di Martina Zambon dal Corriere del Veneto
Riconteggi al cardiopalma. Il rito di schede e verbali da vagliare dopo le elezioni si ripete ma, mai come per quest’ultima tornata elettorale, il colpo di scena è dietro l’angolo. Ultimo sorpasso a sorpresa è quello che vede riconfermato a Palazzo Ferro Fini l’uscente Nazzareno Gerolimetto a scapito di uno degli Zaia-boys più vicini al governatore Luca Zaia: Stefano Busolin già suo assessore a Caccia e pesca ai tempi della Provincia di Treviso. Il tutto per un pugno di voti: quindici. La Corte d’appello di Venezia avrebbe rifatto i conteggi delle preferenze su Treviso e confermato: dentro l’allevatore di tori di San Floriano e fuori Busolin di Paese, presidente per quattro mandati di Ascotrade. «Mi farebbe senz’altro piacere, – commenta Gerolimetto – ma al momento lo sto sentendo dai giornalisti, nessuna comunicazione ufficiale».
Per l’ufficialità, in effetti, ci sarà da attendere ancora un po’ perché i tribunali provinciali di Venezia, Padova, Vicenza e Verona ci stanno ancora lavorando. La proclamazione spetterà poi alla Corte d’appello che punta a chiudere la partita domani ma non esclude di dover arrivare a lunedì prossimo. Di errori, ai seggi e nel conteggio dei voti, si diceva, se ne segnalano tanti. Per fare un esempio, in Corte d’appello si è alzato più di un sopracciglio quando, sul referendum, il presidente di seggio, anziché inviare il numero dei votanti ha trasmesso quello degli aventi diritto. Colpa dell’inesperienza perché le elezioni di fine estate nell’anno del Covid hanno visto il fuggi fuggi dei presidenti di seggio storici e l’arruolamento in corsa di chi era disponibile.
Oltre alle schede dubbie, si conta anche più di qualche errore materiale. Emblematico, a Verona, quel «114» anziché «14» attribuito da un seggio cittadino a Filippo Rando, assessore allo sport del Comune di Verona. Numeri corretti alla mano, Rando è sceso dalla terza alla quinta posizione della lista Zaia «cedendo» così lo scranno di palazzo Ferro Fini ad Alessandra Sponda. Prima dei non eletti risulterebbe, quindi Elena Guadagnini che, se si concretizzasse l’ipotesi di Stefano Valdegamberi assessore (ma sono in pochi e tutti in riva al Garda a crederci)entrerebbe lei pure in consiglio.
Il toto giunta si intreccia strettamente con le speranze di chi è rimasto fuori dall’emiciclo veneziano per un soffio: i primi dei non eletti. A decidere del loro destino c’è anche l’intricato Cencelli della rappresentanza territoriale. L’ulteriore vincolo dei distinguo fra lista Zaia e lista Lega pare, invece, cadrà. Il segretario federale Matteo Salvini, nei giorni scorsi in Veneto, l’ha detto chiaramente: dopo il diktat che ha stipato in lista Lega quasi tutti gli assessori uscenti, sarà bene ripescarli per non render vano il loro «sacrificio».
C’è una casella cruciale nel sudoku della prossima giunta regionale: quella di Fratelli d’Italia. Se alla vigilia delle elezioni la riconferma di Elena Donazzan, assessore stakanovista delle due giunte Zaia pareva non solo certa ma anche passibile di upgrade per la vicepresidenza, oggi lo scenario appare più complesso. La sua conferma come assessore aprirebbe la strada a Joe Formaggio, molto vicino al coordinatore regionale del partito Luca De Carlo. Del resto, ragionano i colonnelli leghisti, far valere spietatamente il Cencelli di cui sopra, data l’autosufficienza della Lega, porterebbe a sacrificare Donazzan per far posto ad altri due bassanesi: Manuela Lanzarin e Nicola Finco. Chi allarga lo sguardo al teatro nazionale rileva che lo sgarbo sarebbe ingiustificabile con l’alleata Giorgia Meloni e quindi impraticabile. L’altro punto di domanda è ancora a Treviso. C’è chi giura che Marzio Favero sarà l’uomo nuovo per dare lustro alla Cultura, chi punta su Alberto Villanova (che libererebbe il posto a Busolin) ma anche chi rivuole Federico Caner al Balbi.
Chi non ha pensieri è Raffaele Speranzon, neo eletto con FdI, alle prese, ma l’ironia è involontaria, con «Posti Esauriti». Questa la scritta che campeggia sul post di lancio della festa di elezione in Consiglio Regionale di stasera. Testa bassa e al lavoro il gruppo del Pd. I sei neo consiglieri si riuniranno lunedì nella sede regionale di Padova per districarsi fra i tanti incarichi da coprire: capogruppo (e sembra sempre più probabile si debba dire cherchez la femme , segnatamente la combattiva Vanessa Camani), la vicepresidenza del consiglio, le commissioni e così via. Più ruoli che consiglieri. Nel frattempo il Pd annuncia per sabato un convegno intitolato «Lo stato di salute del riformismo in Veneto» ideato da Alessandra Moretti.
Intanto spera ancora Erika Baldin alle prese con l’annunciato ricorso al Tar del M5s per lo scranno perduto.