Alessio Villarosa, il sotto…segretario con delega (rimossa) alle banche dopo “i suoi errori sul FIR” con annessa video-selfie dipendenza accompagnata da abusi di post, sta ora martellando le agenzie, sembrerebbe con un ghost writer più attrezzato di lui.
In questo modo “l’inutile bomboniera“, come lo definisce il suo ex collega pentastellato nonché nostro collega giornalista Gianluigi Paragone, vuole convincere noi ma, forse, soprattutto, se stesso e il suo profondo ego che il ministro Gualtieri non lo avrebbe fatto fuori per rimediare all’errore di dargli le deleghe che il suo predecessore Tria mai si sognò di “girare” a lui e al suo precedente collega gialloverde Bitonci, ma per rimuovere la barriera possente quanto il Mose eretta dal nostro Alessio contro l’inciucio 2, l’acquisizione del residuo “filetto” di Mps da parte di Unicredit con gli attesi regali miliardari che otterrà per lei il suo neo presidente Padoan, che, da ministro, nell‘inciucio 1 regalò a Intesa Sanpaolo le migliori bistecche di BPVi e Veneto Banca incartate in 4.75 miliardi delle Lca, cioè dei soci se creditori.
Dopo la “mosaica” AGI di ieri, che fa seguito alla drammatica Ansa sulla rimozione del 16 ottobre, Adnkronos titola, riferendosi a Villarosa, “No a ex ministri e deputati PD ai vertici” di Mps… la domanda “”Zingaretti, Gualtieri ed il Pd con la delega ‘banche’ immaginano un assetto del sistema creditizio fatto da grandi banche gestite dai suoi ex ministri e parlamentari?” a cui segue il “niet”, a sua detta, del M5S ma soprattutto suo visto che in questi giorni i pentastellati più che per le casse pubbliche di Mps e private di Unicredit sono preoccupati per parte delle proprie ingoiate da Rousseau.
Dicevamo del tentato “miglioramento” mediatico di don Alessio Villarosa e/o del suo ghost writer, ma, leggendo l’Adnkronos, ci ricascano i… confetti.
Se sono criticabili le porte girevoli tra partiti e aziende, ben lo sa il sotto…segretario che prima di donarsi alla politica lavorava per la società del fratello poi finita male nel settore della finanza,
- nessuno può impedire a un ex ministro o a un deputato, per giunta in via di di(s)missioni di assumere incarichi in un’azienda privata come, peggio, nessuno può impedire ai politici e parapolitici di tutti i partiti, incluso il suo particolarmente “affamato”, di assumere cariche e incarichi di vertice in aziende pubbliche o partecipate dal pubblico
- se Padoan proverà ad avvantaggiare Unicredit come suo presidente almeno lo farà alla luce del sole e non con la giacca e cravatta che indossò nella notte tra il 25 e il 26 giugno 2017 quando firmò, da ministro, il banchicidio delle ex popolari venete e staccò un assegno di 4.75 miliardi a nome dello Stato da prelevare, poi, dalle casse delle loro liquidazioni coatte per pagare i… becchini. La trasparenza non è un credo a 5 Stelle?
Per giunta, in questo caso, vedremo se l’ex ministro, ora parlamentare Pd eletto proprio a Siena con un plebiscito di voti, sarà capace di trovare, contestualmente alla cessione della parte buona di Monte dei Paschi di Siena a Unicredit a… un euro e in assenza delle casse delle venete in Lca, i soldi da “bonificare” a Unicredit.
Se Padoan da super manager scoverà per Unicredit, né a spese dei soci né a carico, diretto o indiretto, dello Stato, che già ci ha rimesso 6 miliardi nella momentanea nazionalizzazione di PS, i soldi, non suoi né dello Stato, gestiti con più facilità da ministro, beh, allora, caro Villarosa, sa cosa dovremmo fare?
Richiamare Padoan a gestire le casse nazionali…
P.S. Quando Adnkronos titola il pensiero del sotto…segretario senza più deleghe alle banche con un “no” a incarichi di vertice in Unicredit a ex ministri e politici Pd, dobbiamo pensare che se quelle “sediole” andassero ad altri partiti, tipo quello gestito dalla società privata di Casaleggio, tutto andrebbe bene?
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