Promosso in italiano il “campeón” uruguagio Suarez che parla solo con verbi all’infinito, la soluzione per gli immigrati: il talent show a Lampedusa

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Luis Suarez
Luis Suarez

La vicenda della promozione di Luis Alberto Suarez all’esame di italiano B1 all’Università di Perugia, presso la quale confesso di aver seguito anch’io dei corsi di formazione per diventare esaminatore CELI (Certificazione della Lingua Italiana) quando lavoravo ad Arzignano (VI), mi ha suggerito la soluzione definitiva per il problema dell’immigrazione in Italia, oltre ad eccitarmi per l’idea che avrei potuto esaminare personalmente il bomber uruguayano, noto come “Il Cannibale”.

L’idea risolutiva è quella di attrezzare l’isola di Lampedusa con un enorme set televisivo, liberandola, e non solo a livello logistico, ma soprattutto linguistico, dagli hotspot per l’identificazione e la permanenza dei migranti subito dopo l’approdo sul territorio italiano e sostituendoli con delle auditions, vale a dire con delle platee pubbliche in cui, dopo essersi registrati, compaiono ad uno ad uno le donne, gli uomini e i bambini immigrati e ci mettono a parte di ciò che sanno fare, dei loro talenti, proprio come dei talent scout permanenti alla X-Factor, Tu sì que vales o come il più datato La Corrida, che riempiono i nostri palinsesti quotidiani, con tanto di giudici esperti e pubblico acclamante.

Pensiamo ai vantaggi in termini sportivi: metti che tra le ragazze africane ci sia qualcuna che, con un po’ di preparazione, per prestanza fisica e caparbietà sia in grado di regalarci qualche record nazionale come la giovanissima e italianissima Larissa Iapichino, per non parlare della mamma, la campionessa Fiona May, britannica di origini giamaicane, di cui andiamo fierissimi peraltro; metti che venga fuori un altro fenomeno nel calcio alla Suarez, che potremmo gestire sicuramente meglio, come Mario Balotelli in grado di farci vincere l’agognato titolo mondiale di calcio, quando riprenderanno le competizioni.

E non solo a livello sportivo, l’idea potrebbe essere quella di affidare a Maria De Filippi e a Mara Maionchi, su un altro versante dell’isola, il più grande talent scout coreutico e musicale in grado di stanare i talenti vocali e danzanti che siamo sicuri ci sono tra i migranti, magari tocca proprio a noi accogliere e coltivare i talenti di quelle centinaia di giovani africane e africani danzanti a piedi nudi sotto la pioggia, i cui video sono ormai diventati virali su Youtube e TikTok.

Così come potrebbe capitarci di scovare qualche bella voce calda, blues, gospel o R&B: alcuni ragazzi sono così determinati che ci arrivano davvero a partecipare ai programmi televisivi nazionali, passando dalla Nigeria a Lampedusa in viaggi che durano nove mesi e, si sa, certe emozioni sono sempre efficaci a livello televisivo.

Ma potrebbe anche capitare a noi, con un colpo di fortuna, non solo per le italiche sorti non più progressive, ma per l’intera umanità, di incappare in personalità del calibro di Aeham Ahmad, il folle ragazzo siriano, chiamato il Pianista di Yarmouk, che durante i bombardamenti del Daesh in Siria pensava bene di portarsi il pianoforte in giro per le piazze e i luoghi pubblici e allietare con la musica il dolore insanabile e assordante della guerra.

Peccato che Aeham dall’isola di Lesbo e seguendo la rotta dei Balcani sia giunto prima in Germania nel settembre del 2015, dove, una volta riconosciuto (dal punto di vista dell’efficienza sappiamo ormai da decenni che i tedeschi non hanno eguali, quando s’impegnano, nel bene e nel male, a stanare le persone) nello stesso anno ha ricevuto il Premio internazionale Beethoven per i diritti umani, la pace, la libertà. L’Italia, quella televisiva si è accorta di Aeham solo nel 2019, quando egli approda nella più selettiva pay tv di Sky con X-Factor e solo nel 2020 nella kermesse più nota del Festival di Sanremo.

Oppure potremmo scoprire anche qualche interessante comico, ventriloquo, acrobata, artista in senso lato, se non qualche “mandingo” da coinvolgere in combattimenti corpo a corpo per spezzare la noia della quotidianità, come afferma Schutz nel capolavoro Django Unchained di Tarantino, oppure, ma questo penso accada già abbondantemente, si potrebbe allestire un altro versante dell’isola con un set ispettivo anatomico per destinare all’industria della cinematografia pornografica soggetti di sesso maschile che, non certo per talento, ma per evidente e arcinota dote naturale, si mostrano, diciamo così, più prestanti.

Insomma è interessante pensare, perché così ci siamo abitati a pensare a causa della prepotente sovraesposizione alle tendenze mediatiche, che in ogni persona, non solo tra gli italiani e i comunitari, ma anche tra gli extracomunitari, come l'uruguagio Suarez con moglie di origini italiane, ci sia un talento da mettere in mostra e da coltivare per fare un favore non solo a chi di questo vive, sarà anche quello un talento a livello imprenditoriale, ma per l’umanità intera, per lo sport, per la musica, per l’arte in generale.

Che poi, in concreto, questo discorso non è tanto diverso da quello che il filosofo ed economista premio Nobel indiano, Amartya Sen, afferma quando parla di capability, cioè di dare la possibilità a tutti i soggetti di realizzare liberamente e autonomamente tutto ciò che può essere funzionale al raggiungimento del proprio benessere. Si tratta di attrezzarci per rimuovere gli ostacoli fisici, economici, etnici, religiosi, anche quelli legati alla cittadinanza, nella fattispecie, che impediscono ai soggetti di partecipare a tutte le attività sociali e concorrere, se non altro, a tenere alto il saldo finale che l’umanità riesce a rendere a sé stessa, che poi, se non erro, dovrebbe anche essere riportato nella Costituzione italiana del 1948.

Certo, per la legge dei grandi numeri, può capitare che su cento soggetti uno sia senza arte né parte, ma se poi fosse un grigio, anonimo, ma puntuale e preciso impiegato amministravo e al tempo stesso un buon padre e un marito romantico e premuroso? Non potrebbe anche lui, nella sua quotidiana anomia, contribuire a fare del nostro paese un paese migliore?

Del resto, i lavativi non è che non ci sono dalle nostre parti, in fondo quelli con il marchio italiano di fabbrica siamo costretti a tenerceli, sebbene potremmo pensare di spedirglieli in Africa in uno scambio più che vantaggioso per noi, ma così avremmo solo sostituito al razzismo il “talentismo”, che, nella sostanza, è pur sempre una discriminazione.

Ecco, avrei dovuto parlare dello scandalo di Suarez, della sua promozione e dei milioni di euro in ballo in questa questione, ma non mi interesso di calcio e poi non posso assicurare che se io, da esaminatore CELI, mi fossi trovato davanti lui oppure, magari, un qualsiasi altro extracomunitario meno milionario in grado di dimostrarmi un talento senza parlare bene l’italiano, non l’avrei promosso. Del resto, lo scorso anno scolastico abbiamo promosso davvero tutti, non vedo perché non promuovere proprio lui, Suarez Il Cannibale!

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