Covid nelle Rsa, PD Veneto: “mancano 2500 infermieri, Azienda Zero ne copre solo 190”

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Nuova interrogazione del Partito Democratico Veneto alla Giunta regionale su Covid 19 e case di riposo, all’indomani dello sciopero con presidio dei lavoratori dell’Istituto Assistenza Anziani di Verona. “Le condizioni di lavoro continuano ad essere inaccettabili, con turni anche di 12 ore e un solo operatore che deve assistere oltre 20 ospiti. I contagi tra il personale, con relativa quarantena, sono sempre più frequenti, mentre diverse Rsa hanno congelato ferie e permessi per provare a tappare ogni falla – scrive il gruppo consiliare del PD ell’interrogazione presentata dalla Vicepresidente della commissione Sanità Anna Maria Bigon e sottoscritta dal capogruppo Giacomo Possamai e dai colleghi Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis –  . Inoltre negli ospedali mancano i posti letto e così gli anziani contagiati da Covid sono costretti a restare in strutture loro malgrado inadeguate per fronteggiare questa emergenza”.

“Cosa intende fare la Regione per fronteggiare la carenza di personale medico, infermieristico e socio assistenziale e quali misure ha messo in campo per ridurre il pericolo di contagi e nuovi focolai? La soluzione prospettata dall’assessore Lanzarin, incrementare il lavoro straordinario su base volontaria, non servirà a molto – evidenziano i Consiglieri – vista la gravità della situazione. In tutto il Veneto mancherebbero almeno 2500 infermieri, ma il recente concorso di Azienda Zero permetterà di coprire appena 190 posti a fronte di oltre 5.200 candidati, molti dei quali provenienti dalle Rsa”.

“A peggiorare il quadro – aggiungono gli esponenti dem – c’è l’isolamento degli anziani, separati dai loro cari. La relazione finale della ‘Commissione per la riforma dell’assistenza socio sanitaria della popolazione anziana’ voluta dal ministero della Salute affronta proprio questo problema evidenziando come nelle case di riposo i decessi avvenuti tra il 1° febbraio e il 5 maggio non causati dal Covid, ma ascrivibili a complicanze conseguenti all’isolamento forzato dei degenti siano stati 1/3 del totale. È necessario – concludono – come auspicato anche da esperti, che si riescano a programmare, nella massima sicurezza, le visite dei familiari tenendo. Nella maggior parte dei casi i rapporti con i familiari avvengono tramite videochiamate, solo in pochi casi è previsto un contatto attraverso barriere protettive trasparenti”.

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