Covid, Bruxelles pensa a lockdown condiviso europeo: “agire insieme”

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di Fabio Martini su La Stampa

Serve ancora una mattinata di consultazioni, non è detto che arrivi in porto, ma l’ipotesi è suggestiva, clamorosa, per certi versi storica: arrivare ad un lockdown europeo. Con un’intesa, non necessariamente, tra tutti e 27 dell’Unione, ma con una ragionevole maggioranza dei Paesi, che potrebbero adottare un provvedimento di chiusura, sia pure valutando misure adattate alle diverse realtà nazionali. Se ne è parlato ieri sera in una telefonata tra il presidente del Parlamento europeo David Sassoli e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Il primo ha suggerito l’ipotesi e la seconda, dopo averci ragionato assieme, ha apprezzato e ha assicurato di pensarci, valutando la possibilità di farla propria e presentarla oggi al Consiglio europeo straordinario, convocato nel tardo pomeriggio in videoconferenza. Non è ancora una presa in “carico” ma c’è l’idea di parlarne questa mattina in via preliminare con alcuni capi di governo. Si consumerà dunque una mattinata di consultazioni e anche se la proposta potrebbe cadere, senza essere portata al Consiglio, ieri sera era un’ipotesi in piedi, che persuadeva la presidente della Commissione.

Una proposta che in partenza sconta già l’impossibilità di trovare l’unanimità dei 27, un Paese come la Svezia, da mesi ormai, si è attestato sulla linea radicale della non-chiusura, scartando ogni ipotesi anche soft di lockdown e dunque, si valuta a Bruxelles, non aderirà mai ad un accordo così vincolante. E lo stesso atteggiamento di chiusura potrebbe essere assunto da altri Paesi.

Ma l’ipotesi accarezzata da Von der Leyen e Sassoli non è quella di un voto, di un impegno vincolante per tutti, ma invece di una proposta della Commissione aperta all’adesione degli Stati membri. Anche se dovesse essere presentata nella formula più soft, Von der Leyen vuole prima parlarne con i Paesi-guida dell’Unione e questa mattina – prima del vertice – chiederà cosa ne pensino la Cancelliera Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron e naturalmente anche i leader dei Paesi che finora hanno maggiormente resistito ad ogni restrizione delle libertà personali.

Nelle ultime 48 ore, Germania, Francia e Olanda hanno ceduto all’idea di misure più drastiche, i prossimi Paesi destinati a “cedere” sono Spagna e Belgio: tutti questi Paesi assieme all’Italia e agli altri che hanno già adottato chiusure parziali – si ragiona a Bruxelles – potrebbero sentirsi “alleggeriti” da un lockdown su vasta scala. E nell’eventualità che la proposta arrivi al tavolo dei 27 e sia accettata, si immaginava come suggestiva l’ipotesi che, sia pure per un limitato periodo di tempo, in buona parte dei Paesi dell’Ue possano avere libertà di circolazione soltanto gli studenti, che lontani da qualsiasi assembramento, vedrebbero diminuire le possibilità di essere contagiosi.

La presidente della Commissione, in vista del vertice straordinario di oggi, ha sostenuto che la situazione della pandemia di coronavirus è «molto seria» e «occorre intensificare la nostra risposta nell’Unione europea», invitando tutti gli Stati membri a collaborare strettamente nella lotta al Covid-19 che in Europa in questo momento corre veloce. Per potenziare il tracciamento e intensificare l’accesso ai test rapidi con risultato in 15 minuti, anche se meno affidabili, Bruxelles ha stanziato 100 milioni di euro. Serve agire tutti insieme». E sempre con l’idea di un’azione comune e ben coordinata ha proposto: «I test antigenici rapidi stanno arrivando sul mercato. Questo può avere un ruolo significativo ma noi proporremo un approccio comunitario alla loro approvazione e utilizzo».