Milella sul quotidiano fondato da Scalfari, un voto comune sulla proposta del responsabile Giustizia di Forza Italia Enrico Costa che i danni per gli arresti riconosciuti ingiusti vengano risarciti non solo dallo Stato ma anche dai pm che li avessero richiesti e/o dai gip che li avessero disposti.
Quello dei danni per le “ingiuste detenzioni” non è un fenomeno da poco non solo per gli aspetti etici ma anche per quelli “pratici”, finora a carico dello Stato: dal 1992, riferisce sempre la Repubblica, sono stati ben 28.702 gli arresti illegittimi, circa mille l’anno, e il costo è ammontato a 757 milioni di cui 44.9 milioni liquidati solo s’anno scorso per mille casi di ingiusta detenzione.
“La sorpresa – continua la Repubblica – sta nel fatto che a dare il via libera potrebbe essere proprio il Guardasigilli Alfonso Bonafede. Il quale peraltro, quando al Senato si è difeso nella mozione di sfiducia per via dell’ex pm Di Matteo, ha ricordato anche che in via Arenula ha dato esplicito mandato al suo ispettorato di monitorare tutti i casi effettivi di “ingiusta detenzione” per verificare se non ci sia stato un comportamento anomalo da parte dei magistrati che hanno chiesto e poi disposto gli arresti“.
Se “alla sola notizia di un nuovo e possibile illecito disciplinare i giudici invece vedono rosso” per bocca di Giuliano Caputo, pubblico ministero a Napoli e neo segretario dell’Anm, “toccata” dal caso Palamara («Questa modifica è inutile e rischia di condizionare l’adozione di iniziative cautelari proprio nella fase in cui i magistrati sono chiamati ad operare scrupolosamente, sulla base di elementi frammentari, un difficile bilanciamento tra le fondamentali garanzie di libertà e le esigenze di tutela della collettività.») Costa la pensa in tutt’altro modo.
Il responsabile Giustizia di Forza Italia, col supporto tecnico politico di Zanettin, è convinto che anche la maggioranza giallorosa lo seguirà: «Se viene tolta la ingiustamente la libertà a una persona, non può pagare solo lo Stato, ma occorre fare chiarezza e verificare se ci sono state negligenza o superficialità da parte del magistrato che come pm ha richiesto l’arresto o come gip lo ha disposto. Ci sono vite distrutte per arresti decisi con troppa disinvoltura. Talvolta ai limiti del sequestro di persona».
La mini legge, di cui è relatore l’on. Pierantonio Zanettin, non poche volte scontratosi con Bonafede, al esempio sul caso Di Matteo come per la riforma della prescrizione, ma ora possibile, almeno per questo caso, “pontiere” tra i giustizialista del M5S e i garantisti di Forza Italia, è composta in tutto da due articoli, conclude la collega: “Il primo, nella procedura di riparazione dell’errore giudiziario riconosciuto come tale, inserisce il passaggio disciplinare, perché «la sentenza che accoglie la domanda di riparazione è trasmessa agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di loro competenza». Un illecito che si trasformerebbe in una vera e propria minaccia per il magistrato chiamato a decidere se arrestare o meno una persona“.