Può attendere almeno 6 anni e 129 giorni la realizzazione della Pedemontana Veneta, superstrada a pagamento che – dalla A4 alla A27 – attraversa le province di Vicenza e Treviso, su cui la Regione ha puntato centinaia di milioni di euro. L’annuncio del ritardo monstre è stato dato, quasi inconsapevolmente, con un comunicato della Struttura di Progetto dopo il dissequestro ottenuto dalla Procura di Vicenza di un cantiere fermo dal 2017 “sulla canna sud, lato Castelgomberto” di una galleria, a causa di una voragine profonda 25 metri e larga una trentina. La stessa nota dà conto delle difficoltà trovate “dall’altra parte, lungo la canna nord” dove si è continuato a scavare: “La galleria è naturale, in terreno sciolto (caratteristiche che impongono medie di avanzamento giornaliere molto ridotte, circa 80 cm al giorno)”. Un dato che conferma come la Pedemontana non potrà essere finita prima del 2027. La Regione informa che della galleria nord (lunga 5,824 km) sono stati finora scavati 3 km. Mancano ancora 1,333 km sul lato di Vicenza, e altri 521 metri sul lato di Treviso, per un totale di 1,855 km. Ma se le “medie di avanzamento” sono “di circa 80 centimetri al giorno”, per ultimare il solo scavo della galleria (mancherebbe poi l’arredo stradale) servono 2.319 giorni di lavoro, festività comprese. Ovvero 6 anni e 129 giorni, salvo improvvise accelerazioni. “È il caso di dire che si comincia a vedere la fine del tunnel”, annuncia la Struttura di progetto. La realtà è ben diversa, visto che nel 2013 il fine lavori era stato previsto per il 2016 dallo stesso governatore Luca Zaia. Poi è stato spostato all’11 settembre 2020”. Il tempo è scaduto un mese fa: sono stati aperti solo 11 km dei 94 previsti. In realtà, gli intoppi per la maggiore opera cantierata in Italia (costo 2 miliardi 300 milioni di euro più Iva) non sono finiti. È stato dissequestrato ieri il cantiere bloccato nel 2016 per il crollo della volta che uccise un operaio e la Regione ha chiesto alle imprese “un nuovo cronoprogramma con tempi definiti”. Ma quale se si procede a 80 centimetri al giorno? Le 14 persone indagate fanno parte della direzione tecnica, della contraente Sis e della concessionaria Società Pedemontana Veneta. C’è poi un’inchiesta sui materiali utilizzati non a norma Ue. Il raccordo con la A4 è legato ai lavori dell’alta velocità e rischia di andare alle calende greche. La prima pietra risale al 2011. Nel 2017 la Regione finanziò con 300 milioni il Consorzio Sis per sbloccare l’impasse dei lavori. Ma così la giunta Zaia si è assunta i rischi economici legati al volume del traffico nei 39 anni di gestione del concessionario. Quei 7 anni di ritardo rischiano di far saltare tutti i piani finanziari relativi ai pedaggi. E a pagarne le conseguenze sarebbero i contribuenti.
di Giuseppe Pietrobelli, da Il Fatto Quotidiano