Dopo la notizia circolata ieri che l’azienda Pfizer ritiene il suo vaccino anti-Covid efficace al 90%, oggi circola quella di un accordo del ministro Speranza per avere 1,7 milioni di dosi a metà gennaio. Dopo il bastone delle chiusure, la carota del vaccino. Così la guerra al Covid è anche psicologica.
Tommaso Ciriaco su Repubblica
Ministero della Salute, 29 ottobre scorso. Alcuni dei massimi rappresentanti della Pfizer si collegano in video-conferenza con Roberto Speranza. L’incontro è riservatissimo, l’obiettivo vitale: pianificare tempistica, dettagli tecnici e logistici per avviare la vaccinazione anti Covid di 1,7 milioni di italiani già a partire dalla seconda metà di gennaio 2021. La previsione, infatti, è che l’Agenzia europea possa vagliare l’ultima fase della sperimentazione e approvare il farmaco tra la fine di dicembre e la prima metà di gennaio. Dal 20 gennaio — questa la previsione, giorno più, giorno meno — il governo partirebbe con l’immunizzazione di tutti gli operatori sanitari e di buona parte degli ospiti delle Rsa. L’esercito collaborerà al trasporto dei materiali e alla pianificazione della logistica. Per completare questa prima fase — a cui lavora, riservatamente, una commissione istituita presso il ministero della Salute — occorreranno «alcune settimane».
Quando Speranza incontra i vertici Pfizer, l’epidemia galoppa già fuori controllo. Nulla cambia nei giorni successivi, tanto che nel governo si riprende a ipotizzare un lockdown generale da far partire nel corso della prossima settimana. Anche per questo, allora, la tempistica del vaccino diventa fondamentale. Ne discutono a lungo il ministro e i vertici della Pfizer. La sensazione è che il colosso farmaceutico speri davvero di ottenere entro fine dicembre il semaforo verde dell’Ema. Più probabile, però, che l’ultima fase della sperimentazione rubi qualche settimana in più e si arrivi fino a metà gennaio. A quel punto, però, scatterebbe immediatamente il piano di vaccinazione, visto che la produzione è già iniziata.
Il contratto per la fornitura è europeo. Speranza, assieme al ministro tedesco della Salute, è intenzionato a chiudere il patto di distribuzione tra gli Stati membri entro venerdì. All’Italia spetterà quasi certamente il 13,5% del totale della prima tranche. Si tratta di 3,4 milioni di dosi. Trattandosi di un vaccino che ha bisogno di due somministrazioni, significa fornire una copertura a circa 1,7 milioni di persone. Come organizzare la più grande operazione di vaccinazione su larga scala della storia dell’umanità è oggetto del lavoro della commissione istituita al ministero. I problemi logistici, oggetto dell’incontro ultrariservato con il ministero, sono imponenti: dove e come conservare milioni di vaccini, come trasportarli in sicurezza, dove effettuare le punture? Di certo, sarà coinvolto il commissario all’emergenza Domenico Arcuri. Ed entrerà in campo anche la sanità militare, con un delegato del ministro della Difesa Lorenzo Guerini. L’esercito si occuperà del trasporto, forse di allestire alcune delle strutture necessarie a somministrare il vaccino. Si partirà, come detto, dal personale sanitario e dalle Rsa. Tutti i dettagli finiranno nel piano che Bruxelles pretende il prima possibile dai governi.
E d’altra parte sono proprio i tempi, come detto, ad essere fondamentali in questa storia. Perché nulla lascia pensare che il Covid rallenterà nei prossimi mesi. E nel governo inizia a farsi largo uno scenario estremo: un lockdown generalizzato entro la prossima settimana, che uniformi le numerose restrizioni regionali. Se infatti nei prossimi giorni altri territori dovessero aggiungersi al lungo elenco delle aree soggette a restrizioni (ieri la Puglia ha evitato il passaggio a zona rossa per uno 0,02% dell’indice Rt) una stretta nazionale fino a metà dicembre potrebbe diventare inevitabile. E coinvolgere pure la scuola, anche se sul punto lo scontro nell’esecutivo è durissimo.
I numeri, d’altra parte, sono da brividi. I ricoveri ordinari sono 27.636 e già oggi l’Italia potrebbe sforare la soglia di 28.936, che corrisponde al picco del 4 aprile scorso. Lo stesso vale per le terapie intensive: sono 2.749 ed entro dieci giorni la soglia di 4.068 malati della prima ondata sarà superata. Già solo a causa di questi dati, novembre dovrà scontare una dolorosa riduzione di molte attività ordinarie negli ospedali, con pesanti conseguenze sui malati. Giuseppe Conte, però, vorrebbe evitare queste misure estreme: non solo la chiusura delle scuole, ma anche un lockdown generalizzato. La scommessa del premier è di invertire la curva entro 7-10 giorni, prima di superare il punto di non ritorno per le strutture ospedaliere. Qualche segnale positivo si è registrato, visto che l’ultimo incremento settimanale dei positivi è stato del 15%. Finché la curva non cala, però, l’alternativa più probabile resta sempre il blocco totale.
Il vaccino serve anche a questo: a indicare una luce in fondo al tunnel, a far eventualmente digerire al Paese anche alcune settimane di chiusura generalizzata. Tenendo a mente anche un altro scenario che lascia sperare: se pure il vaccino AstraZeneca dovesse bruciare le tappe ed essere pronto entro gennaio, l’Italia potrebbe vaccinare subito un altro milione e mezzo di cittadini.