A seguito del mio articolo “La Vicenza degli orrori: il palazzone postelegrafonico eredità del Fascismo deturpa una delle contrade più caratteristiche del centro di Vicenza” pubblicato nella rubrica “La Vicenza degli orrori”, riporto il commento di Luciano Parolin e la mia replica.
Gianni Poggi
“Caro direttore,
Gianni Poggi, su ViPiù, partendo dalla critica al Palazzo delle Poste costruito nell’Era Fascista, dopo un giro allargato tra storia dell’arte, toponomastica, antifascismo, riporta al centro della sua critica l’attuale Amministrazione Comunale che non c’entra nulla per qualche suo giovane amministratore. Cerco di chiarire, Piazza Garibaldi è stata intitolata con delibera consiliare del 26 giugno 1867, la scelta fu dovuta alla forte pressione esercitata dalle Associazioni Garibaldini e Veterani di Vicenza che volevano far acquistare dal Comune la casa Meneghello che si trovava alle Poste, per farne un museo Risorgimentale. La cosa non andò in porto per le troppe pretese del proprietario. Nel 1867 non eravamo nell’ epoca fascista. Per quanto riguarda il Palazzo delle Poste, costruito in contemporanea con lo Stadio del Littorio (ora Menti) e la città degli Studi di Contrà Nove Maggio (ora Burci) con la Casa del Balilla G.I.L. ho trovato il disegno del primo progetto originale che non risulta essere quello visibile ai nostri giorni rosso mattone, il perché ci siano state modifiche in Corso d’opera è dovuto alla scarsità di schei“.
“E’ evidente che al professor Cevese non piaceva lo “stile” razionale, ma non è valido motivo per dover abbattere tutto quanto è stato costruito negli anni ‘30 e ancora utilizzato, magari partendo dallo Stadio Menti o del Littorio di cui si parla in questi giorni per l’intitolazione a Paolo Rossi ? Purtroppo caro Poggi, quando la sinistra non ha più argomenti per fare politica cioè governare bene le città, comincia con darti del fascista perché non la pensi come loro, per finire con la Resistenza, ma senza accettare confronti e purtroppo abbandonando altri valori come la famiglia, il lavoro, la scuola“.
Luciano Parolin
La replica
“Caro Parolin,
credo che lei non abbia nemmeno letto il mio articolo di critica (per fortuna ancora permessa, visto che l’articolo 21 della Costituzione è ancora vigente) sul Palazzo delle Poste di Vicenza.
Lo spero soprattutto per lei, perché -se invece lo avesse letto- molti (io per primo) si chiederebbero cosa c’entra quanto ho scritto con le sue affermazioni. Mi accusa di averla buttata in politica (“riporta al centro della sua critica l’attuale Amministrazione Comunale che non c’entra nulla per qualche suo giovane amministratore”) mentre è lei che la mette su questo piano e anche in modo piuttosto estemporaneo e banale (“quando la sinistra, non ha più argomenti per fare politica cioè governare bene le città, comincia con darti del fascista”).
Si rilegga (o legga per la prima volta) il mio articolo e poi la invito a trascrivermi il virgolettato (se riesce a trovarlo) sul “giovane amministratore” che avrei criticato e sull’attacco politico (a chi poi, non lo so). Lasci infine riposare in pace, per favore, il professor Renato Cevese. È un vicentino molto al di sopra, per cultura e intelligenza, di un dibattito di questo livello. E, se non lo sa, era un liberale, non proprio un uomo di sinistra. Cordialità”.
Gianni Poggi
Qui gli articoli della nuova rubrica “La Vicenza degli orrori”
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