Manifesti choc. La stessa associazione “Pro Vita” li definisce così. Chissà che choc non sia in realtà il diminutivo di sciocco. Allora forse tutto avrebbe più senso. Nei manifesti contro l’aborto, comparsi in questi giorni che precedono la Natività a Verona, Vicenza, Milano e Roma, si vede una donna a terra con in mano una mela, presumibilmente avvelenata come ci insegna l’iconografia delle fiabe. Il veleno in questione sarebbe la pillola abortiva e la metafora è chiara.
“Essere dalla parte delle donne significa dare sostegni concreti attraverso nidi gratuiti, supporto psicologico post partum, educazione sessuale nelle scuole e sistemi di maternità e paternità egualitari – commenta l’associazione Traguardi -. Questo tipo di pubblicità gira il coltello nella piaga di donne già schiacciate dal dolore di una scelta difficile. È ora di dire basta. La RU 486 è un metodo abortivo considerato sicuro ed efficace dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, e ormai utilizzato nella quasi totalità dei paesi dell’UE e del mondo. Decisione che costituisce semplicemente un passo di civiltà in quanto non comporta i rischi legati alle complicazioni possibili dell’intervento chirurgico”.