11 febbraio 2024, i Patti Lateranensi del 1929: la storia che non c’è (sui quotidiani di oggi) e quella che c’è

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Patti Lateranensi
Patti Lateranensi

Il 11 febbraio 1929 segna un capitolo significativo nella storia italiana con la firma dei Patti Lateranensi tra lo Stato italiano e lo Stato Vaticano. Questo accordo, successivamente incorporato nell’art. 7 della Costituzione italiana, sancisce una peculiarità nel tessuto civico del Paese. La sua importanza si rafforzò ulteriormente nel 1984 con il rinnovo del Concordato.

Curiosamente, oggi, solo l’Osservatore Romano, l’organo della Conferenza episcopale italiana (CEI), dedica spazio a questa ricorrenza, celebrando e sottolineando la rilevanza dei Patti Lateranensi per le attività della Chiesa cattolica nel contesto dello Stato italiano.

La mancanza di menzioni nei media italiani di oggi, principalmente concentrati sugli eventi del Festival di Sanremo, potrebbe suscitare sorpresa. Tuttavia, forse la consapevolezza di vivere in uno Stato confessionale potrebbe essere considerata una sorta di fissazione. L’art. 7 della Costituzione, che riflette una coesistenza tra uno Stato democratico come l’Italia e uno a monarchia assoluta come il Vaticano, rappresenta un elemento fondante del patto civico del Paese. Tale intersezione, se da un lato potrebbe sembrare imbarazzante, dall’altro influisce sui diritti e doveri dei cittadini nei confronti dei servizi statali e dell’amministrazione pubblica.

Un esempio evidente si riscontra nell’ambito educativo, dove l’insegnamento delle religioni si focalizza sulla religione cattolica, relegando gli studenti esentati a semplici attività marginali. Le agevolazioni fiscali, apparentemente legate a pratiche religiose, spesso coprono attività economiche, come alberghi, creando una concorrenza non equa con chi non promuove una religione. Il famigerato “8 mille”, una tassa sui redditi che la maggior parte dei contribuenti è tenuta a versare al Vaticano, rappresenta un altro aspetto controverso di questo accordo.

L’elenco delle disparità e dei privilegi potrebbe protrarsi, evidenziando come tali concessioni possano andare a scapito delle libertà di culto stabilite dall’art. 19 della Costituzione. La riflessione su questa giornata potrebbe portare a una consapevolezza critica su come questi patti influenzino la vita quotidiana e i principi fondamentali della democrazia italiana.

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Marco Ferrero
Nato nel 1983 a Torino, laureato nel 1988 in Lettere e Filosofia presso l’Università di Torino con una tesi in Storia Medievale, nel 1996 ho avviato un’attività autonoma di consulenze editoriali e di grafica che si è concretizzata nello studio Scriptorium. Dal 2016 lo studio è diventato casa editrice Scriptorium. Svolgo attività di ricerca nel settore della storia medievale e tengo, sullo stesso argomento, conferenze e lezioni presso istituzioni pubbliche e private. A vario titolo ho collaborato con riviste di settore pubblicando saggi a carattere storico e artistico. Nel 1998 ho fondato a Bassano del Grappa (VI) il Centro Studi Medievali “Ponzio di Cluny” , di cui da allora ricopro la carica di presidente. L’associazione opera nel settore della ricerca e della divulgazione in ambito medievistico.