Proroga “forzata” dei contratti a tempo determinato, Bonomo (Confartigianato): “migliaia di dipendenti congelati”

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Le misure varate dal Governo, per fronteggiare le conseguenze economiche ed occupazionali derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, in materia di proroga forzata dei rapporti a tempo determinato, aggiungono un ulteriore onere sui datori di lavoro già prostrati da lockdown e divieti di licenziamento. Oltre ad avere un grave sospetto di incostituzionalità”. Ad affermarlo  in una nota Agostino Bonomo Presidente di Confartigianato Imprese Veneto.

La legge 17 luglio 2020, n. 77, di conversione del decreto-legge n. 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. Decreto Rilancio), ha modificato l’art. 93, aggiungendo il comma 1-bis, che “in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19” dispone la proroga “di una durata pari al periodo di sospensione dell’attività lavorativa” dei “contratti di lavoro degli apprendisti di cui agli articoli 43 e 45 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, e dei contratti di lavoro a tempo determinato, anche in regime di somministrazione”.

“Se restiamo all’interno dell’artigianato Veneto, –spiega Bonomo- a febbraio 2020 risultano in forza con un contratto a tempo determinato (non stagionale e stagionale) quasi 14 mila persone, la gran parte italiani 70%, il 58% uomini. Si tratta del 9,4% dei circa 150mila dipendenti operativi nelle nostre imprese. Un dato non banale se consideriamo che nei mesi di aprile e maggio due terzi di questi lavoratori sono stati messi in CIG e pertanto il loro contratto si allunga di due mesi”.

“Migliaia di posti di lavoro sono prorogati ex lege per un periodo equivalente a quello di sospensione dell’attività lavorativa – o per un periodo ancora maggiore considerato le istruzioni (opinabili) fornite dal Ministero del lavoro in una FAQ – nella quale si evidenzia che occorre tenere conto anche dei periodi di inattività del lavoratore (es ferie e congedi) – anche se l’azienda non ha più bisogno di quella figura  e senza che vi sia alcun collegamento con gli effettivi fabbisogni aziendali- sostiene il Presidente. “Questa norma è decisamente un controsenso che rischia di mettere in difficolta migliaia di imprese già alle prese con la peggiore situazione economica dal dopoguerra. Una misura controproducente con costi diretti e indiretti elevatissimi che ancora una volta vengono scaricati sull’impresa che è chiamata a farsi carico delle non scelte di una politica ideologica e miope. E’ inoltre insopportabile l’utilizzo delle FAQ come modalità di orientamento ed interpretazione rivolta agli addetti ai lavori dato che si tratta di strumento di altrettanto dubbio valore nel sistema delle fonti del diritto”.

Conclude Bonomo “Sicuramente è opportuno che in una fase di crisi le aziende facciano la loro parte per aiutare la ripresa. Ma questo compito deve essere svolto con gli strumenti appropriati che sostengono la crescita e lo sviluppo: investimenti, ricerca, competenze, innovazioni. Se le imprese vengono trasformate in ammortizzatori sociali impropri, c’è il serio rischio di rinviare a domani, con effetti molto più devastanti, quella crisi che si vuole contenere oggi”. Oltre al rischio che una norma mal scritta faccia vivere una stagione di contenzioso con i dipendenti a termine della quale non si sentiva francamente il bisogno”.