10° anniversario dell’alluvione, città ancora più pronta per ogni eventualità

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L’alluvione dell’1 novembre 2020, contra’ XX settembre

Domenica prossima 1 novembre ricorre il 10° anniversario dell’alluvione che interessò una buona parte della città, i Comuni limitrofi e gran parte della provincia.

Il sindaco di Vicenza Francesco Rucco ricorda quel disastro ambientale annunciando che la città si sta attrezzando da un punto di vista strutturale ed organizzativo per farsi trovare pronta per ogni eventualità.

Ma, allo stesso tempo, conferma che non sono previste cerimonie e momenti commemorativi, vista la situazione relativa al contagio del virus Covid-19 in costante peggioramento a livello generale.

In questo senso, si vogliono evitare tutte le occasioni e le possibilità di assembramento, anche se per fare memora di un fatto ancora molto sentito.

“Il ricordo di quei giorni terribili – dichiara il sindaco Francesco Rucco – è ancora vivo per noi vicentini che alle 7.30 del primo novembre di 10 anni fa abbiamo visto esondare il Bacchiglione, seguito nel pomeriggio dal Retrone.

Non si possono dimenticare quei momenti e quei giorni di paura e di disagio per chi si è trovato isolato, con la casa allagata o è stato addirittura sfollato; senza contare i sei milioni e mezzo di danni.

Ma dobbiamo anche ricordarci di come i vicentini hanno saputo reagire immediatamente con oltre duemila volontari che si sono messi a disposizione per pulire le strade e aiutare i loro concittadini più in difficoltà. Allora come ora. Sì, perchè a distanza di dieci anni ci ritroviamo nel bel mezzo di un’altra situazione drammatica, un’emergenza molto diversa, ma che ha confermato come la città sappia sempre rispondere alle avversità, rimboccandosi le maniche con generosità e altruismo.

Affinchè disastri come questo non accadano mai più dobbiamo impegnarci a completare le strutture di difesa idraulica e farci trovare pronti con strumenti e uomini.

Per questo stiamo lavorando per il completamento del cantiere per gli invasi del Bacchiglione a monte di viale Diaz e per creare il nuovo grande polo della protezione civile che troverà ampio spazio all’interno del Parco della pace, progettato come un ulteriore invaso naturale. Entrambi i progetti verranno completati entro il prossimo anno”.

“L’investimento sulla messa in sicurezza idraulica della città è priorità di questa amministrazione – ribadisce l’assessore alla protezione civile Mattia Ierardi – e sono molteplici gli interventi in esecuzione assieme al Genio civile, per migliorare su tutto il territorio le criticità emerse dall’alluvione in poi”.

Difesa idraulica del Bacchiglione

Il bacino di laminazione sul Timonchio in Comune di Caldogno risulta attualmente completato.

Gli invasi di progetto del Bacchiglione a monte di viale Diaz, alle porte della città di Vicenza, si configurano pertanto come un’opera per la difesa idraulica del centro cittadino al fine di abbattere il rischio residuo ancora presente nonostante la realizzazione del bacino di laminazione sul Timonchio.

La portata limite per la salvaguardia del centro cittadino di Vicenza è stimata in 290 mc/s (metri cubi al secondo) a monte della città (viale Diaz) e 300 mc/s alla sezione di controllo di Ponte degli Angeli.

Le casse di espansione in progetto consentiranno un abbattimento dei colmi di piena garantendo la salvaguardia idraulica di Vicenza per l’onda di piena di progetto avente tempo di ritorno di 25 anni (con riferimento all’onda di piena riportata nel progetto definitivo con la cassa di Caldogno realizzata).

In base a precedenti, che dovranno essere approfondite con i progetti di dettaglio degli altri invasi, il bacino a nord di viale Diaz consentirà inoltre di salvaguardare il centro cittadino per 35 anni con l’ipotesi della cassa di Caldogno e Costabissara già realizzate e di 60 anni con l’ipotesi della cassa di Caldogno, Costabissara e Malo già realizzate.

