Emergenza abitativa, Confederazione nazionale inquilini associati: “usare Recovery Fund per housing sociale”

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Casa affitto
Casa a Vicenza, un esempio

Egidio Rondelli e Giovanni Bertacche, rispettivamente segretario generale e coordinatore nazionale di CO.N.I.A.-Confederazione Nazionale Inquilini Associati in un comunicato affrontano il tema dell’emergenza abitativa. Se in molti parlano di blocco degli affitti e degli sfratti, l’associazione è invece contraria al concetto stesso di sfratto. “C’è chi invoca il blocco degli sfratti. Ma noi non vogliamo nemmeno sentire: sfratto. Che descrive un atto di violenza, perciò drammatico non meno che umiliante per le parti coinvolte. Così blocco, non solo non risolve che anzi aggrava la situazione perchè da un lato l’inquilino si sente minacciato e dall’altra il locatore passa per un opportunista”.

“L’abitare locativo va così peggiorando ogni giorno di più e non solo per quei rinvii
sconsiderati, senza soluzioni per il futuro. L’edilizia “regionale” pubblica un disastro già ante Covid con liste d’attesa, cioè famiglie riconosciute bisognose di un’abitazione sociale pari a 650 mila (fonte Federcasa) per una media di oltre 32 mila famiglie per Regione.
Come si pensa allora fronteggiare, dopo questo dannato periodo, il bisogno di alloggi se già oggi, come segnala il Censis, sono 5 milioni gli italiani senza pasti regolari e dunque senza casa e bisognosi di tutto? Allo sblocco degli sfratti saranno milioni le famiglie, quelle che dovranno lasciare casa e molte anche quelle che non troveranno chi gliele affitta, anche per sfiducia degli stessi proprietari beffati così a lungo” prosegue la nota.

“E intanto perdurando questo blocco, saranno proprio loro, i locatori, a sollevarsi per il
trattamento subìto, espropriati di fatto, senza indennizzi. Dove dunque sistemare tutte quelle famiglie con l’edilizia regionale pubblica al collasso? Le Regioni, così esibizioniste non ci fanno una bella figura tanto più ora assorbite come sono dalla Sanità; non potranno perciò che arrendersi, riconoscendo di aver clamorosamente fallito. Se poi anche il privato per l’esperienza appena vissuta non è più disponibile a firmare nuovi contratti, sempre che trovi ancora qualcuno con i mezzi per farvi fronte, non resta che cambiare decisamente direzione.
Fra le soluzioni per fronteggiare l’emergenza, il più adatto ci pare l’housing sociale.
Certo necessita la collaborazione tra pubblico (nel caso il governo) e il privato, nell’acquisizione di immobili da adibire ad abitazione a canone sostenibile con assegnazioni senza le burocrazie (liste e graduatorie) che tanto hanno impantanato fin qui l’edilizia regionale pubblica”.

“Una voce consistente del recovery fund andrà dunque riservata all’housing sociale.
Il relativo impegno di spesa andrà posto subito a bilancio, tenuto conto che ogni ritardo, tanto irresponsabile delle Regioni quanto incomprensibile del Governo, non può passare senza
conseguenze e che la gravità della situazione alloggiativa può esplodere da un momento all’altro”.