Manovra, Federazione Rivendite Agrarie: “un emendamento danneggia filiera cereali e pasta”

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Nella fase di discussione della legge di bilancio è comparso un emendamento che secondo l’associazione  Federazione delle Rivendite Agrarie “avrà conseguenze deleterie per la filiera dei cereali che la politica sempre incensa come fiore all’occhiello del made in Italy; l’emendamento in oggetto per favorire la filiera dei cereali (progetto Granaio Italia) impone nuovi balzelli burocratici quali la registrazione del carico e dello scarico da inviare settimanalmente al Servizio informatico del ministero dell’agricoltura”.

“Lo Stato richiede dati su dati che poi non è in grado di gestire, a tutto discapito del mondo produttivo che deve sopperire alle inefficienze della pubblica amministrazione. Già le aziende della filiera devono comunicare all’USl di turno quanto hanno prodotto o commercializzato durante l’anno per pagare anticipatamente gli eventuali controlli che subiranno. Già gli stoccatori devono comunicare annualmente le giacenze dei cereali presenti nei propri magazzini per scopi statistici. Già le aziende emettono le fatture elettroniche che finiscono nel cervellone dell’Agenzia delle Entrate. Per non parlare della registrazione alle dogane.”

“Tutto questo dovrebbe essere sufficiente per avere un quadro completo della disponibilità di cereali sul mercato interno italiano ed invece non lo è, perché le varie amministrazioni sono tra loro mute, non si parlano, ogni dato rimane rinchiuso nel proprio comparto amministrativo. La politica – prosegue ancora il comunicato – dovrebbe avere la capacità di organizzare la pubblica amministrazione per aumentarne l’efficienza ma, non avendo tale capacità, aumenta la burocrazia per le imprese secondo un disegno dirigistico che, anziché semplificare, complica l’attività amministrativa e deprime lo slancio economico”.

“L’emendamento è stato proposto pochi giorni prima di Natale, quando la legge di bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre e senza avere precedentemente coinvolto le imprese secondo un processo di concertazione di cui tanto si parla in nome della democrazia, ma che non viene poi applicato. La tempistica – conclude la Federazione Rivendite Agrarie – non è certo un caso, essendo esplicita la volontà di evitare ogni forma di confronto e dibattito sul tema”.