Sanità, non solo Calabria: 34 aziende sanitarie e ospedaliere commissariate in Italia

Secondo Openpolis da marzo ad oggi 4 commissariamenti in più e 26 cambi di vertice

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Sanità veneta, corsia di un ospedale
Sanità veneta, corsia di un ospedale

Ad oggi sono 32 le aziende ospedaliere o sanitarie che al proprio vertice hanno un commissario straordinario. A queste bisogna poi aggiungere due realtà calabresi: l’azienda sanitaria provinciale di Crotone e l’azienda ospedaliera Mater domini. Qui infatti è in carica un direttore generale facente funzioni ma solo perché il commissario si è dimesso e non è ancora stato nominato il suo successore. Infatti stando al nuovo decreto Calabria il nuovo commissario ad acta della regione, Guido Longo, dovrà procedere alla nomina di commissari per tutte le Asl e le Ao della regione, ad esclusione delle due commissariate per infiltrazione della criminalità organizzata.

A parte la Calabria in altre due regioni tutte le aziende sanitarie risultano commissariate: la Valle d’Aosta e l’Umbria. La Valle d’Aosta tuttavia è un caso particolare visto che in questa regione esiste una sola azienda sanitaria. In Umbria invece sono commissariate sia le 2 aziende sanitarie che le 2 aziende ospedaliere. I nuovi commissari sono entrati in carica a luglio e dovrebbero mantenere l’incarico fino alla fine dell’anno con lo scopo di dare il tempo alla regione di riorganizzare la sanità umbra. Ai commissari sono state date anche competenze specifiche per affrontare questa fase di transizione, al termine della quale le strutture sanitarie dovrebbero tornare ad essere gestite in termini ordinari.

A inizio marzo 2020, quando l’emergenza sanitaria era appena agli inizi, erano 30 le aziende commissariate, contro le 34 attuali. Un aumento che si spiega con alcuni nuovi commissariamenti che hanno avuto luogo in Basilicata, Lazio, Piemonte e Sicilia, nonostante il numero di strutture commissariate sia invece calato in Campania ed Emilia-Romagna.

Più in generale però sono stati molti di più i cambi al vertice avvenuti proprio nei mesi in cui era in corso l’emergenza da Covid-19. Un fatto che in alcuni casi può essere spiegato con la naturale scadenza del contratto del direttore generale in carica. In altri casi invece si tratta di situazioni particolari da analizzare singolarmente. Nel complesso tuttavia si rileva come in circa il 15% delle Ao e delle Asl siano cambiati i vertici in carica proprio nel corso di una fase così delicata.

Ventisei le aziende sanitarie o ospedaliere in cui, da marzo 2020 ad oggi, è cambiata almeno una volta la persona che ricopriva l’incarico di direttore generale o di commissario straordinario. Ben 8 dei cambi al vertice riguardano l’Emilia-Romagna dove i vertici delle strutture andavano in scadenza poche settimane dopo le ultime elezioni regionali.

I dati presentati sono il risultato di un’analisi basata sul monitoraggio dei siti delle Asl e delle Ao. Le informazioni dunque sono quelle presenti sui siti istituzionali. Tuttavia, in alcuni casi, i siti non risultano aggiornati oppure presentano informazioni diverse in pagine diverse.

Una questione che in alcuni casi si manifesta in maniera particolarmente grave ma che, in misura diversa, è presente in molti siti delle aziende sanitarie. La mancanza di informazioni attendibili sui siti di organizzazioni così importanti è un problema già di per sé oltre che una violazione delle norme sulla trasparenza. È da auspicare tuttavia che questo, al netto dei problemi di trasparenza, non sia in realtà anche l’espressione di una carenza organizzativa. Ciò sarebbe molto più grave data l’importanza di queste strutture per la salute della collettività.

Fonte Openpolis