Cesare Romiti celebrato alla sua morte: io ricordo un’altra storia

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Cesare Romiti con Piero Fassino
Cesare Romiti con Piero Fassino

Cesare Romiti è morto. Aveva 97 anni un’età “importante” In questi giorni si leggono articoli che ne “cantano le gesta” eppure il presidente Mattarella, pur nel suo linguaggio istituzionale, nel suo messaggio di cordoglio parla di lui come di “un importante protagonista di una impegnativa e controversa stagione delle relazioni industriali e del capitalismo italiano“.

Ma al solito si parla e si scrive sempre bene di chi lascia questa “valle di lacrime”. Ho sentito ex-sindacalisti che ne tessevano lodi. Romiti, sostenevano, “non ha mai diviso il sindacato” e “dialogava e rispettava le posizioni del movimento sindacale” …

Sarà, ma io ricordo un’altra storia.
Ricordo la marcia dei 40.000 (che poi non erano così tanti) che “affossò” la lotta della Fiat. Ricordo, durante quella lotta, Enrico Berlinguer davanti ai cancelli della Fiat, lasciato solo anche da molti dei “compagni” dirigenti della CGIL che guardavano altrove. Ricordo Camilla Ravera parlare agli operai e dire che la Fiat doveva riconvertire la produzione da beni individuali a collettivi. Ricordo che diceva che licenziare non solo non era giusto ma era, proprio per la miopia dei dirigenti, sbagliato.
E adesso che si mitizza Romiti come quello che “salvò la CGIL dalle BR” (come se Guido Rossa non fosse mai esistito, come se non fu il PCI a scendere in piazza in maniera massiccia quando Moro fu rapito …), Si, io ricordo un’altra storia. Quella di un attacco brutale contro i lavoratori. Ricordo che ci vollero convincere che togliere la scala mobile avrebbe salvato l’economia del paese (e intendevano i guadagni dei padroni). Che licenziare decine di migliaia di lavoratori era giusto, normale. Che bisognava mettere al centro della politica le imprese e non i lavoratori. Che rendere precario il lavoro era “moderno”.
Romiti fu il paladino di tutto questo. In un certo senso un precursore. È indubbio che fu una persona capace, che sapeva fare il suo mestiere di procacciatore di profitto per i padroni in maniera efficiente. Un “duro” del capitalismo nostrano. Certo verso la fine della sua vita la narrazione vuole che si fosse spostato a “sinistra”, anche criticando il “metodo Marchionne”. Dicono che si fosse spostato verso il PD … cosa possibile e sostanzialmente naturale visto che il PD si spostava sempre più a destra e diventava, questa è una mia convinzione, un partito “confindustriale”.
Ebbene io ricordo che Cesare Romiti fu un avversario, un nemico dei lavoratori che umiliò, nei fatti, chi viveva del proprio lavoro.
Per questo, per la sua morte, non riesco a provare nessuna “pietas”. Non riesco a commuovermi.


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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.