L’Italia non merita Cima Grappa: ce lo scrive Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia, un ex militare di leva a Cima Grappa

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cima grappa snowboard
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Ciclicamente, da quando è finita la leva militare obbligatoria, il sacrario militare di Cima Grappa assurge agli onori delle cronache per lo stato di abbandono ed incuria, e per i comportamenti idioti di alcune persone. Mi permetto di parlare del sacrario di Cima Grappa perché ho avuto l’onore di poterlo vivere durante il mio servizio militare nel 2004.

Durante i mesi di leva trascorsi a Cima Grappa ho imparato ad amare, conoscere ed approfondire la tragica storia del Monte Grappa durante i due conflitti mondiali del XX secolo e la guerra fredda. Nei mesi di leva ho conosciuto amici fraterni che mi porto nel cuore, con cui sono cresciuto ed ho imparato a guardare il mondo non solo con i miei occhi. Io e i miei compagni di leva, per la maggior parte, abitavamo alle pendici del Monte Grappa ed avevamo un legame profondo ed antico con il Monte, dovuto sia alla costante presenza fisica nella geografia dei panorami della nostra infanzia sia ai racconti dei nostri nonni e compaesani, e ciò prima di indossare le stellette.

Tra i miei compiti a Cima Grappa, oltre a fare la guida alle comitive di studenti, turisti ed associazioni d’arma, c’era la manutenzione ordinaria delle strutture funzionali alla sopravvivenza del Sacrario, e per ultimo, non in ordine d’importanza, fare in modo che i visitatori mantenessero un livello adeguato di rispetto per quello che di fatto è un Cimitero di guerra che racchiude i resti di migliaia di morti del primo conflitto mondiale.

Nel mio essere militare a Cima Grappa ho cercato di trasmettere la tragedia del primo conflitto mondiale aldilà della retorica nazionalistica, ma calando i visitatori nel dramma di chi, indipendentemente dalla divisa indossata, era costretto a combattere, uccidere e morire solo per le brame di espansione dei regnanti e dei governi dell’epoca.

La vita di trincea non ha nulla di romantico: è solo fango, lacrime, sudore, sangue, sterco, topi e malattie.

Cosa fa lo Stato italiano, nelle sue varie articolazioni, per sanare lo stato di abbandono di questi monumenti in cui sono seppelliti i giovani soldati morti per soddisfare solo la sete di potere dell’espansionismo dei Savoia? Nulla. Questi cimiteri servono solo a riempire la bocca di retorica nazional-tricolore dei politici durante le varie celebrazioni.

Mi è capitato di ritornare nei luoghi del mio servizio militare a cima Grappa due anni fa, e nei bagni di competenza del presunto presidio militare non c’era neppure la carta igienica… cosa inimmaginabile quando io e i miei amici eravamo di leva. È chiaro che lo spirito è diverso: ora il militare di professione è visto solo in funzione di ammortizzatore sociale per le zone depresse del “belpaese”, l’ennesimo strumento di prebenda per evitare che ci siano rivendicazioni sociali ed economiche.

I giovani soldati seppelliti a Cima Grappa sono morti per colpa dell’italia e non per difendere l’Italia, nessuno delle classi obbligate a combattere è morta inneggiando all’Italia ma forse imprecando verso l’Italia, e questo si può vedere nella ricostruzione di ciò che avvenne descritta nel film “Uomini contro”, così come in molte ricostruzioni cinematografiche ed epistolari.

Ciò che accade oggi a Cima Grappa, oltre a denotare che la mamma degli idioti è sempre incinta, evidenzia quello che è l’atteggiamento dell’italia verso i Popoli della penisola: prima vengono sfruttati e fatti morire, poi dimenticati, infine utilizzati per una ricostruzione storica che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti.

Dall’italia per il Veneto non è mai venuto nulla di buono, ciò che avviene a Cima Grappa ne rappresenta l’ennesima, grave, dimostrazione.

Un ex militare di leva a Cima Grappa

Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia