Covid, Zaia ‘buonista’ come papa Francesco: “se passiamo dal noi all’io perdiamo la guerra”

Il presidente del Veneto a Repubblica: "si è perso lo spirito di sfida comune di marzo e aprile". In arrivo possibili misure contro gli assembramenti. Ma non era lui che diceva che in bar e ristoranti non ci sono contagi?

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Zaia in diretta tv con... l'aureola
San Zaia in diretta tv con... l'aureola

Il presidente del Veneto Luca Zaia, per combattere il Covid, punta ora sulla filosofia, sul paternalismo, o sul buonismo di papa Francesco? “Se passiamo dal noi all’io perdiamo la guerra al Covid” spiega in un’intervista su Repubblica, giornale un tempo odiatissimo dagli alleati politici di Zaia, Salvini e Berlusconi in primis, ma che oggi, con il passaggio di proprietà e il cambio di direzione, viene probabilmente visto come punto di riferimento dell’elettorato moderato. Il Veneto è stato confermato zona gialla secondo la classificazione del rischio epidemiologico stabilita dal ministero della Salute nell’ultimo Dpcm e nonostante i contagi elevati. Questo perché il numero di terapie intensive occupate evidentemente non desta preoccupazione, ma la pressione sugli ospedali c’è, soprattutto per i malati non gravi. Per questo Zaia sta insistendo sui tamponi dai medici di base, dai veterinari, dall’esercito, e sulle cure domestiche, e l’assessore e vice Lanzarin ha chiesto personale medico-ospedaliero e infermieristico a Roma. “Si è perso lo spirito della sfida comune, quello che ha segnato l’emergenza di marzo e aprile. – dice Zaia a Repubblica -. Sul fronte ospedaliero stiamo tenendo, almeno in Veneto. È sul piano sociale che la situazione mi preoccupa, perché è lì che si consuma la vera battaglia. È cambiato tutto rispetto alla prima ondata di primavera: il Covid non sembra più un problema della comunità, ma del singolo che viene contagiato, del paziente che finisce ricoverato. Siamo passati dal noi all’io. E così rischiamo di perdere la guerra all’epidemia”.

Il governatore veneto usa l’atteggiamento da buon padre di famiglia e sembra chiedere un favore ai veneti, cioè di tirar fuori il loro senso di responsabilità. Del resto il popolo veneto, come a lui piace chiamarlo, gli ha dato il 76% dei voti poco più di un mese fa. E allora lui, da buon pastore, in maniera evangelica, cerca di guidare il suo gregge con parole che invitano ad abbandonare l’egoismo e l’individualismo e sentirsi invece appartenenti a una stessa comunità, alla stregua, appunto, di papa Francesco. Ma almeno Bergoglio sosteneva che bisogna cambiare anche sistema economico. Per Zaia invece l’egoismo è solo quello del bar (che però lui non avrebbe chiuso alle 18) non del profitto delle fabbriche. Anche a maggio la Regione Veneto prese di mira la movida, e non fabbriche e autobus, in quello spot girato tra l’altro a Vicenza. Oggi, in conferenza stampa alle 12:30, potrebbe annunciare misure restrittive contro gli assembramenti, in attesa del picco previsto per metà mese. Prima però la carota, poi eventualmente il bastone. Purché si bastoni solo chi non conta nulla, come Bepi che va al bar con gli amici.