Scuola e Covid, Veneto che vogliamo: “nello Zaiastan non c’è dialogo con istituzioni locali”

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La lista civica Veneto che vogliamo, che lo scorso settembre ha espresso un suo candidato alla guida della coalizione di centrosinistra che ha sfidato Zaia alle regionali, in un comunicato torna a parlare della chiusura delle scuole a causa dell’emergenza Covid e lo fa accusando la Regione per la gestione della cosiddetta seconda ondata del virus.

Mentre ci si cullava, fra Ottobre e Novembre, nella soddisfazione di essere zona gialla, partiva la progressiva ascesa del contagio. Oggi siamo la prima regione per nuovi casi e ne paghiamo lo scotto, anche nel mondo della Scuola. Nella scuola secondaria di secondo grado il 7 Gennaio dovevano tornare il 50% dei ragazzi, dal 18 gennaio il 75%. E’ stato fatto un grande lavoro, con la direzione, in ogni provincia, dei prefetti. Zaia era contrario, perché sembrava una bocciatura della politica regionale, che questa estate non aveva fatto nulla” scrive la lista civica di opposizione in consiglio regionale.

“I prefetti, assieme ai Dirigenti scolastici e alle segreterie, hanno fatto un lavoro immane. Hanno analizzato i dati di ogni classe, cercando di capire da che paese veniva ogni ragazzo, con lo scopo di evitare gli affollamenti. Un lavoro certosino. Poi, in tutta la regione, hanno affittato degli autobus privati, aumentando il servizio di 800 corse. L’inerzia della politica estiva di Zaia, che si preoccupò solo di ingaggiare una battaglia con il governo per occupare gli autobus al 100%, è stata vinta dall’intervento dei funzionari pubblici, dei servitori dello Stato. Nella sola provincia di Vicenza, grazie all’affitto degli autobus privati (come mai la politica nei mesi scorsi aveva detto che non era possibile?), era stato previsto un aumento di 143 corse ed erano stati assunti ben 48 steward. La dottoressa Palumbo, Direttore generale dell’USR Veneto, aveva affermato con orgoglio che il piano era pronto. Dopo poco, però, il 4 Gennaio Zaia, in diretta, dichiara che i ragazzi resteranno a casa fino al 31 gennaio”.

“Non giudichiamo la scelta della chiusura, perché la salute viene prima di tutto, ma se questo è il criterio, perché non lo è stato anche quando, tre mesi fa, si decise di dichiarare quei 1000 posti in Terapia Intensiva che permisero al Veneto di restare zona gialla… e di aumentare il contagio? Resta tanto lavoro buttato via, resta la mancanza di dialogo e collaborazione fra la Regione e le istituzioni che operano a livello locale, resta la chiara evidenza che l’autonomia di per sé non è garanzia di bene per le persone se non è fondata su scelte politiche per la tutela dei servizi fondamentali, dalla sanità, alla scuola, alla casa, al lavoro. Esattamente quelle che non sono state fatte in Veneto, da Zaia e dalle sue Giunte, nel corso delle ultime legislature – concludono gli esponenti de Il Veneto che vogliamo – e che continuano a non essere fatte”.

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