Formazione by Romano – Donazzan, silenzi anche in procura di Venezia su vicenda: ‘imbarazza’ Zaia e costringe VicenzaPiù a difendersi in tribunale 

Non si schiariscono le nubi sugli accertamenti che la procura veneziana «dovrebbe avere messo in campo» per fare luce sulla gestione del settore formazione di palazzo Balbi dopo le denunce di Sergio Berlato raccolte, via documenti e procura di Venezia, da VicenzaPiu.com, che va per questo a processo (aggiornamento dell'11 ottobre dell'articolo pubblicato il 9 ottobre alle 15.08, ndr).

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Fondi formazione, Il Gazzettino 20 giugno 2018 pagina 16
Il Gazzettino 20 giugno 2018 pagina 16

Che fine ha fatto la vicenda della «controversa» gestione dei fondi per la formazione amministrati dalla Regione Veneto? Tempesta in un bicchier d’acqua, caso montato ad arte o materia per investigatori di polizia giudiziaria si tratta ad ogni modo di una storia di dossier e di informazioni «riservate» che Sergio Berlato (ai tempi consigliere regionale veneto oggi eurodeputato di Fdi) fece deflagrare arroventando la temperatura a palazzo Ferro Fini quando qualche anno fa ebbe modo di «raccogliere» una serie di incartamenti che mettevano «in imbarazzo» l’assessorato alla formazione già allora capitanato dalla bassanese Elena Donazzan (da anni avversaria di Berlato e che con Berlato però condivide la parabola politica che da Fi l’ha portata appunto in Fratelli d’Italia).

Sergio Berlato, ex consigliere regionale e presidente III Commissione, ora eurodeputato
Sergio Berlato, ex consigliere regionale e presidente III Commissione, ora eurodeputato

Un imbarazzo che in qualche modo lambì pure il governatore leghista Luca Zaia oggi fresco di rielezione, visto che da sempre la Donazzan è considerata uno degli assessori più fidati del presidente.

UN CASO REGIONALE

«L’affaire Romano», così come è noto nell’ambiente regionale (dal nome di Santo Romano all’epoca dei fatti uno dei dirigenti apicali del settore formazione a palazzo Balbi), deflagrò definitivamente sulla stampa nazionale il 23 dicembre 2017 quando Il Fatto quotidiano parlò di «un documento di 569 pagine riguardante la gestione delle scuole professionali, un affare da 90 milioni di euro all’anno», che «aveva gettato lo scompiglio a Venezia».

Romano e Donazzan illustrano i fondi per la Formazione FSE
Romano e Donazzan illustrano i fondi per la Formazione FSE

La questione singolare però è che Il Fatto non parlò tanto della vicenda in sé. Bensì parlò più segnatamente della vicenda giudiziaria (fatta di denunce in sede civile e querele in sede penale) alla quale andò incontro Giovanni Coviello direttore responsabile di VicenzaPiu.com, dopo che la testata da lui diretta dell’affaire Romano parlò approfondendo in lungo e in largo un argomento affrontato per vero, ancorché a spezzoni, pure da altri quotidiani veneti.

Si tratta di vicende «di spessore» che più di tanto, però, non fecero discutere la politica regionale. Il che in casi del genere vale soprattutto per le opposizioni che di solito cercano di mettere in evidenza le défaillance dell’amministrazione.

«GROVIGLIO KAFKIANO»

Il bavaglio per Giovanni Coviello al tribunale di Vicenza
Il bavaglio per Giovanni Coviello al tribunale di Vicenza

«Senza entrare nel merito del contenzioso né delle richieste esorbitanti indirizzate nei miei confronti  non posso non constatare il groviglio kafkiano nel quale mi sono venuto a trovare – ha rimarcato a più riprese Coviello – perché se da una parte i procedimenti a mio carico viaggiano a velocità supersoniche, di quel carteggio monstre, che chiaramente imbarazza la giunta Zaia, poco o nulla si sa. E tengo a precisare che si tratta per di più di un carteggio che Zaia stesso, come conferma appunto anche Il Fatto, portò in procura. Un carteggio del quale Vicenzapiu.com diede conto e del quale la Procura di Venezia è venuta formalmente a conoscenza».

