Stampa imbavagliata, democrazia azzoppata: nel 2020 minacce ai giornalisti aumentate del 51,6%

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Processo bavaglio contro giornalismo il diritto - dovere di informare
Processo bavaglio contro il diritto - dovere di informare

In quest’anno così travagliato, con una pandemia che ha portato 35 mila morti in Italia e una crisi economica che ha colpito diverse aziende, tra cui anche società editrici, con un governo poco coeso (almeno fino alle ultime elezioni regionali) e un’opposizione, diciamo così, non molto collaborativa, con un fiume di soldi in arrivo dall’Europa e l’ansia di come gestirli e di non farli finire in mano alla criminalità organizzata, come capita addirittura con il reddito di cittadinanza, con forti tensioni sociali sempre più crescenti e l’utilizzo massiccio di fake news, con problemi di inquinamento, di ecomafie, di diffusione della droga, che continuano ad imperversare nonostante il Covid, con la consapevolezza che niente sarà più come prima c’è chi cerca di restituire la realtà dei fatti tramite le parole, cioè la stampa, cartacea e digitale, che cerca di informare in maniera libera, indipendente e spesso gratuita, l’opinione pubblica.

Un mestiere, quello del giornalista, spesso poco gratificante economicamente e anche un po’ malvisto da diversi punti di vista: sia da chi conosce solo i nomi noti, soprattutto televisivi, e dà la colpa ai giornalisti della diffusione delle fake news, sia da chi invece sa che il potere della verità può essere pericoloso. A volte basta un errore di distrazione dopo ore e ore passate al computer o in viaggio o entrambi, magari scambiare il Libano con la Libia, per essere denunciati o attaccati sui social, che se usati male sono una gogna spietata. Se nella migliore delle ipotesi noi giornalisti ci prendiamo delle “puttane“, altre ci prendiamo delle denunce, e altre volte rischiamo ancora di più. Proprio ieri ricorrevano i 35 anni dalla morte di Giancarlo Siani, primo giornalista ucciso dalla camorra.

In quest’estate molto travagliata, secondo ‘Ossigeno per l’informazione’, che cita dati del ministero dell’Interno, sono aumentate del 51,6% le minacce ai giornalisti: “nei primi sei mesi del 2020, prima della pausa estiva, ci sono state 250 intimidazioni e minacce nei confronti di altrettanti cronisti”.

“Oggi comunque il dato saliente non è il numero dei giornalisti minacciati in Italia, stabilire se fra gennaio e giugno del 2020 siano stati 250 – prosegue Ossigeno – oppure 87 come ha detto il Ministero dell’Interno, o soltanto 3 come sostiene l’osservatorio della Commissione Europea. Il dato saliente è che in Italia ci sono dei giornalisti minacciati, e sono troppi per un paese libero come il nostro. Il dato saliente è che ciò è indiscutibilmente accertato ormai da tempo, è che questo fenomeno si manifesta nel nostro paese con gravi conseguenze sociali, mettendo a rischio molti giornalisti, danneggiando la libertà di informazione e la democrazia e limitando la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Il dato saliente, aggiungiamo, è che si fa poco o nulla per impedirlo”.

‘Ossigeno’ ha dato il suo contributo in diversi casi, come con la giornalista Maria D’Amico, condannata a risarcire una cifra impegnativa per il suo stipendio da freelance, mentre il giornale dove scriveva non poteva più aiutarla perché aveva dichiarato fallimento. Ha appoggiato e dato sostegno concreto anche a questo giornale, quando ha tentato di raccontare il disastro delle ex popolari venete.

Ovviamente anche ‘Ossigeno’ per poter continuare a sostenere chi tra mille difficoltà continua a credere in questo lavoro e in questa democrazia, ha bisogno di ossigeno, per esempio con il contributo derivato dalla donazione fiscalmente deducibile del 5×1000 .