3 ottobre, Mediterranea Vicenza ricorda i migranti morti in mare e attacca governo e Ue: “vanno contro la società civile”

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Mediterranea Mar Jonio

La rete territoriale di Vicenza dell’ong dell’ex no global veneziano Casarini Mediterranea Saving Humans in occasione della Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione che si tiene il 3 ottobre  ricorda la tragedia del 3 ottobre del 2013, data in cui avvenne il naufragio del peschereccio libico con 518 migranti etiopi e eritrei in fuga da una terribile guerra. Tale naufragio si compì nel giro di alcune ore ad un miglio di navigazione da Lampedusa, provocando l’inabissamento della nave e la morte per annegamento di ben 368 profughi tra cui numerosi minorenni.

“Il 3 ottobre – spiega l’associazione – per Mediterranea Saving Humans è anche un giorno speciale in quanto proprio il 3 ottobre del 2018 nasceva questa inedita piattaforma della società civile italiana che varava (per la prima volta) una nave umanitaria battente bandiera italiana, la nave Mare Jonio che, con la barca a vela Alex, verrà impiegata nei due anni successivi per importantissime missioni di salvataggio. L’ultima missione, la nona, ha permesso recentemente all’equipaggio della Mare Jonio di porre fine ad una detenzione di fatto di 27 profughi tenuti sotto sequestro per 38 giorni sulla petroliera danese Maersk Etienne che li aveva trovati alla deriva, privi di acqua e di cibo già da tre giorni”.

“In queste condizioni gravissime di salute fisica e mentale erano stati letteralmente dimenticati dalle diplomazie europee, ma non da Mediterranea che in poche ore ha accolto i profughi e li ha portati a terra. Questo vecchio rimorchiatore, acquistato da Mediterranea SH e riadattato ai salvataggi anche nella fase di emergenza Covid, fino ad oggi ha compiuto più di 200 salvataggi in mare, un numero che dovrebbe essere motivo di orgoglio per tutti gli italiani e per tutti gli europei. Invece le navi umanitarie sono attualmente tutte bloccate per pretesti amministrativi da parte di un governo che, a parole, ha predicato la discontinuità con le pratiche dei Porti Chiusi salviniani e che, nei fatti, porta invece avanti il progetto di annullare ogni missione di salvataggio, pur nella piena consapevolezza che ciò comporta uno stillicidio di morti atroci per l’annegamento di bambini, donne e uomini che fuggono da quei lager libici di cui Amnesty International e l’ONU stesso hanno dimostrato la natura disumana”.

“Mediterranea Saving Humans, con le sue missioni finanziate dalla società civile italiana, da due anni a questa parte viene mantenuta attiva per affermare (con i fatti) che moltissimi italiani non sono disposti a limitarsi a fare semplici contabilità sul numero dei morti per annegamento essendo tale somma la drammatica cifra di 15 mila morti, dal 2014 al 2019.
Cifra che non accenna a esaurirsi poiché nell’anno in corso, il famigerato 2020, assistiamo all’inaugurazione di una nuova strategia messa in atto in modo non troppo nascosto dal governo italiano e dall’Unione Europea: tenere sotto sequestro amministrativo le navi umanitarie e gli aerei di perlustrazione delle ONG attraverso qualsiasi pretesto inedito nella tradizione marinaresca”.

“La conseguenza che ne deriva, e che Mediterranea Saving Humans denuncia, è la totale assenza di testimoni di decine e decine di morti che continuano ad avvenire lungo le rotte del Mar Mediterraneo. Persino il Piano europeo di revisione del Regolamento di Dublino, che prevede modalità nuove e più eque di ricollocamento dei migranti, trascura completamente il tema dei salvataggi e arriva invece a teorizzare maggiori aiuti economici alla Libia (quella stessa Libia della guerra civile in atto e della pratica dei campi illegale di detenzione e tortura) e addirittura teorizza pratiche tese a respingimenti legalizzati”.

“Dunque per l’Unione Europea di Ursula Van Der Leyen (e del Governo Conte 2) stop alle missioni di ricerca e soccorso da parte delle ONG e delle marinerie militari. Porti Chiusi.
Dunque Governo Conte 2 contro società civile italiana, nonostante la promessa (reiterata molteplici volte) di discontinuità con le politiche salviniane. Anche a Vicenza, tuttavia, la società civile si è espressa numerose volte e continuerà ad esprimersi contro questa politica e contro questa terribile narrazione che vede l’origine di ogni problema dell’Occidente nell’arrivo di nuovi soggetti da altre parti del mondo. L’emergenza sanitaria in atto dovrebbe aver insegnato a tutti che, invece, le problematiche sono sempre complesse e che alcune narrazioni contengono una natura tossica e propagandistica, come quella che vede il migrante come l’artefice della diffusione del virus. Tesi facilissima da smontare (per chi vuole praticare il pensiero razionale) dato che proprio i salvataggi operati dalle ONG hanno permesso di “censire” prima ancora dello sbarco, mediante test e tamponi, lo stato di salute di chi arriva che, fino a questo momento, è risultato nella grandissima parte delle volte negativo, a differenza di chi è sbarcato dalle navi turistiche e dagli aerei in ritorno dalle vacanze estive”.

“Serve coraggio, il coraggio di chi ha in mente il bene della società nel suo complesso ; ma il bene della società comporta anche una coscienza pulita. Lasciare morire persone in mare mentre cercano di salvarsi da torture, guerre e stupri, senza fare nulla per salvarle, insozza la coscienza di noi italiani e di noi europei”.

“Per questi motivi a Vicenza e in altre città del Veneto i gruppi/nodi territoriali/gli equipaggi di terra di Mediterranea, in collaborazione con altre associazioni attivamente impegnate nel campo dell’accoglienza, hanno organizzato incontri ed eventi volti a ricordare e commemorare il terribile naufragio del 2013, ma anche a esprimere il proprio dissenso nei confronti della criminalizzazione dei salvataggi in mare: eventi come quello che si è svolto lunedì 28 settembre presso Porto Burci, che ha visto la partecipazione di associazioni come Non dalla guerra, Legambiente, Refugees welcome e il Movimento Gocce di Giustizia, o come quello che si terrà a Padova il 2 ottobre in Piazza del Capitaniato alle ore 18,00 con relatori Luca Casarini (capo-missione), Sandro Mezzadra (docente di Filosofia politica nell’Università degli Studi di Bologna), Agnese Colpani (medico di bordo della Mare Jonio) e don Mattia Ferrari (capellano della Mare Jonio).

“Ma Il 3 ottobre, quest’anno – conclude la nota –  è anche il giorno nel quale un ex Ministro della Repubblica, dopo aver tentato di eludere attraverso il privilegio dell’immunità i tribunali, sosterrà una prima udienza di un processo che se mai si dovesse celebrare, lo vedrà come imputato di un reato grave, commesso usando il suo potere contro persone indifese e contro chi soccorre in mare. Quello che riguarda l’ex Ministro nel suo periodo di disgrazia tra l’altro, non ha la dignità di stare al fianco degli altri due. Anche perché, dopo due anni che siamo in mare abbiamo imparato a guardare alla sostanza”.