Covid, +Europa Veneto: “tamponi, Zaia aiuti medici di base con soldi Mes”

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Anna Lisa Nalin e Corrado Cortese, entrambi portavoce di +Europa Veneto, e Giorgio Pasetto, esperto area sanità di +Europa Veneto nonché  coordinatore +Europa Verona, commentano in una nota la somministrazione dei tamponi per ricercare il Covid da parte dei medici di base. La misura è stata annunciata la settimana scorsa dal governatore veneto Zaia e avallata anche dal premier Conte. Già da questa settimana i testi rapidi dovrebbero essere arrivati negli studi dei medici di base e Zaia ha anche annunciato che i medici che non faranno i tamponi verranno sanzionati. “Anche se con estremo ritardo, finalmente Zaia ha capito che il corona virus si combatte con tamponi a tappeto, tracciamento organizzato dei contagi, trattamento – affermano gli esponenti di +Europa Veneto -. Quello che ancora sembra non avere capito è come vada fatto. –  La strategia di incaricare la rete sanitaria più capillare del territorio, cioè i medici di base, è quella necessaria e rappresenta una adeguata, anche se tardiva inversione di tendenza da parte del Presidente del Veneto. Tuttavia dopo sette mesi dall’inizio della pandemia non ci sono le premesse perché questo compito possa essere svolto con sicurezza ed efficacia.”

+Europa Veneto rileva le gravi carenze tecniche e logistiche e l’inopportunità di certi modi comunicativi, le pressioni e le forzature verso la rete dei medici di base. “Ai medici di base non sono stati dati presidi di protezione e non è stato assicurato alcun aiuto adeguato per le necessità logistiche, organizzative dei loro ambulatori. – sottolinea Giorgio Pasetto, esperto per area sanitaria di +Europa Veneto oltre che coordinatore gruppo +Europa Verona – Dovranno dotarsi di locali adeguati, sanificarli, mettere in sicurezza i loro normali assistiti, avere personale infermieristico e poi si occuperanno di tracciare e mappare i contagi. Si dovrà anche considerare la formula dei tamponi in modalità “drive” in in spazi esterni agli ambulatori”.

La verità è che ancora una volta chi opera davvero e seriamente nella sanità dovrà lavorare tra una regione che si nutre di propaganda e un governo centrale che nasconde la sua inefficienza con i DPCM settimanali. Se la sanità veneta incarica i medici di base di tappare i suoi buchi, riconosca la loro importanza di conseguenza. Un lavoro enorme sul quale si è già in grave ritardo, colmabile solo con un impegno economico immediato che può venire soltanto da finanziamenti straordinari.

“La soluzione si chiama MES – continua Cortese – ma deve essere una decisione forte e condivisa. Per questo chiediamo che Zaia e il Consiglio regionale tutto si esprimano una volta per tutte a favore del MES, come da tempo +Europa Veneto ha richiesto.”

 

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