Poi un’altra riflessione: «Chi si occupa di cronaca giudiziaria dovrebbe saper bene che a fronte di notizie del genere la magistratura è tenuta ad aprire un fascicolo: ergo la magistratura dovrebbe avere messo in campo una serie di indagini. Tuttavia il prosieguo di questa storia a quanto mi consta è avvolto nel mistero. Il che aumenta la sgradevole sensazione che la bile di certuni si sia palesata non per i contenuti di quel dossier, com’è naturale che dovrebbe essere, ma perché qualche giornale ha deciso di mettere quegli affari in piazza».

Lo sconcerto di Coviello per vero è noto e venne sintetizzato proprio nel titolo dell’articolo de Il Fatto il quale apriva così la pagina: «Veneto, Regione vuole 410mila euro da giornale online: “Diffamati”. Ma la fonte del sito è un dossier dato da Zaia ai pm».

FIRMA Da sinistra Ines Maria Luisa Marini, Luca Zaia, Bruno Cherchi (Il Gazzettino 20 giugno 2018)
FIRMA Da sinistra Ines Maria Luisa Marini, Luca Zaia, Bruno Cherchi (Il Gazzettino 20 giugno 2018)

Coviello in ultimo solleva anche una questione di opportunità: «Come tutti sanno per eventuali illeciti penali in capo alla amministrazione regionale veneta la procura competente è quella di Venezia. Ora stando al Gazzettino del 20 giugno 2018 in pagina 16 si legge che la Regione Veneto ha stipulato una convenzione con la quale finanzia con oltre un milione di euro, anche con fondi che passano al vaglio del settore formazione, direttamente o indirettamente il lavoro del personale amministrativo di cui proprio quegli uffici giudiziari, tra i quali non c’è solo la procura per vero, sono carenti. Si tratta di una pratica perfettamente legittima ma che può fare sorgere il dubbio nel cittadino che la magistratura possa in qualche modo esser portata a tenere conto di questa situazione mentre svolge i propri compiti».

LA DOMANDA SUL CAPO DEL PROCURATORE

Ad ogni buon conto Coviello non è l’unico a interrogarsi sul destino «di quel dossier monstre» consegnato «da Zaia ai pm». La domanda se l’è posta anche Berlato il quale come ricorda il quotidiano romano a più riprese «brandì» quel carteggio affinché chi di dovere facesse chiarezza.

Consiglio della Regione Veneto, missiva Berlato al procuratore Cherchi protocollo 119/2019
Consiglio della Regione Veneto, missiva Berlato al procuratore Cherchi protocollo 119/2019

E tant’è che proprio Berlato il 25 giugno 2019 invia al procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi una missiva molto precisa. Una missiva, che è agli atti del Consiglio della Regione Veneto al protocollo 119/2019 nella quale l’ex consigliere chiede allo stesso procuratore lumi sulla vicenda. «Con la presente – si legge – mi permetto dopo più di due anni dalla data della presentazione del mio esposto di rinnovare la richiesta di informazioni al fine di avere contezza in ordine allo stato delle indagini e dell’ipotizzabile procedimento penale, rendendomi fin da subito disponibile per fornire ulteriori elementi che reputo possano essere utili al prosieguo del procedimento stesso».

IL SILENZIO E «IL CASTIGO»

Ma che cosa risponde al riguardo il procuratore? Chi scrive ha chiesto al dottor Cherchi un commento al riguardo, ma, almeno per il momento, non è giunta alcuna risposta. Anche a Zaia chi scrive ha domandato di esplicitare il punto di vista dell’esecutivo regionale: ma anche in questo caso non è pervenuta alcuna risposta.

In passato a dire la sua sulla gestione dei fondi per la formazione era stata pure la Donazzan la quale nella querela sporta nei confronti di Coviello non solo aveva difeso il suo assessorato ma aveva confutato fieramente le accuse spiegando che il dossier di cui avevano dato conto i media, anche alla luce delle risultanze di un rigoroso accertamento amministrativo interno, non fosse corroborato da alcun elemento circostanziato.

Frattanto a Vicenza il 13 ottobre alle 10,30 del mattino ci sarà una nuova udienza del processo per diffamazione che vede imputato Coviello (al quale non manca l’ironia quando dice che questo è il peso del suo «castigo») in seguito ad una querela sporta nella primavera del 2017 per l’appunto «dall’assessore Donazzan nonché da altri funzionari regionali all’epoca in forza al referato della formazione».