Le opere di progetto, tra i vari interventi, prevedono il risezionamento dei corsi d’acqua e protezioni di sponda; una cassa di espansione, perimetrata da arginature, con derivazione dal torrente Orolo mediante sfioro a soglia fissa; tre casse di espansione, arginate, del fiume Bacchiglione con alimentazione mediante sfioratori con soglia lunga fissa e porzione presidiata da paratoie mobili; una traversa di regolazione in alveo, realizzata allo scopo di innalzare i livelli idrici a monte del manufatto e massimizzare il volume di invaso nelle aree di cassa per l’evento di riferimento con tempo di ritorno di 25 anni; una zona di espansione golenale alla confluenza Bacchiglione-Orolo; quattro manufatti di scarico delle casse di espansione verso il fiume Bacchiglione; rialzi spondali della roggia Zubana a nord dei bacini di espansione; impianto idrovoro allo scarico della Roggia Seriola, per consentirne la disconnessione idraulica in caso di piena; impianti di emergenza perimetrali alla cassa di espansione per garantire il corretto smaltimento delle acque piovane di bonifica; realizzazione di muri perimetrali per il contenimento locale dei massimi livelli raggiunti in caso di piena e attivazione delle casse; sistemazioni agrarie dei fondi interni alle casse; opere a verde di mitigazione ambientale.

Verrà inoltre realizzato un ponte di attraversamento del fiume Bacchiglione, così come proposto in fase di gara, a lato della cassa n.3: ciò consentirà di ottimizzare il trasporto dei terreni di scavo e degli altri materiali da costruzione tra le diverse aree di cantiere.

Durante il corso della progettazione delle opere principali, con l’approfondimento degli studi idraulici e l’acquisizione di maggiori conoscenze sullo stato dei luoghi, sono emerse alcune criticità che hanno portato alla definizione di alcune opere complementari integrative rispetto a quanto già previsto: obiettivo comune di questi interventi è quello di garantire la sicurezza idraulica nelle aree a monte della confluenza Bacchiglione – Orolo.

In particolare, lo studio approfondito delle aree di esondazione nella zona a nord della confluenza Bacchiglione – Orolo ha portato ad individuare una criticità lungo il canale idroelettrico, in gestione ad Ain. E’ sorta dunque l’esigenza di realizzare due manufatti di controllo, presidiati da paratoie, con lo scopo di intercludere completamente il canale di adduzione in caso di piena.

Sarà anche realizzato un tratto di muro di protezione dell’area militare Del Din, a monte di quelli già previsti per le opere principali, e alcune ulteriori opere di difesa idraulica lungo il lato nord.

In base a quanto concordato tra la stazione appaltante ed il comando Usa Setaf tali interventi verranno realizzati a cura e spese del comando militare stesso.

Il costo complessivo dell’opera è di quasi 11 milioni di euro, di cui tre milioni e 230 mila per le opere complementari, tutto finanziato dalla Regione Veneto. I lavori si concluderanno presumibilmente entro l’estate del 2021.

Nuove sirene mobili sulle auto

Un nuovo sistema di informazione e allertamento della popolazione in caso di eventi calamitosi sarà predisposto attraverso sirene mobili da posizionare, in caso di emergenza, sulle auto della protezione civile e della polizia locale al posto delle attuali sirene fisse, installate su edifici e monumenti.

L’attuale impianto di allertamento acustico risale, infatti, a quasi 10 anni fa e dalla messa in funzione fino ai giorni nostri, ha generato numerosi problemi tecnici. In vista della scadenza del contratto, considerata la spesa di oltre 20 mila euro all’anno più Iva per la manutenzione dell’impianto per altri 5 anni, è stato deciso di acquistare, per poco più di 8 mila euro, 8 sirene meccaniche, non più statiche ma mobili, da installare sui mezzi comunali.

Nuovo polo della protezione civile

La protezione civile di Vicenza è stata decisiva in questi ultimi anni, dall’alluvione e gli allagamenti alla tempesta Vaia, fino all’esemplare gestione dell’emergenza Covid.

Per questo l’amministrazione ha inserito nel progetto del Parco della pace un nuovo polo della protezione civile che, una volta completato, potrà contribuire in maniera decisiva a far decollare la candidatura di Vicenza come Hub a livello regionale.

Nella zona est del parco, lungo strada Sant’Antonino, sarà realizzata la nuova sede con un edificio di 614 metri quadrati, uno spazio esterno di 15 mila metri quadrati dove allestire eventuali tendopoli, un lago per le esercitazioni e la raccolta dell’acqua per gli incendi da 11 mila metri quadrati e un eliporto realizzato sul retro del già previsto Museo dell’aria.