“La Vicenza degli abbandoni” o la “Vicenza degli errori” di… Francesca Leder? Cristina Balbi: su Colonia Bedin unisce superficialità e qualunquismo

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Cristina Balbi, consigliere comunale di Vicenza
Cristina Balbi, consigliere comunale di Vicenza

Egregio direttore, intervengo dopo aver letto quanto scritto da Francesca Leder sulla ex Colonia Bedin Aldighieri (lettera al direttore”La Vicenza degli orrori o degli abbandoni? Francesca Leder: il caso della Colonia Bedin Aldighieri” del 3 gennaio 2021), per correggere alcune informazioni errate e confuse ivi contenute.
Innanzitutto la proprietà dell’edificio dell’ex Colonia non è del Comune di Vicenza, ma di IPAB di Vicenza.

Francesca Leder, docente di Teorie dell'urbanistica e Analisi della città e del territorio all'università di Ferrara, facoltà di architettura
Francesca Leder, docente di Teorie dell’urbanistica e Analisi della città e del territorio all’università di Ferrara, facoltà di architettura

Il Comune ha ottenuto il diritto d’uso del solo parco dell’ex Colonia per 30 anni, rinnovabili per altri 30, nell’ambito dell’accordo di programma sottoscritto con Regione Veneto e IPAB di Vicenza. Sull’edificio, pertanto, il Comune di Vicenza non ha alcuna titolarità di intervento.
Cosicché le dissertazioni di Francesca Leder sull’abbandono intenzionale e la presunta malagestione del patrimonio pubblico non sono pertinenti alla vicenda della Colonia Bedin, espressamente richiamata come esempio.

Nel 2017, confermo, il Comune di Vicenza aveva invitato associazioni e cittadini a proporre attività ed iniziative per ridare vita al Parco e renderlo fruibile dopo anni di abbandono. L’obiettivo era raccogliere idee per la gestione e per indirizzare la progettazione dei lavori futuri.

Di lì a poco il Parco della Colonia risultò destinatario di un importante finanziamento ministeriale (attraverso il cd. Bando periferie) per la sua riqualificazione, di cui io mi occupai in qualità di assessore alla Cura Urbana, con delega ai lavori pubblici e alle infrastrutture.

Crolli ex colonia Bedin Aldighieri
Crolli all’ex colonia Bedin Aldighieri

È falsa l’affermazione secondo cui il progetto di riqualificazione del Parco fu affidato ad un professionista senza rispettare il vincolo del concorso pubblico.
Ed è grave che la docente Leder, che forse non conosce il Codice degli Appalti che pure cita, parli di violazione delle norme procedurali, suscitando dubbi sulla trasparenza degli uffici pubblici o addirittura degli amministratori, che -ricordo- non hanno competenza sulle procedure di affidamento di incarichi e lavori.

L’incarico fu affidato ai sensi dell’art. 31 comma 8 e dell’art. 36 comma 2 lett. a) del D. Lgs. 50/2016, che prevede l’utilizzo di procedure semplificate (in considerazione della natura, dell’entità della spesa prevista per la sua realizzazione e stante la necessità, per economia del procedimento, di darne esecuzione in tempi brevi). Preciso -anche per i non tecnici- che le procedure semplificate prevedono in ogni caso la valutazione comparativa di almeno tre preventivi di spesa forniti da professionisti in possesso dei prescritti requisiti, al fine di valutare la convenienza del prezzo in rapporto alla tipologia della prestazione, in un’ottica di garanzia della qualità dell’opera.

Come è noto, nel giugno 2018 è cambiata l’amministrazione, ora guidata dal Sindaco Rucco.

I lavori al parco della Colonia sono terminati nel 2019, conclusi in sordina da un’amministrazione che non ha mai creduto nelle potenzialità del Bando periferie e che, infatti, sta abbandonando al proprio destino alcuni dei progetti già finanziati, percepiti come figli altrui, non degni di attenzione e cura.

Io non posso dire cosa ne sia stato delle proposte dei cittadini -tra cui si trovavano spunti interessanti e intelligenti, su questo concordo con Leder- e cosa ne voglia fare questa amministrazione.
Posso solo dire che l’intenzione del Comune al tempo era di prendere in considerazione le idee pervenute per fare in modo che, al termine dei lavori di riqualificazione, il parco non tornasse all’abbandono manutentivo e per costruire un percorso partecipativo in grado di assicurarne la gestione nel tempo.

Per fare questo però è necessaria continuità, non tanto nelle persone, quanto nelle linee di indirizzo politico-amministrativo.
E questo purtroppo non succede quando, al mutare delle amministrazioni, vanno perse anche le idee e i percorsi già iniziati.

Vorrei però osservare che concorrono a “minare il rapporto tra politica e cittadini” non sono solo i percorsi partecipativi interrotti, ma anche la superficialità e il qualunquismo dei “commentatori” più o meno esperti che vedono cinismo, malafede e affarismo ovunque, ignorando la fatica della gestione della cosa pubblica.

Cristina Balbi


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