Con le dimissioni dei ministri di Italia Viva si apre ufficialmente la crisi di Governo. Si prefigurano quattro scenari principali in questo momento:
– Resta Conte con la stessa maggioranza: Italia viva, Movimento 5 stelle, Partito democratico e Leu trovano la quadra, appianano le loro differenze e riescono a ripartire con l’azione di Governo magari con un piccolo ‘rimpasto’ (un cambiamento nell’assegnazione dei ministeri). Probabilità 35%
– Resta Conte, ma con una maggioranza nuova: Italia viva esce definitivamente dal Governo, M5s, Pd e Leu cercano ‘responsabili’ nel gruppo Misto o in altre formazioni politiche in Parlamento. Probabilità: 20%
– Un nuovo presidente del Consiglio con la stessa maggioranza: nonostante Renzi stesso abbia dichiarato di non avere pregiudiziali nei confronti di Giuseppe Conte, la crisi potrebbe anche portare alla fine del soggiorno di quest’ultimo a Palazzo Chigi. In questo caso, la crisi potrebbe allungarsi, andrebbe trovata una personalità che metta d’accordo M5s, Pd, Leu e Italia viva. Non semplice. Probabilità: 30%
– Governo di transizione e nuove elezioni. Probabilità: 15%
e si arriverà ad una parlamentarizzazione della crisi, non è escludibile, seppur non probabile, un’azione eventuale del centrodestra per sbloccare l’impasse proponendo un Governo di unità nazionale. Seppure oggi resta uno scenario residuale, è innegabile che ci siano dei movimenti sotterranei in questo senso sia da parte di Forza Italia che della Lega.
Da ultimo, il Quirinale. Mattarella è sempre stato un sostenitore della durata della legislatura e ha sempre cercato di evitare le elezioni anticipate. Di conseguenza, il voto e un Governo di unità nazionale sono percepiti come extrema ratio. Le altre opzioni, pur con una maggioranza parlamentare effettiva, restano preferibili per il capo dello Stato.
Rischi della crisi:
a) allungamento tempi formazione di un nuovo Governo, soprattuto nel caso in cui si debba cercare un nuovo presidente del Consiglio o variare la composizione della maggioranza;
b) lentezza nell’azione di Governo per l’insediamento del nuovo Esecutivo. In questo caso i partiti e i nuovi ministri dovranno riscrivere il programma di Governo e ricalibrare le politiche già in corso di svolgimento;
c) Implementazione politiche ritardata. Conseguenza del cambio di Governo che comporterebbe un ricambio di ministri e gabinetti. Inevitabile che l’implementazione delle politiche previste dalla legge di Bilancio e dal Recovery Fund possa slittare di qualche mese.
Ai rischi corrispondono sempre delle opportunità, specie se si considera la paralisi in cui versava il Conte 2 negli ultimi mesi. Il programma proposto da Renzi per l’attuazione del Recovery Plan appare più business friendly e maggiormente dettagliato rispetto a quello elaborato nella prima bozza da Palazzo Chigi e ministero dell’Economia. Un nuovo Esecutivo, che poggi sulla stessa maggioranza, potrebbe portare a un miglioramento del programma del Conte 2 sul piano economico-finanziario. Al contrario, un Governo Pd-M5s-Responsabili sarebbe più aperto, per la sua struttura, a politiche clientelari, assistenziali e micro-settoriali.
Fonte Public Policy