Oggi, 10 dicembre, era prevista la conclusione delle requisitorie, con conseguente richiesta delle eventuali pene, dei pm del processo BPVi, Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi ma quest'ultimo ha comunicato al collegio, presieduto da Deborah De Stefano, giudici a latere Camilla Amedoro ed Elena Garbo e alle parti interessate che l'esame e la concatenazione riassuntiva dei fatti non si completerà oggi ma proseguirà il 15 dicembre, data a cui, viene, quindi, rinviata la formulazione delle richieste dell'accusa.
Se questa era la curiosità che ha indotto ad essere finalmente presente almeno un rappresentante delle quasi sempre assenti associazioni dei risparmiatori, Luigi Ugone, è andata delusa l'aspettativa, anche per lui e i legali presenti in un'aula semivuota non per Covid ma fin dall'inizio del processo, di conoscere le determinazioni dei pm a cui è presumibile daranno man forte, magari con connotazioni diverse, le parti civili private offese (i risparmiatori azzerati costituitisi ma sempre rappresentati in aula solo dai soliti Bertelle, Vettore, Ciccotto, Zanchetta e Spada "rinforzati" a turno da qualche collega e oggi anche da Sergio Calvetti, il difensore di migliaia di loro) e quelle pubbliche (Banca d'Italia, Consob, Bce) e a cui si opporranno gli avvocati degli imputati:
il presidente ventennale Gianni Zonin, spesso o sempre, dice lui, "inconsapevole" in banca, sempre attento e presente alle udienze del processo BPVi, e il consigliere Giuseppe Zigliotto, non presente fisicamente in udienza, e i dirigenti Giustini, e Marin e Pellegrini, presenti in aula, e Piazzetta, assente fisicamente, con la Banca Popolare di Vicenza in Lca come responsabile amministrativo mentre è stato “stralciato”, è fatto noto e sviscerato ma ancora nebuloso, l’altro indagato/imputato, l’ex Ad per qualche tempo e a lungo direttore generale Samuele Sorato.
Riparte, quindi, la requisitoria per opera di Pipeschi, con Salvadori pronto ad alternarsi con lui, sulle motivazioni per cui andrebbero ritenuti colpevoli gli imputati, in primis Gianni Zonin, che di certo, sintetizza oggi, "non poteva essere considerato un presidente onorario..." ma che, per quando non sapeva, aggiungiamo e interpretiamo noi, si para, oggi, anche dietro gli avalli e/o le distrazioni di Banca d'Italia.
Anche oggi non proponiamo il video dell'udienza a causa della postazione riservataci e come sempre inadeguata a riprendere i documenti che l'accusa, a supporto delle proprie considerazioni, proietta su uno schermo sopra il tavolino riservato alla telecamera con operatore.
Mancheranno la completezza e la trasparenza di informazione ma in questa Italia e in questa Vicenza, sua provincia ben rappresentativa, ... poco male sostanzialmente perché
- le requisitorie e arringhe sono e saranno tipicamente riassuntive di un processo molto lungo (tutto da noi seguito) ma spesso "vuoto"
- i capi di imputazione appaiono troppo "soft" rispetto al dramma che ha colpito 118.000 soci della Banca Popolare di Vicenza, così fisicamente e psicologicamente "trafitti", anche dalle questione degli indennizzi che ancora latitano, da disinteressarsi delle "ciacole" del processo come se volessero cancellare un incubo
- appare troppo ristretto il numero e la tipologia degli imputati con i "controllori" istituzionali, che non hanno controllato o lo hanno fatto superficialmente se non male, addirittura ammessi tra le parti danneggiate.
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